17 luglio, 2011

Changes’ week end


Sono stato a Changes questo week end. Nella riserva naturale del Monte Rufeno.


"un’occasione per fare politica guardando alle cose che ci sono da fare nel (e per il) nostro paese con una prospettiva panoramica: tralasciando per una volta l’urgenza del dettaglio e discutendo del quadro nel suo insieme. Parlando del cambiamento come metodo e anche delle cose da cambiare. Una conversazione intorno al fuoco di cui ciascuno e tutti siano i protagonisti. Un luogo di riflessione e di discussione per mettere insieme idee, proposte e materiali per incoraggiare gli italiani a mettersi in gioco. E l’Italia, a credere di più in se stessa."


Qui il programma.

L’intervento di Ignazio Marino lo consiglio.

14 luglio, 2011

Ribellarsi!

Sono angosciato e infuriato per la legge sul "fine vita". La quale mi
espropria della mia dignità di persona e del mio rapporto civile, filosofico e
anche religioso con la morte e con la vita. Come non avviene in nessun paese
civile.
In modo, in più, ignobilmente sguaiato, volgare e violento, il che emerge da
un linguaggio non consono alla pena e al mistero del nostro destino. Ha un
carattere ideologico, una cosa propria di uno stato teocratico. Con, in più –
per chi è credente - un evidente delirio di onnipotenza contrario anche al
primo comandamento.
Certo che si dovrà reagire!
Bisogna ribellarsi!

12 luglio, 2011

Cose della città a luglio

Un proponimento: farò il punto con i miei amici - che se ne occupano tra mille
vere fatiche - sulla situazione reale dei rifiuti. E proverò a scriverne nei
prossimi giorni.
Intanto, tre altri pensieri sulla città a luglio.
1 – Chiunque si alza la mattina e va a occuparsi di qualcosa di vero
(costruire case, gestire scuole, fare imprese, operare in un ospedale, ecc.) può, sensatamente, pensare che per tre giorni si fa una polemica intorno alla giunta nella forma con cui la si fa in questa situazione a Napoli? Il navigato Ranieri pensa davvero che serva a fare riflettere il Pd? E poi: serve a parlare ai cittadini? No.

2 - Fa bene il sindaco della terza città d'Italia a voler parlare seriamente col presidente del consiglio?
Non c'è dubbio: la risposta è sì. Poi c'è la questione della crisi
finanziaria grave e delle priorità. E della terribile debolezza di mister B.,
sempre meno adeguato, oltre che delle sue colpe abissali. Ma l'Italia deve
riprendere un rapporto con Napoli su di un piano largo, nuovo. E prima lo si
inizia a fare e meglio è. E fa bene il sindaco a cercare la via, pur nelle
condizioni date.
3 – E' cosa vera e nota che tanta gente – non solo De Simone  – ha avuto idee costruite con passione e con sapere, ha nutrito sogni, ha costruito progetti. Che sono andati al macero nei lunghi tristi anni del
bassolinismo. Dove le piccole e becere fedeltà valevano mille volte più delle
competenze e diecimila volte di più delle lealtà fondate sul confronto di
merito. Nel mio piccolo ne so qualcosa. Ora de Magistris vedrà tornare dai
binari morti i mille volti del sapere e del saper fare di Napoli che avrebbero
potuto ma a cui è stato detto no. Sono volti affaticati, logorati. Che hanno
anche imparato dai tanti modi dell'esilio. Come possono riprendere vita le
cose? Intanto possono riprendersi se vengono avanti in modo nuovo, altro, non
come erano. Vanno ridefinite, discusse daccapo, ritrovate nel senso di oggi. Ci
vuole una fatica ulteriore. Creativa. Viva. Poi devono distinguersi ed essere
distinte dai tanti fedeli dell'ancien regime che ora millantano finte
disavventure. Infine devono evitare di proporsi a sostegno di forme nuove della
sudditanza. E non devono ricevere una nuova richiesta di fedeltà. Se,
gradualmente, tutto ciò avvenisse, beh, può essere che pian piano, affrontate
le emergenze terribili, ci si immetta su una strada che sa recuperare risorse,
idee, sapienze, persone. Speriamo.

03 luglio, 2011

Pensare e fare in modi nuovi

In queste settimane sto chiudendo l'anno scolastico insieme ai colleghi e colleghe dei centri della formazione professionale del Trentino. I ragazzi sono immersi in mondi nuovi. Molti adulti continuano a parlare male dei loro modi e stili di apprendimento. Ma in realtà il mondo è cambiato e si apprende in molti e diversi modi da quando imparavamo noi e noi stessi stiamo cambiando tanti approcci al sapere e saper fare, nella vita di ogni giorno. Molti altri docenti si stanno davvero domandando se la scuola può continuare ad essere questa cosa qui fino alla fine di questo secolo?
Le vicende politiche mostrano aria nuova. Ma le facce e il lessico che appare in tv è sempre lo stesso.
C'è bisogno di guardare le cose con occhi dubitativi e inventivi e non affezionarsi più a categorie rassicuranti ma che non tengono. E' complicato.
Nei prossimi giorni andrò a un'iniziativa di Ivan Scalfarotto che si pone analoghe questioni.
E nei mesi prossimi valuterò se è concretamente possibile inventare una prova di scuola pubblica ma non statale, che liberi una crescente volontà di andare oltre i vecchi schemi, troppo duri a morire.