21 novembre, 2006

In viaggio per la scuola pubblica

Sono state due settimane da lunedì a venerdì con molti giri. Sono stato a Cagliari, Verona, Genova, Bologna, Milano. Giro scuole: professionali, medie. Ascolto e rifletto su come costruire insieme alle scuole il nuovo obbligo scolastico. Cosa fare con i ragazzi, cosa sono le competenze di base oggi, come si costruiscono insieme e dentro le diverse discipline? Quanto ci mettiamo per sostituire la lezione frontale con il laboratorio ben pensato e ben costruito dai gruppi docenti? Nelle scuole c’è una sorta di voglia lenta di riprendere il cammino. Ma c’è anche depressione, non ci si crede. E’ difficile riprendere la strada dopo la Moratti e anche dopo i fallimenti precedenti. Ma cos’altro c’è oltre la scuola pubblica? Bisogna trasformare bene le cose che ci sono. C’è tanta gente brava, competente che va sostenuta.

Gli episodi di disagio agiti, in modo così terribile nelle scuole…. Mozzano il fiato.
Mi riprometto di scriverne più a lungo. Chi sta a contatto con i ragazzi e i docenti sa che eravamo tutti in allarme da anni.

Poi a Napoli da venerdì sera a domenica. Vedo molte persone.
Ieri sera al Teatro Nuovo alla presentazione del libro su Chelsea e sulla partecipazione deliberativa vi era tanta gente e un ottimo momento di riflessione. Uno degli interrogativi, proposti da Daniela Lepore, era quale legame c’è tra tecnica delle esperienze partecipative - lì raccontate con grande dettaglio e cura e vissute da tanti presenti come una riprova che quella è la direzione da prendere anche a Napoli, in forme che dobbiamo contribuire a trovare - e la possibilità di fare politica in modo nuovo.

Quasi come in una metafora di questi interrogativi, in sala, in mezzo a un pubblico chiaramente parte del privato sociale critico verso gli attuali assetti politici campani e con molti iscritti a Decidiamo Insieme c’era anche il nuovo segretario regionale dei DS, Enzo Amendola, curioso e attento.
C’è curiosità in giro verso di lui. Si mischia però a una sfiducia verso l’apparato del suo partito. Mi sono incontrato con lui varie volte. Dice cose molto simili a quelle che in tanti abbiamo pensato, scritto e detto durante questo anno. E’ aperto. Sa ascoltare. Non pare temere novità, conflitto, aperture.
Vediamo. Come era scritto nel commento di qualche giorno fa che ho già citato:
“se vogliamo crescere abbiamo bisogno di altri”.

09 novembre, 2006

Tre frasi da cui partire

cito dai commenti:

“esposti al pubblico disprezzo
perchè l'emergenza criminalità copre tutto
e tutti possono restare ai loro posti”

“serve, anche, che si diano risposte politiche;
che si assumano le proprie responsabilità”

“se vogliamo crescere abbiamo bisogno di altri”


Il problema civile di Napoli gira intorno a questi tre punti. Come cittadini e come forza che vuole fare politica in città e per la città dobbiamo concentrarci sulle cose da fare e in modo partecipativo. Bisogna, insomma, rendere vive queste tre affermazioni. Non fermarsi all’emergenza e mobilitarsi perché non sia un alibi per lasciare tutto come è. Lavorare sulle cose da fare. Dire che il riscatto è possibile ma indicare anche su cosa, come, quando e ripeterlo, ovunque: alla radio, in TV, sui giornali. E, poi, confrontarsi con tutti sul merito e in modo propositivo. Decidiamo Insieme sta cercando di fare proprio questo, in questi giorni: ieri l’altro sulla sicurezza e il piano strategico, venerdì sulle municipalità da rendere vere e non finte. Insomma proviamo a lavorare con umiltà, a essere seri, fermi nell’opposizione a questo ceto politico ma, al contempo, a essere portatori di proposte, aperti a ogni confronto. E a proposito di confronto: sono d’accordo con chi dice che i progetti pilota in materia di istruzione e formazione – Chance o tanti altri - si mettano subito a lavorare con le scuole e senza spocchia perché c’è tanta fatica da fare insieme e tante cose da imparare gli uni dagli altri. Ma ricordiamoci anche che tutto è in salita e che si tratta di mettere le forze insieme e lavorare col fiato lungo e non corto.

02 novembre, 2006

Sono giorni difficili, una sola risposta non basta

Sono giorni difficili. I media sovraespongono quel che noi napoletani viviamo. Sono preoccupato per le semplificazioni banalizzanti: c’è chi invoca insensatamente l'esercito come la soluzione delle soluzioni e chi dice che basta la scuola per tutti che da sola salva ogni cosa.
Invece la situazione richiede varie risposte, una sola non basta. Ne scrivono molti, per esempio Enrico Pugliese, e ne ho scritto anche io ieri sulla Repubblica Napoli.
Sappiamo che presto spariranno i titoloni e dovremo riprendere il cammino paziente e duro che, però, come ha scritto Macry sul Corriere del Mezzogiorno, non può avere i co-responsabili del disastro che si fanno anche salvatori della patria. E tendo a dare ragione a "rif. ex" e ad altri commenti sul fatto che i cocci sono anche nostri.
Infatti noi dobbiamo costruire reazione, bisogna suscitare ovunque dibattito e aprire spazi. Alcuni di noi (io non so se potro’) saranno alla iniziativa di laboratoriopolitico per vedere di cosa si parla e dove si va. Ho anche incontrato i grillini per strada e ci siamo detti che comunque ci vuole un parlare fitto, diffuso che crei spazio per reagire.