Nino Migliori, Gente dell'Emilia, 1957 |
Ho letto con estremo interesse quanto comparso ieri sulle pagine dell’Unità: insegnanti palermitani si riuniranno oggi per discutere del tema dell’orario da un punto di vista che sento di condividere. Come maestro elementare prima ancora che per il ruolo istituzionale che ricopro. E’ sempre importante, infatti, quando si creano degli spazi per parlare della scuola e di cosa significhi oggi fare questo complesso mestiere.
Stiamo lavorando in questi giorni in Parlamento per modificare la legge di stabilità: sono convinto che non sia pensabile intervenire sull’organizzazione del lavoro dei docenti e delle scuole all’interno delle norme sui conti pubblici, provocando ulteriori perdite di posti di lavoro. Serve una grande discussione nazionale, fondata sulla partecipazione di chi va a scuola tutti i giorni, di chi può offrire, come scrivono i docenti palermitani, una “narrazione collettiva” al di fuori di stereotipi e luoghi comuni. Questa discussione deve basarsi sulla necessità di innovare la nostra scuola e di garantire a tutti apprendimenti solidi in un contesto fortemente cambiato nel tempo.
L’innovazione che serve alla scuola deve fondarsi sulla rottura dello standard- una didattica uguale per tutti- per andare con coraggio verso attività organizzate in modi anche diversi dal gruppo classe, frutto di una programmazione collegiale dei docenti, di una riflessione ed autovalutazione su punti di forza e debolezza delle strategie e azioni messe in campo, come in parte già avviene in molte scuole. Il tema che la politica e le istituzioni devono affrontare è trovare le risorse, mano a mano che l’economia nazionale darà segni di ripresa. Infatti quei Paesi che hanno investito in sapere sono stati quelli che si sono difesi meglio dalla crisi. Conoscenze diffuse, acquisite in modo rigoroso e nuovo, creeranno maggiore crescita.
E’ in questa visione che può trovare spazio la importante discussione tra i docenti palermitani.
So bene, per la mia esperienza, che il nostro dovere non termina alla fine delle lezioni. Ci sono i compiti da correggere, il materiale didattico da preparare. Un progettare e riflettere educativo per il quale serve il confronto nella comunità docente. Oggi, tranne che per la scuola primaria, questo è un lavoro svolto prevalentemente a casa, che dunque fatica ad emergere, ad essere riconosciuto dalla collettività. E ci sono poi le numerose “attività funzionali”: collegi docenti, colloqui con le famiglie, riunioni. Attività oggi quantificate con un monte ore annuale. Infine vi sono le attività in più: i corsi di recupero, i progetti inseriti nel piano dell’offerta formativa, le uscite didattiche. Questi sono considerati degli extra - poco e mal pagati - ma sono in realtà parte integrante della vita ordinaria delle scuole.
Ritengo allora che il punto di partenza di un vero confronto sul mestiere di insegnare debba puntare a rendere esplicito, riconoscibile e riconosciuto il lavoro svolto, nel suo complesso. Un tema non separabile da quello della retribuzione: i nostri insegnanti sono tra i mal pagati in Europa, non è prevista alcuna forma di carriera e si fatica a riconoscere economicamente e professionalmente chi compie sforzi maggiori in termini di programmazione ed attività. Penso sia inevitabile che anche questi aspetti entrino nella discussione. E’ tempo di ridare slancio e prospettiva a un dibattito culturale e pedagogico sulla scuola che serve al Paese per il 2020.
11 commenti:
Una buona prospettiva, questa,a patto che non si risolva nel solito super-lavoro sommerso e non pagato richiesto ancora agli insegnanti. Quindi, doveroso partire da un allineamento degli stipendi alla media UE, magari facendo diventare retribuite le famose 40+40 ore e pagando straordinari a chi corregge compiri scritti "per legge", cioè per discipline dove la legge impone le prove scritte.
Francesca
Con tutto il rispetto, signor Sottosegretario: Lei scrive
Stiamo lavorando in questi giorni in Parlamento per modificare la legge di stabilità: sono convinto che non sia pensabile intervenire sull’organizzazione del lavoro dei docenti e delle scuole all’interno delle norme sui conti pubblici [...]
Questa frase è almeno "ellittica", manca il soggetto: chi è che sta lavorando in Parlamento per cambiare la legge di stabilità; e poi non è chiaro perché si debba cambiare in Parlamento una legge presentata da un governo a cui Lei partecipa come sottosegretario, un governo che interviene sulla delicata questione del funzionamento della scuola
all'interno delle norme sui conti pubblici.
Ho verificato in rete che Lei riscuote una ben meritata stima per la sua attività a favore della scuola.
Forte di questa generale approvazione potrebbe, magari, intervenire dall'interno del governo perché non vengano
più presentate leggi come questa.
Il mondo della scuola avrebbe un ulteriore motivo per esserLe grato.
Con osservanza
Alessandro Profeti
Livorno
Ecco chi voleva le 24 ore e dove sono finiti i soldi per le sezioni Primavera
... appena appresa la notizia, perchè anche loro ignari, i due sottosegretari, Rossi-Doria e Ugolini, hanno chiamato il ministro per rassegnare le loro dimissioni, atto che ha portato poi Profumo a rivedere le sue posizioni e a rallentarne il progetto ...
http://www.liboriobutera.com/2012/10/27/retroscena-ecco-chi-voleva-le-24-ore-e-dove-sono-finiti-i-soldi-per-le-sezioni-primavera/
Ottimi propositi e finalmente un'analisi veritiera del lavoro degli insegnanti.
Ma perché tutto questo non è stato detto prima dell'inserimento dell'assurda proposta delle 24 ore nella legge di stabilità?
Marisa
Prima di dichiarare di essere dalla parte degli insegnanti, sarebbe meglio decidere di stare solo da una parte(don Milani).
Non si può essere contemporaneamente dalla parte degli insegnanti, e da quella dei banchieri che fingono di curare i mali che hanno provocato.
Se ci si mette su un asse inclinato, i compromessi con sé stesso sono inevitabili.
E poi, perché dalla parte degli insegnanti e non di tutti i lavoratori?
Non ho domande da rivolgere, ma posto anche qui il commento che ho inviato a "l'adige", quotidiano del Trentino, dopo aver letto un intervento del Sottosegretario Rossi Doria, nel quale il Sottosegretario medesimo si dissocia, come sembra fare in questo blog, dall'operato del Governo.
Leggo con un certo stupore da L'Adige di oggi che il Sottosegretario al Ministero dell'Istruzione, Marco Rossi Doria, sarebbe favorevole al cambiamento della norma, inserita nella legge di stabilitá, che prevederebbe un innalzamento dell'orario settimanale di lezione per gli insegnanti della scuola secondaria da diciotto a ventiquattro ore, norma che é stata proposta dal Governo italiano del quale, se non sbaglio, il signor Rossi Doria fa parte. Si può sostenere una cosa e il suo contrario?
Nel medesimo intervento il Sottosegretario, dopo aver denunciato i tagli che negli ultimi anni hanno gravemente compromesso il buon funzionamento della Scuola della Repubblica, auspica un'improcrastinabile inversione di tendenza: "occorre mettere a disposizione le risorse necessarie". Poi però (l'articolo prosegue a pag. 63) precisa che nelle prossime settimane "occorrerá trovare le risorse con cui far fronte al risparmio di 182 milioni di Euro previsto nella spending review per il MIUR". Si può sostenere una cosa e il suo contrario?
Sembra proprio di sí.
Mi permetto di suggerire quest'articolo sulla questione della retribuzione degli insegnanti.
http://www.imille.org/2012/11/stipendi-degli-insegnanti-pensiamo-alla-cronaca-ragioniamoci-sopra/
Quanti docenti della scuola secondaria superiore sono stati consultati? E' mai stato fatto un calcolo delle ore che si aggiungono alle 18 di cattedra? Preparazione e correzione di temi, consigli di classe e collegi docenti, udienze individuali e generali... Quello che paradossalmente viene conteggiato di meno è la preparazione e l'aggiornamento (non solo quello dei corsi, ma anche della lettura, dello studio, della conoscenza e competenza di uso dei mezzi informatici) che un insegnante organizza a casa per non diventare un mero riproduttore di informazioni asettiche e, magari, noiose ed errate. Aumentare le ore di cattedra significa penalizzare le giovani energie che escono dalle università, non occuparsi di studenti in classi numerose (tanto più gli studenti con difficoltà, quelli pronti ad abbandonare la scuola e a cui vanno date possibilità e, naturalmente, tempo prezioso ed energie). All'aumento delle ore corrisponderà un generale peggioramento della qualità dell'insegnamento, inevitabilmente.
Caro Marco,in un tuo precedente post hai detto che la nostra generazione ha,rispetto alla precedente ( i nostri genitori?)il difetto di non essere riuscita a lasciare un mondo migliore a chi veniva dopo ( i nostri figli?). A parte che questo non ritengo sia vero in assoluto.Ma non è questo di cui ti voglio parlare se mai leggerai questo post,se lo manterrai e se vorrai rispondermi. Credo che il modo in cui il Ministro/Ministero (?),tu come sottosegretario (?),avete gestito il "concorsone" sia scandaloso (senza paralare dei ridicoli quiz). A parte la totale subalternità alla lobby informatica,di cui poco si parla,ma che condiziona tutta la PA (cui il Ministro non credo sia insensibile),ho personalmente aiutato a compilare e inserire una domanda (con il server istruzione.it permanentemente bloccato a cavallo del 6/11),per scoprire dopo la scadenza che la domanda da me inoltrata non era..pervenuta:questo con una mail impersonale no reply. Non ho parole. Mi attrezzo ad un esposto alla Procura della Repubblica. Vivo,al contrario del Ministro (di te non so più) a contatto con le persone spesso sofferenti e non ho mai visto tale disumanità.Ciao Edoardo Turi (edoardo.turi@katamailcom)
Spettabile Rossi Doria,
quando deciderà finalmente di rassegnare le dimissioni? Un insegnante della scuola pubblica non può e non deve militare in questa compagine di governo e tantomeno prestare assistenza ad un ministro che onora della sua presenza il convegno del gruppo Bilderberg. Con la massoneria internazionale non vogliamo avere a che fare. Rifletta e tragga l'unica conseguenza possibile: le dimissioni.
Saluti, Antonio
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