27 ottobre, 2015

Indirizzi operativi della Giunta capitolina per il funzionamento dei servizi educativi e scolastici

Da tempo lavoro insieme al dipartimento per migliorare l'offerta a bimbi e genitori e la situazione di chi lavora nelle scuole d'infanzia e nei nidi del comune di Roma. Ieri la Giunta capitolina ha approvato il decreto d'indirizzo da me preparato, d'accordo con il vice-sindaco Causi - assessore al personale e al bilancio.
C'è ancora molto lavoro da fare ma chi verrà ha ora una via tracciata, ben motivata e normata, articolata e concretamente percorribile x migliorare i servizi all'infanzia della città e potere rendere stabili le posizioni di oltre 2000 maestre ed educatrici. 
Di seguito il testo deliberato.


INDIRIZZI OPERATIVI DELLA GIUNTA CAPITOLINA
PER IL FUNZIONAMENTO DEI SERVIZI
EDUCATIVI E SCOLASTICI DI ROMA CAPITALE
A GESTIONE DIRETTA PUBBLICA



Per garantire il funzionamento delle proprie strutture educative e scolastiche a gestione diretta, i Comuni,  annualmente, impiegano a livello nazionale, oltre al proprio personale di ruolo, alcune migliaia di lavoratori, previa instaurazione di rapporti a tempo determinato con personale incluso in graduatorie di concorso o in graduatorie specificatamente costituite per le supplenze (lunga e breve durata).

I limiti fissati nell’ultimo quinquennio, dal complessivo quadro normativo di riferimento, non hanno tuttavia consentito di sviluppare politiche assunzionali a tempo indeterminato coerenti con il mantenimento dei livelli quantitativi dei servizi educativi e scolastici erogati, con la conseguente necessità di reiterare contratti a tempo determinato a personale che ha, in molti casi, superato il limite dei 36 mesi previsto dal D.Lgs. n. 368/2001 e confermato dal D.Lgs. n.81/2015.

26 maggio, 2015

Per una politica meridionalista

Un mio articolo pubblicato su la Repubblica Napoli il 22 maggio 2015.

L'articolo con il quale Ottavio Ragone ha voluto avviare il suo lavoro di direttore di Repubblica Napoli ha esplicitato un'ispirazione, culturale e politica, quella del grande Meridionalismo.
E' una tradizione impegnativa, che inizia con le parole profetiche di Mazzini: "l'Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà". E che attraversa tutto il secolo scorso: Fortunato, Salvemini, Gramsci, Nitti, Sturzo, Dorso fino a Saraceno, Compagna, mio padre e molti altri che, insieme a migliaia di persone, hanno lavorato per il riscatto, l'innovazione, la lotta ai potentati fondati sull'interesse proprio contro quello comune e per una politica capace di guidare questa spinta.
Il Meridionalismo era fatto di persone molto diverse e che sostenevano posizioni differenti. Eppure avevano alcuni forti tratti comuni. Erano capaci di analizzare in modo rigoroso la nostra realtà entro lo scenario nazionale ed europeo. Facevano proposte bene articolate legate a persone competenti. Pensavano che il nostro riscatto non poteva avvenire con la demagogia né arrendendosi al "piangi e fotti" dei notabiliati parassitari. Non erano "élites di testimonianza" ma si impegnavano a "fare politica" coinvolgendo migliaia di insegnanti, imprenditori, funzionari pubblici, artigiani, contadini, scienziati, operai attraverso l'impegno disinteressato, anche nei partiti, nei sindacati, nell'associazionismo. Non sono mai stati "contro il Nord" ma "insieme alla parte migliore del Nord" perché ogni volta hanno cercato le possibili alleanze contro il nemico comune: la rendita.

10 maggio, 2015

Quando la scuola si ferma

Un mio articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa il 6/5/2015 a seguito delle proteste del mondo della scuola contro i progetti di riforma del Governo.

Quando si ferma la scuola è una cosa seria. La scuola è, infatti, un luogo che unisce molte cose: si impara il sapere dell'umanità in un tempo di radicale mutamento del come e del cosa si impara, si apprende a stare insieme tra coetanei nel mezzo di una crisi educativa generale che è di tutta la società, è il luogo della Repubblica che è più vicino alle attese e ai sentimenti di ciascuno. Sì, perché la scuola - tra bambini, ragazzi, docenti e altri lavoratori - comprende 9 milioni di persone; e, intorno - tra genitori, nonni e altri - almeno altri 20 milioni. Luogo di speranza e artigianale costruzione, di grande inclusione, di dolorose esclusioni, di meravigliose innovazioni fatte da docenti straordinari, di conservazioni inaccettabili e anche di docenze mediocri.
E' per questo e per tanto altro ancora che tutto ricomincia a muovere le menti e i sentimenti quando il tema è la scuola. Esercitare scelte riguardanti la scuola, in modo democratico, non è facile. Ci vogliono processi ben sorvegliati. E' certo che non tutti possono essere sempre d'accordo. Ma è pur vero che se così tanti - e così diversi tra loro - sono contro una proposta che riguarda la trasformazione della scuola bisogna dare ascolto - per il bene stesso del processo di cambiamento -  e riflettere perché, evidentemente, il processo non è andato come poteva.

26 marzo, 2015

Un "normale" martedì di marzo

Un mio articolo scritto dopo alcune scene impressionanti avvenute nella periferia est della città e pubblicato su Repubblica Napoli il 25 Marzo.

E’ un normale martedì di marzo. Ma è un tempo di seria riflessione per la nostra città.
Ponticelli. Le telecamere dei carabinieri riprendono una strada per vari mesi. Lo si capisce dagli abiti delle persone riprese. Prima calzoncini e magliette. Poi abiti invernali. Sono scene che si ripetono nel tempo. E’ un luogo dove non vi è la legge. Non è un singolo episodio. E’ la ripetizione nel tempo che colpisce. Con una normalità della scena, una consuetudine nei gesti. Il monopolio della forza sul quale si basa ogni stato di diritto è evidentemente eclissato. La via è in mano, mese dopo mese, episodio dopo episodio, a bande, giovanissime, che vengono, vanno, ritornano. Gli abitanti sono terrorizzati.
I giudici, i carabinieri, i funzionari della Questura ripetono che non sembra l’Italia. Lo ripetono con voce misurata e affaticata, in modo accorato, dolorante. Colpisce che dicano questo dopo avere appena arrestato oltre 60 persone di tre diversi clan. Non cantano affatto vittoria. Non minimizzano, non sono soddisfatti. Molti degli arrestati sono giovanissimi. Giudici e forze dell’ordine parlano con toni preoccupatissimi. Dicono che si deve fare molto di più. Chiamano a una nuova stagione di impegno straordinario tutte le istituzioni e la nostra comunità. Hanno ragione.
Dobbiamo fermarci a capire cosa sta succedendo. Guardo queste scene sullo schermo con gli amici che lavorano da anni in questi quartieri, insegnanti, operatori del sociale che hanno, nel tempo, costruito una conoscenza, una competenza straordinaria, unica in Italia.

29 gennaio, 2015

La scuola è mondo

Quest’estate ci siamo presi il tempo per una lunga conversazione, l’abbiamo registrata e ci abbiamo lavorato su. Ed eccoci qui, finalmente!
 Il  4 febbraio arriva in libreria “La scuola è mondo. Conversazioni su strada e istituzioni” (Edizioni Gruppo Abele). Si parla di scuola. Ma si parla soprattutto dei modi dell’apprendimento, del mondo che cambia e delle nuove sfide educative che l’Italia ha di fronte. E di innovazione sociale, buona politica e vari altri aspetti della vita umana…


07 gennaio, 2015

Il suo blues oltre le generazioni

Un mio articolo sulla scomparsa di Pino Daniele, apparso su La Stampa del 6/1/2015.

Due cose a Napoli sono come i venti che vengono dal mare, che cambiano ma restano eterni: la musica e il teatro. Quando muore un teatrante o un musicista di Napoli, qui è lutto vero.
I funerali di Pino Daniele non sono a Napoli. Se lo fossero, si sarebbero riempite le vie di un popolo di ogni età che, all’ora data, sarebbe “sceso” - come si dice qui. Ma il tributo intenso, universale a Pino c’è. Da ieri mattina i negozi e i bar, i ristoranti e gli ambulanti con le radio accese, le strade riempite per i saldi e le stazioni del metrò risuonano del suono di Pino. Le persone si fermano, commentano i testi che riempiono l’aria gelata, che ognuno conosce strofa per strofa, senza omissioni, e canticchiano e ricordano. La gente parla di lui, dei suoi concerti, del primo disco comprato, dei figli che collezionano i dischi. I bambini ascoltano i genitori e sanno di cosa si sta parlando, senza bisogno di spiegazioni. Su skype e su facebook le decine di migliaia di ragazzi e ragazze andati lontani per studio o per lavoro, si collegano, chiedono “che si dice” nella loro città. Da fuori si sa com’è in questi momenti; e ci si sente più lontano e più vicino. Ogni incontro oggi per strada inizia con Pino, prima ancora del saluto. Quartiere per quartiere. E’ tutto così.