19 gennaio, 2006

Togliere occasione

La città ha i suoi riti; finché è possibile vanno mantenuti.
I fuochi di Sant’Antonio: con i ragazzi del quartiere abbiamo lavorato sul loro senso evocativo, sul loro carattere comunitario. E’ possibile e relativamente facile fare del fuoco un momento anche di incontro tra generazioni, tra scuola e quartiere, in modo da evitare la distruzione dei vetri delle macchine “togliendo occasione” – come si dice da noi – prima che qualcosa accada. “Togliere occasione”: di rissa, di devastazione, di azioni di non ritorno. Fa parte della nostra cultura fare questo, con le sue regole e modalità. Ma si sta indebolendo questa decisiva competenza diffusa di contenimento comunitario, di prevenzione e riduzione partecipata del danno.
E, invece, va sostenuta, rafforzata.
E se i poliziotti, i vigili e i pompieri si fossero messi a mangiare le salsicce con i frigiarielli accanto al fuoco con i ragazzi e avessero parlato di quando erano loro ragazzi? Queste cose le abbiamo fatte e si fanno in altri luoghi con altre tradizioni. Non sono utopie. Funzionano.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentile Marco,
non trovo in questo suo blog le risposte al sostegno, ai consigli e alle affermazioni di noi che ti scriviamo... perché???

Chi SiamO?
Quanti SiamO?
Quando ci incontriamO?
Come ci impegnamO?

...grazie anticipatamente

Cut

Anonimo ha detto...

L'altra sera tornavo a casa. Passavo per via Duomo ed in vicoletto nei pressi di Forcella vedo 5 volanti della polizia, un furgone e un plotoncino di agenti in assetto anti-sommossa che ritornavano al furgone. Cosa era successo? Un gruppo di ragazzini stava facendo un "fuoco" come vuole la tradizione, me è intervenuta una volante della polizia che ha è stata accolta a sassate. Gli agenti hanno pensato bene di chiamare rinforzi che sono arrivati in massa e li hanno caricati e messi in fuga. Sono poi arrivati i pompieri. Ho assistito a scene da guerriglia urbana fuori luogo. Repressione: questa è la soluzione semplice e rapida che viene offerta ad adolescenti vivaci dei quartieri del centro storico che cercano - spesso nella desolazione dei diversivi goliardici - di passare una serata seconda la tradizione.

Anonimo ha detto...

Per Nicola Campoli.
Scusa ma tu non siedi ai tavoli di partenariato con regione e provincia, proprio su questi temi?
Perché non denunci da queste pagine l'inefficienza e la incapacità delle istituzioni locali ad attuare una vera politica di sviluppo?

Anonimo ha detto...

Una riflessione per napoletani: ma non sarebbe bellissimo avere un sindaco dei quartieri spagnoli;il sindaco della gente che vive in mezzo alla gente ?

Anonimo ha detto...

Caro Marco, cari amici,
facendo seguito al lavoro avviato, nei prossimi giorni , di intesa con un paio di amici, presenterò una prima proposta organizzativa del gruppo sul possibile rinnovo e rilancio del welfare municipale a Napoli. Si tratterà di offrire un servizio di animazione ascolto di uno spazio, non senza istruire alcune proposte forti e capaci di coagulare il migliore e massimo consenso possibile.

Anonimo ha detto...

Salve, scrivo per esprimere tutta la mia perplessità,ma dopo che Bassolino ci ha ripetuto per anni che di barbieri e ricamatrici necessitava l'economia locale con un mercato globale e aggressivo ancora si ciancia, di artigianato di imprese per il cui foraggiamento si continuano e a svenare intere collettività, nel mentre esse producano plusvalenze per sè.Altro che di elitè buonista e autorefenziale,Napoli necessità di politica alta(che come tutti sanno è rappresentazione di interessi di parte)ma che nasca pratica condivisa dal basso ,che coltivi un pensiero altro,che sia pratica condivisa.Il miglior momento di questo paese è quando altri occupavano le poltrone e la pratica politica occupava la nostra vita.