28 febbraio, 2006

Un gruppo in ogni municipalità


Ho la febbre, ma sta passando; ieri sarei dovuto andare al campo Rom di Scampia. C’è, almeno, da rendere civile un minimo di strutture, come a Roma che, dopo, tanti anni, è migliorata. Partirei dal minimo di dignità.
Scusate l’assenza. Dovevo riprendermi la salute, rispondere agli attacchi di Craveri su Il Mattino che, solo perché credo davvero nella partecipazione, voleva a tutti i costi farmi passare per uno che vuole distruggere Napoli con un saccheggio speculativo.
Ed ero in ansia sul fare partire bene i luoghi dove tutti gli iscritti possono parlare dei temi della città. Ieri il gruppo welfare ha lavorato a lungo e bene. I punti condivisi di programma si stanno enucleando e l’organizzazione sta crescendo. Oggi e domani sto in giro, per piccoli gruppi, nei vari quartieri. E’ ora di montare in ogni municipalità un gruppo che faccia proposte sulle emergenze di ogni territorio e le possibili risposte, sia attivo, prepari liste, vada in giro a proporre incontri per fare conoscere la nostra proposta, trovi un luogo dove vedersi. Scrivete a decidiamoinsieme(chiocciola)gmail.com e proponetevi.

24 febbraio, 2006

Ascoltare


Oggi sono andato all’ente nazionale sordi. Si chiama ancora ente nazionale “sordomuti” ma presto la gazzetta ufficiale cambierà il nome. Il governo gli voleva appioppare l’etichetta di “preverbali”, ma loro si sono opposti e hanno vinto.

Vado in giro per capire e imparare. Le persone, in una città, sanno i propri diritti, conoscono ciò che non va, vogliono dire come migliorare le cose. Si tratta di dare a ognuno più facilità e possibilità nel decidere. Una città deve anche dare onore e dignità alla lingua dei sordi, che è una lingua internazionale, che aiuta a fare venire qui interesse, contatti, informazioni, da milioni di persone che, nel mondo, parlano quella lingua, che deve avere pieno diritto. Non si può più guardare alle differenze tra le persone come a un ambito di beneficienza o di assistenza. E’ questione di diritti inalienabili, che devono poter essere davvero fruiti. Ma si tratta anche di opportunità. Per chi è sordo, certamente. Ma, al contempo, per tutta la città.

23 febbraio, 2006

Diario dal Nord


Ieri. Mercoledì. Sono le nove di sera. Ci vediamo nel “Centro Padre Hurtado” di Scampia. Invitato dal mio amico Padre Fabrizio Valletti. Per parlare delle cose possibili e del metodo per realizzarle: come fare, qui, per riprendere i processi partecipativi e per vivere meglio.
Fuori è umido. Ci sediamo in cerchio. Ci presentiamo. Tutti sentono che c’è bisogno di una svolta nel modo di fare politica e esprimono sofferenza e insofferenza per la cappa grigia di questi anni. Emergono le priorità. La progettazione partecipata è stata finora una farsa. Fare uscire intere fasce di giovani dalla droga. Micro-credito è possibile. Sicurezza. Scampia è la dimostrazione che non esiste un piano per la sicurezza.
Si interviene sui temi della scuola, della formazione, dei luoghi programmati altrove e che non sono partecipati. La piazza telematica vuota mentre c’è richiesta e proposta di fare cose insieme. Si racconta del caffè letterario frequentato da sessanta persone, delle cose innumerevoli che si fanno nelle scuole.

Oggi. Giovedì. Vado all’Isituto comprensivo Virgilio IV: vedo un grandissimo lavoro, un clima straordinario. La “scuola delle vele” è un luogo salvato, che fa molto, che può fare ancora moltissimo. Mancano le sedie, però. Forse una cooperativa di giovani le può fare a prezzi contenuti, visto che, in comune, non ve ne sono più. Patti tra persone del quartiere. Necessità di facilitarli.
Poi parlo con i dottori del centro “Sciuti”. Emergono gli stessi problemi che abbiamo nel lavoro sociale ed educativo: continuo mancato coordinamento, piani astratti, decisi lontani da dove si lavora, che non prevedono attenzione alla soluzione dei problemi sul terreno, una politica poco in ascolto. E’ il tema della progettazione partecipata, della decisione condivisa, del grado di efficacia ed efficienza delle misure. Ovunque. E’ una città che è guidata dai palazzi e dunque che non è guidata affatto e che esprime, invece, una richiesta di vera politica.

Ancora ieri sera. Mercoledì. Qualcuno ricorda l’esperienza positiva della lista civica di Scampia. Ritornare a pensare le cose buone fatte, provare di nuovo.
Si ricorda quanto sia bassa la spesa per il sociale. Troppo per le pietre e poco per le persone. E pietre senza persone non funzionano, appunto.
Mi colpiscono molto le parole severe di Padre Pizzuti: vede la desolazione dell’esclusione sociale di massa, si interroga sul nostro stesso mondo del privato sociale, troppe volte cooptato in logiche di gestione delle risorse pubbliche. Poi mi chiede: ma ci si può fidare della borghesia napoletana? Rispondo che è sempre rischioso fidarsi ma che con la diffidenza non si ricostruisce la coesione sociale di una città. E poi che dobbiamo tutti imparare a differenziare: c’è un ceto politico che coopta parti di società – non so se è borghesia propriamente intesa – che drena denaro pubblico, se ne fa gestore diretto, stabilisce reti di consenso su questa base. C’è una impresa sana, spesso piccola, che è messa ai margini. C’è chi ha avuto, poi ha perso e ora rivuole ma, a volte, comprende anche che c’è da cambiare metodo realmente. Dico che la città è complicata, attraversata da molte pulsioni e ambivalenze. Mettere insieme, unire una città è un processo che, a mio parere, richiede il rischio di chiamare insieme le sue parti, farle parlare. A condizione che tutti riconoscano la priorità assoluta dell’inclusione sociale. Vengono altre voci; sento che sono simili alla mia. Molti dicono che si deve andare ben oltre le elezioni. Sono d’accordo. E’ una cosa complessa quella del cambiare politica. Ma ricordo che le elezioni ci chiamano a spenderci e a realizzare ora.

Oggi. Giovedì. Con padre Fabrizio. Dice in modo chiaro le cose. Ci vuole un patto civile per la città – la questione morale deve entrare in una nuova dimensione, dobbiamo salvarci da soli, come meridionali capaci di prendere in mano la propria storia, con i diritti ma anche con i doveri, ciascuno secondo le proprie risorse e possibilità. Ci vuole un dare e un avere ma ognuno dovrà cedere qualcosa per uno spazio pubblico comune. Le persone che hanno idee innovative devono potersi esprimere.
Dalla finestra si può controllare il supermercato delle droghe, macchine in fila che entrano e vanno da due cortili.
Vado ad ascoltare padre Vittorio Siciliani, decano dei parroci di Scampia. Sta qui da 37 anni. Ha seguito “decidiamo insieme” ma sa e ripete quanto sia difficile riprendere la via della partecipazione autentica dopo tanta devastazione e delega. Parla di droga, della disperazione dei ragazzi, dell’attacco alla dignità dei padri di famiglia che non possono rientrare a casa perché c’è fuori la fila dei drogati che vanno alimentati e i cancelli con le chiavi controllate da chi è a capo di tutto questo. E’ amareggiato perché lo Stato - che dovrebbe essere il limite e la legge - non c’è, non garantisce diritto e non propone vere uscite a nessuno. Parliamo ancora. Ritornerò. E’ forte, pacato, misurato nelle parole. Ma è profondamente addolorato. Mi commuove quando parla delle tante persone oneste che sono in ostaggio e umiliate. Gli chiedo quale è la Parola che dice per esprimere tutto questo. Risponde severo: “per amore del mio popolo, tacerò”.

Passo davanti al Gridas. Sulla parte che dà sulla strada vi è un grande murales. Sopra la scritta: decidiamo insieme.

21 febbraio, 2006

Cambiare marcia


Duemila persone che passano per un luogo un sabato mattina, per dire e chiedere di fare politica, in modo nuovo, per la cura della propria città, molto soldi raccolti ma da molte persone, l’iscrizione a una associazione alla quale si chiede davvero di decidere insieme e, nel corso delle successive 48 ore, nuove iscrizioni e sottoscrizioni e una costante richiesta di esserci, di ascoltare, di essere ascoltati, di contare.
Le cose spingono, perché ci sia un ulteriore cambio di marcia.
Ancor più dobbiamo tutti assumerci responsabilità e compiti. Farlo, in modo ordinato, non è facile. Stiamo mettendo 800 nomi in un data base, considerando interessi e competenze di ciascuno, dividendo sulla base delle 10 nuove Municipalità, preparando le tessere e pensando a incontri per distribuirle zona per zona.
Stiamo riformando i siti web. Abbiamo comprato due nuovi computer, messo al lavoro volontari e non, nuove persone.
Sulla scia della grande partecipazione stiamo trasformando i tavoli tematici in altrettanti forum, qualcosa di più largo, da preparare con documenti ben istruiti, da convocare in luoghi pubblici entro una decina di giorni. Abbiamo distinto i compiti.
L’associazione sta preparando la sua assemblea di fondazione, che sarà l’occasione per parlare delle priorità per Napoli e delle liste per le elezioni. Allo stesso tempo l’assemblea dovrà eleggere organismi direttivi, di indirizzo politico e programmatico, di controllo. Ne saprete a brevissimo.
E l’Assemblea, potete contarci, si farà con tutti i crismi democratici, a cui ognuno di noi aspira da troppo tempo. E in un posto (che stavolta non sarà via Filangieri) dove concentrarsi sul merito, sui contenuti, enucleare insieme le proposte su ogni aspetto della vita a Napoli, chiedere il voto per una città che abbia vivibilità e futuro ovunque, scegliere criteri specchiati per candidati e liste.

Intanto io riprendo a camminare, dopo le giornate in cui non mi sono fatto sentire e che ho passato a fare ripartire tutto quello che deve partire. Domani sarò a Piscinola e a Scampia, fino a dopodomani sera.
Nel frattempo chi commenta qui si senta libero, ma per favore non aggredisca e non escluda nessuna e nessuno.

18 febbraio, 2006

Grazie


Il cinema era pieno, tanto che abbiamo dovuto iniziare prima del previsto. Fuori c'era altrettanta gente. Nel corso della mattinata sono passate oltre 2.000 persone. L'associazione ha già 652 iscritti e ha raccolto quasi 30.000 euro.
Abbiamo parlato di una Napoli possibile. E' l'inizio. C'è tanto da fare. Ma abbiamo iniziato bene.
Grazie anche a "L'altroSergio" per la cronaca tempestiva fatta qui.

17 febbraio, 2006

Conoscersi e ritrovarsi. Sabato


Questi giorni mi sono rimesso a girare. Per fare venire quanta più gente è possibile sabato mattina dalle 10,30 e fino alle 12,30 e oltre al Filangieri. C’è un buon clima di mobilitazione, impegno, interesse e lavoro. Ma tutto va riportato a un primo momento davvero pieno di persone. Venire lì, esserci e farsi vedere, dimostrare che una candidatura e liste indipendenti sono una cosa molto seria, che vuole cambiare la politica in questa città. Non una testimonianza. Una vera alternativa. Che può vincere.
E poi anche “intallearsi”, fare capannelli, conoscersi e ritrovarsi in tanti. E’ un buon modo per dare inizio a molti momenti che verranno. Perché è evidente che si tratta di un avvio ma che si dovrà lavorare a cose più strutturate, sul programma, sulle liste, sulle scelte della campagna. E si dovrà lavorare a un’assemblea dell’associazione “decidiamo insieme” da tenersi entro marzo e che ne dovrà determinare gli indirizzi e gli organismi.
Intanto, le commissioni stanno iniziando a produrre proposte. I riassunti del lavoro sono densi. Il sito li raccoglierà a breve. E spero che a partire dal momento delle iscrizioni ci si potrà allargare per cerchi concentrici e organizzare forum pubblici su tutti i temi della città. Sarà bene essere noi per primi a organizzare spazi aperti, a fare valere un’idea di spazio pubblico diffuso.
Ma ha anche ragione chi, nel blog, insiste perché io mi faccia conoscere di più. E’ determinante e ci devo lavorare sempre più intensamente. Da due giorni, rilascio interviste a tutte le radio, cittadine e di quartiere. Domani sarò al telegiornale di canale 21 alle ore 19,30. Ma anche girare molto è importante. Perché si dovranno costruire comitati di municipalità. E la settimana prossima me ne vado a Piscinola e a Scampia.

13 febbraio, 2006

Decidiamo di reagire


Sto cercando dati attendibili sull’inquinamento atmosferico in città, sull’inquinamento acustico sappiamo solo che, secondo fonti indipendenti, è più di 20 volte il consentito. Domani inviterò la agenzia campana per l’ambiente, ARPAC e il CRIA (centro regionale inquinamento atmosferico) a rilasciare i dati degli ultimi sei mesi. E oggi ho appuntamento con Legambiente. Le campagne elettorali si fanno sui grandi temi della vita dei cittadini. E’ questo è il primo, è questione di salute: a salute è ‘a primma cosa. Si deve andare verso scelte coraggiose. Dobbiamo pensare a una città che guarda al 2020 ma che diventa abitabile subito. E sapere i dati di fatto è il primo passo.
Ho riletto i commenti degli ultimi giorni. Mi sono fermato a pensare che siamo portati a ragionare per polarizzazioni anche quando non è dimostrato che sia necessario. Un esempio: o si parla di cose serie o si fanno le feste. Ritengo che le due opzioni non siano necessariamente in contraddizione.
In generale poi, in città si dovranno decidere le procedure per arrivare a proposte forti, in modo partecipato e condiviso. Entro poche settimane. Sui rifiuti, sulla vivibilità, su nuove istituzioni educative pubbliche che sappiano aiutare le scuole e dare orientamento e formazione ai nostri ragazzi, su soluzioni efficaci per lo sviluppo locale che creino benessere e posti di lavoro, sulla sicurezza.
I gruppi tematici del nascente “decidiamo insieme” già stanno lavorando e dobbiamo entro marzo realizzare eventi pubblici su ogni tema. Questo richiede tempo da dedicare, che non è tempo perso. Serve trovare un lessico comune. Bisognerà capire ogni volta quello che unisce, che si può mettere insieme con la congiunzione “e”, prima di passare al riconoscimento reciproco di quel che non si riesce ad unire, che non si può mettere insieme o non si può mettere insieme subito e che può essere, tuttavia, espresso con la congiunzione “o” senza che questo fatto ci paralizzi, ci faccia rinunciare, ci tolga l’entusiasmo e la speranza che stanno rinascendo.
Unire tutto il possibile e poi accogliere le cose che ci dividono è un buon metodo. Molti problemi della città (non solo della nostra città) sono, infatti, realmente complessi e non è sempre possibile trovare una soluzione definitiva o che accontenti tutti. E’ però necessario affrontare i problemi complessi, invece di negarli, e provare a “ridefinirli” in modo che siano meno intrattabili, cercando di realizzare le situazioni e le condizioni che favoriscano risultati “a somma positiva”. Questo percorso è possibile. E significa semplicemente essere cittadini, qualcosa di esaltante, che dà dignità, che contribuisce a sentirci padroni di quel che facciamo nei posti in cui viviamo.
Ma tutto ciò implica attivarsi, organizzarsi mantenendo l’indipendenza e la libertà di ciascuno, in modo anche leggero ma convinto. Dobbiamo prendere il rischio di stare insieme, di proporci come alternativa al governo della città, di andare fino in fondo.
Non si tratta solo della mia candidatura a sindaco. Bisogna promuovere liste serie: per il consiglio comunale e per ogni municipalità! La mia candidatura ha un senso se vi è una attivazione generale. Abbiamo la forza potenziale, le competenze, la voglia di uscire davvero da una situazione bloccata. In tanti.
Possiamo farcela.
Andiamo avanti! Per questo è importante esserci sabato mattina al Filangieri, a partire dalle ore 10.30 e poi, nei giorni e nelle settimane che vengono, in altri luoghi, ovunque, al centro e in periferia. Uniamola questa città.
O davvero dobbiamo tornare a pensare che ci si deve accontentare del falso realismo di chi ci chiede ogni volta di accontentarsi del meno peggio, del “migliore degli equilibri” tra le diverse parti di un ceto politico che non si capisce dove viva, di cosa stia parlando, che non vuole e non sa parlare alla città, che non vuole scegliere insieme ai cittadini? E, con questo sedicente realismo, come vivranno qui i nostri ragazzi… se già ora si sente una cappa asfissiante e nessun problema della vita quotidiana viene affrontato con serietà e insieme ai cittadini?
A proposito: avete capito, per caso, come sono stati scelti i candidati alla Camera e al Senato? Avete anche voi capito bene (o è una mia impressione?) che, con la nuova legge elettorale, chi rappresenterà Napoli in Parlamento lo farà per esclusiva nomina dall’alto, da parte dei vertici di partito come nella Bulgaria degli anni '70? O i partiti hanno per caso proposto procedure per decidere le liste? So che altrove, in Italia, lo fanno. Qui sono tutti democratici a parole; e lo sono solo perché li abbiamo snidati. Avrebbero voluto fare tutto tra di loro. Come hanno fatto per le regionali. E diciamolo! E ancora vogliono decidere ben protetti al chiuso di equilibri che nessuno capisce e che nessuno saprà.
Vogliamo fare la stessa cosa per le municipalità, per il consiglio comunale e per la giunta della nostra città?
Non credo proprio. Vogliamo, invece, decidere insieme chi sarà in lista e secondo quale codice di onorabilità, quale è una giunta di alto profilo che auspichiamo e che mostriamo, come squadra, prima del voto, quali sono le grandi priorità da porre al centro del governo locale?
Possiamo e dobbiamo reagire. E’ una questione di speranza per tutti noi che intendiamo vivere qui. E’ una grande questione di democrazia.

11 febbraio, 2006

Appuntamento per il 18 febbraio


Sono passati venti giorni da quando si è iniziato a raccogliere le firme a sostegno di una mia candidatura a sindaco. Nel frattempo sono arrivate a 900. Ho deciso la candidatura indipendente. Oggi molte persone che hanno promosso quella raccolta di firme hanno dato vita a un’associazione di cittadini con uno statuto e regole associative.
Si tratta di un’associazione che è stata avviata sul piano esclusivamente tecnico e che da domenica comincerà ad avere soci e a poter svolgere la sua attività, a prendere decisioni in modo democratico e partecipato. Si tratta di uno strumento indispensabile per organizzare il dibattito, per raccogliere il consenso e per incanalare i nostri sforzi verso i risultati che vogliamo. Per cambiare.

Sabato prossimo, dalle 10 alle 14 ci potremo finalmente incontrare tutti. L’appuntamento è al cinema Filangieri. Sarà possibile iscriversi all’associazione e io sarò li per conoscerci.

Quello che segue è l’articolo 3 dello statuto, che fissa gli scopi dell’associazione, a mio avviso un buon punto di partenza:

L’Associazione "Decidiamo insieme" riunisce cittadini di Napoli che intendono promuovere una riforma della politica perché ponga al centro gli interessi della città. Cittadini che ripartono dal significato primo della politica e partecipano alla vita della polis. "Decidiamo insieme" non è un’associazione della società civile contro la politica ma una associazione che ha come suo primo obiettivo quello di ridare senso e forza alla politica.
L’Associazione si riconosce nella formula "la città si governa grazie all’attivazione della città stessa" e prende il nome "Decidiamo insieme" perché dà uguale valore alla necessità di governare e quindi di scegliere, come all’utilità di coinvolgere responsabilità diffuse.
L’Associazione ritiene che si debba spezzare la spirale fra un sistema politico autoreferenziale e una società locale passiva. Tale spirale va spezzata anche sul fronte della mancata comunicazione tra le due città in cui Napoli è divisa: una privilegiata ma oggi in crisi di sviluppo e di sicurezza e l’altra da sempre in una situazione di abbandono, esclusione da ogni opportunità e anche essa profondamente insicura
L’Associazione ritiene che i problemi della città siano complessi: non è sempre possibile trovare una soluzione definitiva, o che accontenti tutti. Tutte le soluzioni richiedono procedure, tappe, cantieri di lavoro aperti, controlli costanti dell’andamento dei lavori – sociali, materiali, inerenti alle produzioni, ai mercati, ai servizi, alla offerta di opportunità nuove.
L’Associazione ritiene inoltre che le difficoltà di Napoli siano aggravate da un contesto nazionale ed europeo in via di ridefinizione e valuta con preoccupazione fattori di incertezza come l’assenza di una Costituzione dell’Unione europea e l’insufficiente chiarezza normativa fra compiti comunali, regionali, nazionali e comunitari. Sottolinea come in Italia i primi passi di federalismo tributario abbiano danneggiato le aree più deboli del paese. Per l’associazione "Decidiamo insieme" pertanto Napoli dovrà recuperare un ruolo a livello nazionale e comunitario anche promuovendo un coordinamento delle municipalità per elaborare proposte e partecipare alle decisioni che si renderanno necessarie.
L’Associazione, nella propria organizzazione interna come nell’azione politica, si ispira a principi di coerenza tra mezzi e fini; efficienza; trasparenza; netta separazione tra politiche di indirizzo e di gestione; prevalere del civil service in ogni passaggio della funzione pubblica, che va assolta, come dice l’articolo 54 della Costituzione, con “disciplina e onore”.
L’Associazione interviene su ogni fronte della vita cittadina, compresi i momenti elettorali, in sinergia con altre persone o associazioni, istituzioni e gruppi di cittadini, partiti, con spirito di proposta realistica e sempre di merito, capace di riconoscere quanto di buono è stato fatto, di operare per ogni ulteriore miglioramento, di definire nuove prospettive di sviluppo. Si impegna sul fronte dell’innovazione culturale e metodologica nell’affrontare i problemi della città a confronto con esperienze italiane, europee e mondiali.
L’Associazione assegna importanza allo sviluppo di risorse interne della città, delle sue forze organizzate, delle sue formazioni nascenti e spontanee, delle sue istituzioni; costruisce visioni condivise e programmi fattibili, senza esaltare alcuno strumento; valorizza le esperienze dei napoletani che hanno lasciato la città; dà importanza ai temi del ricambio generazionale e della valorizzazione delle differenze di genere e della maggiore partecipazione delle donne alla vita e alla rappresentanza politica. 


10 febbraio, 2006

Muoversi Cambiare


Ero a Trento. Ma sto tornando a Napoli.
Da quasi 4 anni vengo ogni tanto a Trento. Abbiamo lavorato anche per inserire i nostri ragazzi napoletani in un sistema formativo dove si apprende molto. Saper fare è la cosa decisiva.
Qui mi occupo di azioni educative per combattere il disagio e l’esclusione. E i problemi ci sono anche a Trento, con tutta la piena occupazione, con il sistema formativo integrato bene con mercato impresa e privato sociale, con la scuola pubblica che ha conseguito risultati di eccellenza*. Eppure il disagio c’è. E noi a Napoli troviamo spesso i metodi e le soluzioni che possono funzionare anche altrove, non solo nel mio campo.
Napoli può avere ma puo anche dare moltissimo al nostro paese. Dobbiamo spezzare l’isolamento della città integrarci meglio con il resto del paese. Le persone non vengono più a Napoli a lavorare, ad apprendere. Senza ricambio, senza movimento da noi verso fuori e da fuori verso noi, non si va avanti.
Bisogna riprendere dove le cose sono state lasciate. Subito.
*Mi riferisco ai risultati dell'indagine "Pisa" dell'Ocse.

08 febbraio, 2006

Modi e luoghi


Daniele Sepe ieri ha detto su Repubblica che segue con interesse la mia candidatura. Lo conosco poco, ma ci ho parlato qualche volta. E’ una persona che ha idee molto articolate sulla musica, ma anche sullo spazio civile e creativo in questa città. Ed è una persona capace di fare ballare sia a tempo di jazz, sia a tempo di tarantella. Mi piacerebbe che in questi mesi di campagna elettorale si parlasse anche dell’arte e della cultura, di come la si produce e di come se ne fruisce. E non c’è bisogno solo di un dibattito, magari si potrebbe fare una festa. Le campagne elettorali non debbono essere per forza solo una palla.
E’ tempo di cambiare i modi e i luoghi dell’incontro. Costituiamo spazi aperti, non mettiamoci sopra obiettivi, compiti, etichette. E andiamo verso la primavera con la voglia di parlare di una città ma anche semplicemente di stare insieme, incontrarsi, appunto. O davvero pensiamo che la forma della politica debba restare sempre quella?
Update: avevo appena pubblicato il post che arriva l'adesione all'appello de I Ritmi di Napoli: Tony Cercola, NapoliExtraComunitaria, Nacchere Rosse.

06 febbraio, 2006

Voglio emigrare a Napoli


E’ difficile andarsene dal proprio lavoro. Però per un insegnante è anche divertente riprendere a studiare. Adesso per me studiare vuol dire pensare a questa città come a uno spazio pubblico. Perché non lo è più. Lo può diventare: io voglio emigrare a Napoli.
E’ per questo che sto prendendo questa candidatura molto seriamente.
Mi sto dedicando a un’organizzazione forte, flessibile e trasparente. Intanto alcuni dei gruppi tematici si stanno organizzando. Mi fa piacere che le persone che hanno firmato l’appello stiano trovando modalità di incontro e di lavoro. E’ un buon segno.
Oggi ho girato per due quartieri, a piedi. Dietro a un parabrezza è un’altra cosa, per fortuna cammino molto.
Per quelli che qui scrivono: ho lasciato due righe in coda al gran parlare del post precedente.

04 febbraio, 2006

Organizzarci

Negli ultimi tre giorni credo che abbiamo rischiato una risacca dovuta a superproduzione di adesioni, in assenza di strutture precostituite: un fenomeno in sé interessante e che mi ha occupato dal momento che sono entrato in aspettativa.
Come ci si organizza dopo un festoso e teso tsunami di adesioni e di attivizzazioni?

Al di là delle teorie organizzative, ecco le prime decisioni in merito che propongo sulla base di una larga quantità di suggerimenti e proposte ricevuti, anche nel blog ma certo non solo qui.
Proviamo. Poi, se sbagliamo, aggiustiamo in corso d’opera. O possiamo integrare, aggiungere ecc.
I - Per gruppi tematici intanto. Avranno uno spazio nel sito e nel blog che si stanno ristrutturando. Hanno una sede dove riunirsi e avranno più coordinatori per gruppo che stanno ora avviando il lavoro di contatto e che sono tra i firmatari e hanno dato disponibilità. I gruppi si struttureranno in autonomia e come meglio credono. Sarò in contatto continuo con il loro lavoro sul programma e le priorità di settore e parteciperò ogni volta che sarà possibile in veste, per ora, di uditore. Invito da subito ognuno dei gruppi tematici a pensare alla costruzione, entro marzo, di un evento cittadino di informazione, dibattito e proposta secondo un calendario concordato.
Finora i gruppi variamente proposti sono:

  • urbanistica partecipata e sviluppo di una città come luogo pubblico;
  • salute e ambiente cittadino: scelte vere da fare;
  • educazione, formazione e lotta alla esclusione dei bambini e dei ragazzi – per una città educativa;
  • sicurezza e opportunità;
  • una macchina amministrativa migliore è possibile;
  • rifiuti, riciclaggio, energia;
  • produzione e fruizione artistica;
  • un nuovo welfare partecipato cittadino;
  • città e patto municipale per lo sviluppo locale: fondi pubblici, mercato, credito, impresa, responsabilità sociale di impresa;
Altri gruppi possono esserci. E’ chiaro che vi sono straordinari e continui ponti e inter relazioni tra i gruppi.
Vi sono dei temi trasversali che tutti i gruppi sono chiamati a trattare:

- la questione di genere
- democrazia partecipata, rapporto tra rappresentanza e partecipazione,
- il ricambio generazionale,
- periferie e centro
- metodi, linguaggi e stili di una nuova politica.

Si può aderire a partire da lunedì, 6 febbraio chiamando il numero
081 – 2451271. Ma abbiate, per favore, anche tolleranza e pazienza perché la segreteria è appena nata, ha una sola linea. Le organizzazioni di movimento, nate in così breve tempo, devono essere accompagnate da chi aderisce e sostenute attraverso la grande collaborazione.

II – Per gruppi territoriali. Si tratta anche di predisporre una effettiva rete cittadina. Proporre strategie e programmi di zona e prepararsi a breve per le elezioni anche nelle nuove municipalità. Si stanno prendendo i nomi dei firmatari, si sta creando un data base. Si contattano tutti. Si propone una adesione a “decidere insieme”.

III – Per azioni concrete “più adatte a te fra varie possibili”.

1. Fonda un comitato. Il lavoro nei prossimi mesi richiederà un notevole sforzo autorganizzativo. Occorrerà per esempio raccogliere le firme per sostenere le liste e la candidatura, organizzare eventi per far conoscere Marco ai cittadini e quanto la fantasia di ciascuno saprà immaginare. Per fondare un comitato è sufficiente avere un minimo di tre persone e inviare una email a decidereinsieme@gmail.com indicando nomi dei partecipanti, recapito telefonico ed email del coordinatore del comitato.

2. Iscriviti all'associazione. Sta per nascere l'associazione decidere insieme con il compito di organizzare la campagna elettorale per Marco Rossi-Doria sindaco ma anche come base associativa per andare oltre la stessa prova elettorale. L'adesione sarà possibile versando una quota associativa da 10 a 1.000 euro. Ulteriori informazioni, compreso quelle sullo statuto e le ragioni sociali, saranno presenti presto sul sito.

3. Sottoscrivi. Anche se la campagna elettorale sarà volontariamente povera, ci sono molte spese vive da coprire. Sono gradite le sottoscrizioni con il solo limite massimo di 1.000 euro. I versamenti saranno presto possibili su un conto corrente di banca Etica oppure in altre forme che stiamo mettendo rapidamente in piedi. Ma si dovrà attendere ancora la costituzione dell’Associazione perché la raccolta abbia fin dall’inizio un grande rigore amministrativo.

4. Entra nella banca del tempo. Hai alcune ore libere alla settimana? Cliccando sul sito potrai presto fornire i tuoi dati e dare la tua disponibilità.

5. Azioni per i quartieri. Si voterà anche per il rinnovo dei consigli di quartiere, che da quest'anno sono accorpati in dieci municipalità da centomila abitanti e hanno compiti molto importanti. Sarà quindi utile presentare delle liste indipendenti in tutte le municipalità. Presto sul sito sarà possibile indica il tuo quartiere e aderire al Gruppo territoriale.

6. Club Cervelli fuori-sede. I napoletani che vivono in altre città sono tantissimi. Alcuni di loro hanno conservato la residenza e sono interessati al voto. Ma tutti, crediamo, conservano un legame con la loro città e potrebbero suggerire idee e buone pratiche sulla base dell'esperienza fatta lavorando in altre regioni. Stiamo anche qui costruendo una possibilità di adesione via sito.

03 febbraio, 2006

Accocchiare


Domani vi rispondo seriamente, come meritate. Oggi vi ho solo letto con attenzione. Voi sapete che non è facile. E' vero che incontro persone. Ma non sto tramando, sto solo mettendo in piedi la struttura minima che consenta forme di autorganizzazione, cosa molto nuova anche per me e che non si fa in due giorni. Tenete presente che parto da zero, ma da oggi ho già un bravo segretario che mi scansa le telefonate mentre io cerco di accocchiare delle idee su come dare seguito per lunghi mesi a questa partecipazione, autoassegnare compiti e modalità di aggregazione.
Quello su cui dobbiamo riflettere è che si deve costruire una cosa che funzioni come un apparato senza che lo sia. Partiamo senza reti di partito e senza reti di grandi organizzazioni. Non vi sono molti esempi in giro da prendere a modello, se li conoscete indicatemeli, sarebbero utilissimi. Non abbiamo l'abitudine a questo tipo di costruzione. E' anche divertente. Purché non ci si aspetti una soluzione chiusa e risolutiva.
La libertà che proviamo implica la fatica di usarla, questo è un passaggio obbligato. Ci dobbiamo riuscire.
Stasera saluto solo le mie alunne Elisa ed Elisa con un grandissimo abbraccio.
A domani.
E intanto sono uscito "per dentro le televisioni" locali. Sono più rischiose del blog, ma sono meno elitarie e le vedono in tanti. E' un passaggio indispensabile se si vuol fare sul serio, pensato da tempo e capitato per caso. Ditemi dove sono andato bene e dove ho sbagliato.

02 febbraio, 2006

Due o tre cose che so di me


Da qualche giorno la lettura dei giornali la mattina mi fa scoprire cose che non sapevo e che invece credevo di sapere su di me.
Eccone alcune:

Uno) Ho saputo che per sostenermi bisogna versare mille euro.
Sarebbe bello, ma Napoli non è Montecarlo. La politica costa, e per fare questa campagna elettorale avrò bisogno di finanziamenti. La sfida che ho lanciato è che una campagna può costare di meno e che può essere finanziata in modo trasparente e soprattutto non può avere azionisti di riferimento. I mille euro sono un tetto massimo, quello oltre il quale chi finanzia può attendersi un peso nelle decisioni. E’ meglio che un limite ci sia. Ma chiunque può dare qualsiasi cifra sotto quel limite.

Due) Ho letto che si ripropongono le primarie.
Non ci credo, ma in ogni caso a chi aveva chiesto le primarie mesi addietro è stato già risposto di no. E’ in seguito a questo rifiuto che mi sono candidato. La questione non è all’ordine del giorno. Punto.

Tre) La sera, ma anche il pomeriggio e la mattina, incontro persone e organizzo l’avvio della mia campagna. Però poi leggo che le persone con cui mi sono visto e con le quali ho parlato dei problemi della città sono in conflitto con me quando, invece, siamo stati tranquilli insieme. Di fronte all’ennesimo caso, ho chiamato Elena Coccia dopo la cronaca inventata di sana pianta dal Mattino di oggi. Ci conosciamo da quasi 35 anni. Sappiamo parlare, noi insieme ad altri, della nostra città, con amabile schiettezza e trovandosi d’accordo o in disaccordo ma all’interno di un modo condiviso di essere, parlare, ascoltare. Dunque: per fortuna c’è il telefono e al telefono quelle stesse persone si fanno una bella risata quando vengono a sapere i rendiconti immaginari dei giornali.

E per fortuna c’è anche questo blog, che è ancora un mezzo un po’ elitario, ma è meglio che non averlo. Molto meglio.

01 febbraio, 2006

Un giro a piazza Dante


Ieri sono stato a Piazza Dante. Ho girato e basta, parlando con le persone che incontravo.
Ho chiesto agli amici di Beppe Grillo se vogliono me come loro dipendente e se sono disposti a controllare i miei conti durante la campagna elettorale amministrativa per Napoli. Mi hanno risposto che ne parleranno ma hanno anche detto che deve valere per tutti i candidati e non per uno solo. Ho detto loro di provare a iniziare con me. Penso sempre che buono è meglio di ottimo. Vedremo come risponderanno. Se non lo vorranno fare, dovrò trovare qualcun altro: perché credo davvero nel controllo da parte di organismi indipendenti e severi. Serve a tutti; serve a me per mantenere i miei proponimenti.
Sono contento per questo risultato sull’acqua; ma resto guardingo: le elezioni sono vicine, il movimento è forte e… una spa può presto uscir fuori ammantata di pubblico che pubblico non è. E poi sono preoccupato sempre per il carattere nominale delle cose che non corrisponde a quello reale. L’acqua che arriva, per esempio, a casa mia, è pubblica ma per farcela arrivare la devo tirare su io con un motore fino al 5° piano di un normale palazzo dei Quartieri Spagnoli e così pure la signora del quarto e del sesto piano e le persone dei palazzi accanto ecc. Una volta tirata su, con la bolletta enel che ovviamente sale, l’acqua deve stare in un serbatoio e ciò significa che devo comprare per forza acqua privata minerale per bere. Allora: acqua pubblica e anche acquedotto pubblico efficace ovunque e per tutti!
Non ho risposto alle note di Mastella e di Rifondazione. Mi hanno irritato. Ma ho tenuto il punto, come ripromessomi almeno da un mese. E così, l’altro ieri, cara amica che vota rifondazione, ho anche chiamato Tecce sul suo cellulare e gli ho chiesto di fare una bella campagna di merito evitando proclami e comunicati fondati su interpretazioni e sospetti. Gli ho proposto di vedersi a un bar e parlarne, magari anche con qualche giornalista presente, in modo divertente. Ho deciso che farò ogni volta io, in modo leale e diretto, il primo passo. Tecce mi sembrava propenso a farlo. Speriamo. Svelenire la politica non è una questione di bon ton. Pare che il prof. Masullo abbia detto che faccio troppo il buono. Non è così. Per fare quello che sto cercando di fare, credo si debba forzare la politica ad uscire dal gridato, dalla demonizzazione delle differenze e dalla scostumatezza. E’ un grande compito politico, per rispetto ai nostri problemi quotidiani che vanno affrontati.
Dobbiamo creare momenti di confronto di merito. Daniele Sepe e io ci siamo fermati in piazza e vedremo se è possibile fare un momento di musica che rifletta su musica, teatro, strada. I giuristi democratici e tante altre persone vogliono organizzare una grande riflessione cittadina su sicurezza e opportunità. La redazione napoletana de Il Manifesto vuole organizzare una sorta di question time con me: domande a raffica e mie risposte… O non ancora risposte. Gli amici esperti di aria, gas e polveri li sento oggi su cosa fare realisticamente per la salute in città: chiederò anche a loro di organizzare una riflessione corale, informativa e che spinga verso proposte. Gli esperti sui rifiuti che ho ri-incontrato ieri pomeriggio li sentirò a breve per una iniziativa pubblica di proposte possibili, anche alternative, sulle quali ragionare insieme: che ne facciamo della nostra mondezza? Vedo un primo gruppo di ragazzi sabato sulla questione giovani. Non voglio proprio fare quello che “organizza i giovani…” Non va. Proveremo ad esplorare un’altra soluzione, aperta, non già data, libera di muoversi da sola, anche lontano da me.
E poi “decidere insieme” e fare un grande forum cittadino sulla partecipazione: cos’è, come si integra con la rappresentanza, quali forme diversificate può assumere?
Le primarie? Non sono più all’ordine del giorno. Sono candidato a sindaco. Parliamo di cosa e come fare. Andiamo avanti: avanti c’è posto.