Questo articolo dovrebbe uscire domani, su La Stampa.
Lunedì sera le strade di Napoli si sono riempite di una gioia immane, quasi che il Napoli avesse vinto lo scudetto. Sono forze potenziali inaudite e, fino a poco fa, insperate. Che spingono Napoli fuori dalla lunga depressione.
Poi ci sarà un mondo da ricostruire. Ci saranno le fatiche. Ora, però, va riconosciuto che Luigi de Magistris ha colto il momento, la situazione matura e l’ha trascinata in avanti. Sì, in avanti. Perché si è sgretolato un intero sistema di potere che sembrava inossidabile, a sinistra come a destra. E che ha mutilato la terza città d’Italia per oltre tre lustri.
Non sappiamo cosa succederà. Ma da lunedì la politica buona a nulla ma capace di tutto, che ha attraversato gli schieramenti della città, non esiste più. E i suoi esponenti sono finiti.
31 maggio, 2011
26 maggio, 2011
Tre cose
1 – Voto con convinzione Luigi De Magistris. E invito a votarlo.
Perché c’è una grande questione nazionale in palio. Perché la destra napoletana, quella di Lettieri, non è mai stata né liberale né fattiva. Bensì statalista per i fatti suoi e capace di tutto e buona a niente. Lo dimostrano due decenni di consociativismo e di mancata reale opposizione. E come ci dicono le gestioni recenti di Provincia e Regione, supine verso Roma e il leghismo e incapaci di qualsiasi slancio, novità, merito.
2 – La vittoria di De Magistris è la condizione per una svolta in città. Una città mortificata fino all’inverosimile sta esprimendo la propria rabbia. Alcuni di noi, io compreso, abbiamo sottovalutato l’urgenza di tale passaggio. La vittoria di De Magistris aprirà a una fase costruens. Andranno riparate le rovine e costruiti nuovi legami sociali e civili. E ci si dovrà per forza concentrare su misure, procedure, invenzioni, dispositivi, metodi, costanze di lavoro. Le cose indispensabili per far ripartire la città.
3 – Dentro questa nuova stagione – quella del governo nuovo, fatto in modo nuovo – un’anima giovane, fatta di ragazzi e ragazze di un’altra generazione da quelli della mia età, può diventare una guida civile. E un ricambio. Ma questo ricambio deve sapere da subito evitare le risacche dell’adesione. A favore del protagonismo propositivo. Dobbiamo sostenere tutti questa prospettiva. Ma – perché ciò accada - non possono esserci più i tanti che dopo essersi conformati a tutte le stagioni passate oggi premono per salire anche sul carro del prossimo vincitore. Vanno scelte, invece, persone che – come ha ripetuto De Magistris – siano state e siano coraggiose; il cui curriculum, in termini di scelte anche personali e di competenza, possa parlare per loro.
Molti di quelli che si sono esclusi, o che sono andati via possono ritornare in città. Ma perché ciò sia, è necessario che i troppi trasformismi non abbiano alcun premio. E siano invece e finalmente premiate l’innovazione e il sapere fare le cose e farle con gli altri. E’ tempo di imparare di nuovo. C’è urgenza di un radicale cambio di paradigmi e modi di fare. Negli obiettivi, nel metodo, nel linguaggio, nelle facce, negli stili.
Se ci sarà questa svolta si potrà andare avanti. Se non accade questo, no.
Perché c’è una grande questione nazionale in palio. Perché la destra napoletana, quella di Lettieri, non è mai stata né liberale né fattiva. Bensì statalista per i fatti suoi e capace di tutto e buona a niente. Lo dimostrano due decenni di consociativismo e di mancata reale opposizione. E come ci dicono le gestioni recenti di Provincia e Regione, supine verso Roma e il leghismo e incapaci di qualsiasi slancio, novità, merito.
2 – La vittoria di De Magistris è la condizione per una svolta in città. Una città mortificata fino all’inverosimile sta esprimendo la propria rabbia. Alcuni di noi, io compreso, abbiamo sottovalutato l’urgenza di tale passaggio. La vittoria di De Magistris aprirà a una fase costruens. Andranno riparate le rovine e costruiti nuovi legami sociali e civili. E ci si dovrà per forza concentrare su misure, procedure, invenzioni, dispositivi, metodi, costanze di lavoro. Le cose indispensabili per far ripartire la città.
3 – Dentro questa nuova stagione – quella del governo nuovo, fatto in modo nuovo – un’anima giovane, fatta di ragazzi e ragazze di un’altra generazione da quelli della mia età, può diventare una guida civile. E un ricambio. Ma questo ricambio deve sapere da subito evitare le risacche dell’adesione. A favore del protagonismo propositivo. Dobbiamo sostenere tutti questa prospettiva. Ma – perché ciò accada - non possono esserci più i tanti che dopo essersi conformati a tutte le stagioni passate oggi premono per salire anche sul carro del prossimo vincitore. Vanno scelte, invece, persone che – come ha ripetuto De Magistris – siano state e siano coraggiose; il cui curriculum, in termini di scelte anche personali e di competenza, possa parlare per loro.
Molti di quelli che si sono esclusi, o che sono andati via possono ritornare in città. Ma perché ciò sia, è necessario che i troppi trasformismi non abbiano alcun premio. E siano invece e finalmente premiate l’innovazione e il sapere fare le cose e farle con gli altri. E’ tempo di imparare di nuovo. C’è urgenza di un radicale cambio di paradigmi e modi di fare. Negli obiettivi, nel metodo, nel linguaggio, nelle facce, negli stili.
Se ci sarà questa svolta si potrà andare avanti. Se non accade questo, no.
21 maggio, 2011
Giovanni propone a De Magistris sulle politiche sociali
Il mio amico Giovanni Laino ha inviato, con competenza e umiltà, a Luigi De Magistris le seguenti chiare proposte su cosa fare a Napoli per le politiche di inclusione sociale.
Condivido totalmente e dunque riporto:
Dare una grande attenzione alla lotta alla povertà, con il rispetto dei diritti e con livelli dignitosi della spesa sociale, a partire dai compiti specifici del Comune, con particolare attenzione ai rioni più in difficoltà.
· Battaglia con il Governo e la Regione per ridestinare a Napoli quote significative dei fondi FAS e rimodulazione dei fondi europei per un fondo per la coesione sociale. Nel medio periodo recupero dell’evasione contributiva e delle multe.
· Pagamento in poche trance dell’insieme del debito vantato dalle organizzazioni non profit trovando una formula credibile per pagare le fatture di detti fornitori entro 90 giorni e per superare il criterio cronologico nei pagamenti delle spese per servizi sociali.
· Razionalizzazione della spesa sociale, progressiva lotta alla precarietà dei lavoratori del terzo settore, pretendendo una giusta retribuzione per i servizi esternalizzati.
· A partire dalle 165 nuove assistenti sociali riorganizzare i centri di servizio sociale territoriale valorizzando il lavoro di tutti gli addetti del Comune impegnati nei servizi.
· Favorire e rispettare l’autonomia politica delle organizzazioni, concertando la costruzione di formule di confronto permanente, trasparenti, senza confusione di ruoli, per realizzare pratiche di democrazia deliberativa che coinvolgano anche i beneficiari dei servizi.
· Incrementare il numero di asili nido.
· Chiedere e incentivare tutte le scuole di proprietà del Comune a consentire l’uso degli spazi sino a sera per attività sociali.
· Assegnare la delega per le politiche sociali e per l'educazione ad una persona di alto profilo e competenza di "chiara fama".
Cordiali e modesti saluti,
Giovanni Laino
Condivido totalmente e dunque riporto:
Dare una grande attenzione alla lotta alla povertà, con il rispetto dei diritti e con livelli dignitosi della spesa sociale, a partire dai compiti specifici del Comune, con particolare attenzione ai rioni più in difficoltà.
· Battaglia con il Governo e la Regione per ridestinare a Napoli quote significative dei fondi FAS e rimodulazione dei fondi europei per un fondo per la coesione sociale. Nel medio periodo recupero dell’evasione contributiva e delle multe.
· Pagamento in poche trance dell’insieme del debito vantato dalle organizzazioni non profit trovando una formula credibile per pagare le fatture di detti fornitori entro 90 giorni e per superare il criterio cronologico nei pagamenti delle spese per servizi sociali.
· Razionalizzazione della spesa sociale, progressiva lotta alla precarietà dei lavoratori del terzo settore, pretendendo una giusta retribuzione per i servizi esternalizzati.
· A partire dalle 165 nuove assistenti sociali riorganizzare i centri di servizio sociale territoriale valorizzando il lavoro di tutti gli addetti del Comune impegnati nei servizi.
· Favorire e rispettare l’autonomia politica delle organizzazioni, concertando la costruzione di formule di confronto permanente, trasparenti, senza confusione di ruoli, per realizzare pratiche di democrazia deliberativa che coinvolgano anche i beneficiari dei servizi.
· Incrementare il numero di asili nido.
· Chiedere e incentivare tutte le scuole di proprietà del Comune a consentire l’uso degli spazi sino a sera per attività sociali.
· Assegnare la delega per le politiche sociali e per l'educazione ad una persona di alto profilo e competenza di "chiara fama".
Cordiali e modesti saluti,
Giovanni Laino
Fare la speranza
Oggi è uscito su L'Unità questo mio articolo su Napoli
“Uscire dal buio, fare la speranza: è questo il fatto di questi giorni”. La frase me la dice Gino, dal suo cel: “Non mi interessa la politica ma fuori dal buio sì”. Non è uno studente universitario. E’ un ragazzino del mio quartiere che lavora in un bar. Ma ha la stessa voce dei ragazzi che hanno gridato durante l’inverno sui tetti e nelle vie. E che ora vanno a votare.
Anche a Napoli c’è un vento nuovo. E se c’è una città che ne ha bisogno è Napoli. Il suo buio è stato ed è ancora fitto. La povertà e la disoccupazione hanno i tassi più alti del paese. Siamo ultimi per qualità di vita. Quasi centomila persone sono andate via.
Questo governo e la destra c’entrano. Eccome. Ma in quasi venti anni di amministrazioni di centro-sinistra non s’è costruita un’idea di città produttiva e inclusiva.
“Uscire dal buio, fare la speranza: è questo il fatto di questi giorni”. La frase me la dice Gino, dal suo cel: “Non mi interessa la politica ma fuori dal buio sì”. Non è uno studente universitario. E’ un ragazzino del mio quartiere che lavora in un bar. Ma ha la stessa voce dei ragazzi che hanno gridato durante l’inverno sui tetti e nelle vie. E che ora vanno a votare.
Anche a Napoli c’è un vento nuovo. E se c’è una città che ne ha bisogno è Napoli. Il suo buio è stato ed è ancora fitto. La povertà e la disoccupazione hanno i tassi più alti del paese. Siamo ultimi per qualità di vita. Quasi centomila persone sono andate via.
Questo governo e la destra c’entrano. Eccome. Ma in quasi venti anni di amministrazioni di centro-sinistra non s’è costruita un’idea di città produttiva e inclusiva.
19 maggio, 2011
Troppi errori nel Pd, De Magistris ha capito la rabbia
Massimiliano Amato de l’Unità mi ha intervistato sul risultato delle elezioni a Napoli, questo è il testo uscito oggi.
Visto che è avvenuto, sostiene Marco Rossi Doria, l’arrevuoto era “filosoficamente necessario”. I giuristi direbbero: cosa fatta, capo ha. «Più o meno è così». E tuttavia, professore… «E tuttavia lo ammetto: avevo completamente sbagliato analisi». Il maestro di strada parla dall’”esilio” di Trento, ma le sue analisi squarciano il ventre di Napoli come lama acuminata. Nel 2006, indicò una prospettiva: uscire dal pantano con un metodo e un progetto di governo. Ma la sua battaglia rimase imprigionata nel recinto della testimonianza: snobbata dal centrosinistra ufficiale che si compattò sul nome di Rosa Russo Iervolino, poco percepita dalla base elettorale. Altri tempi. Se cominciamo con l’autocritica non la finiamo più.
«Mi lasci spiegare. Premessa: non c’è ironia, né risentimento, in quello che dico. Dopo che è stato scaraventato nella polvere l’eroe Bassolino, ho sperato nell’individuazione di un capo-cantiere per la ricostruzione».
Invece?
«Invece ora abbiamo un capo che indica il nemico, che sicuramente esiste. Ma è cosa abbastanza diversa rispetto all’aspirazione di cui sopra: va bene lo stesso»
E se fosse proprio ciò di cui Napoli ha bisogno?
«L’ho detto prima: quando una cosa accade, vuol dire che era filosoficamente necessaria. De Magistris, che al ballottaggio va sostenuto con tutte le forze per evitare la sciagura di consegnare il Comune a questo centrodestra, ha interpretato efficacemente la rabbia e l’indignazione della gente, l’insopportabilità della vita civile e sociale».
Si sente aleggiare un ma.
«De Magistris usa un metro: quello della rabbia, e quindi è sintonizzato perfettamente con questa particolare fase della storia della città. È un atteggiamento che produce una rottura».
Ma è un’offerta esaustiva?
«Da liberale rispondo che è un’offerta povera, ma è l’unica che c’è. E le responsabilità sono del centrosinistra: non ha ben governato, non ha fatto politica, avviluppato com’era nelle sue diatribe interne. Questo ceto politico autocentrato e autoreferenziale, da tempo parla solo di sé e tra sé. E, di fronte a tutte le provocazioni, compresa la mia piccola esperienza di cinque anni fa, ha resistito con stile sovietico. Sono quindici anni che un intero ceto politico, e non solo il capro espiatorio Antonio Bassolino, si rifiuta di ragionare su una nuova idea di città. Adesso non ci si può meravigliare».
Sembra di capire che lei si sarebbe volentieri risparmiato la fase termidoriana. È così?
«Non proprio. Io indicavo la necessità di fare non uno, ma due passi avanti: rottura e ricostruzione dovevano e potevano essere contestuali, anzi, la seconda conseguenza della prima. Ora lavorerò per far vincere De Magistris, ma anche per costruire un dopo. Se ce ne saranno le condizioni, ovviamente».
Mettiamola giù brutalmente secondo lei il Pd ha sbagliato candidato?
«Il prefetto Morcone era un eccellente candidato e sarebbe stato un eccellente sindaco, ma è arrivato dopo una sequela di errori inenarrabili. A me non piace piangere sul latte versato. La gente ha scelto e io rispetto il verdetto popolare. Adesso si è espressa la rottura, a un certo punto si dovrà pur aprire il cantiere. Se si vince».
Appunto se si vince?
«Vedremo come si apre questo cantiere, dove troveremo i soldi e le competenze per ricostruire la città».
Cioè?
«Dico solo che una cosa è la battaglia, tutt’altra la guerra. Una volta vinta la prima, poi comincia la fase del governo».
E il solo metro della rabbia potrebbe non bastare. Giusto?
«Io non ho capito che la rabbia era necessaria, e ho anticipato un’aspirazione ricostruttiva. Mi auguro che non si pensi che la rabbia sia sufficiente, perché sarebbe una tragica illusione»
Visto che è avvenuto, sostiene Marco Rossi Doria, l’arrevuoto era “filosoficamente necessario”. I giuristi direbbero: cosa fatta, capo ha. «Più o meno è così». E tuttavia, professore… «E tuttavia lo ammetto: avevo completamente sbagliato analisi». Il maestro di strada parla dall’”esilio” di Trento, ma le sue analisi squarciano il ventre di Napoli come lama acuminata. Nel 2006, indicò una prospettiva: uscire dal pantano con un metodo e un progetto di governo. Ma la sua battaglia rimase imprigionata nel recinto della testimonianza: snobbata dal centrosinistra ufficiale che si compattò sul nome di Rosa Russo Iervolino, poco percepita dalla base elettorale. Altri tempi. Se cominciamo con l’autocritica non la finiamo più.
«Mi lasci spiegare. Premessa: non c’è ironia, né risentimento, in quello che dico. Dopo che è stato scaraventato nella polvere l’eroe Bassolino, ho sperato nell’individuazione di un capo-cantiere per la ricostruzione».
Invece?
«Invece ora abbiamo un capo che indica il nemico, che sicuramente esiste. Ma è cosa abbastanza diversa rispetto all’aspirazione di cui sopra: va bene lo stesso»
E se fosse proprio ciò di cui Napoli ha bisogno?
«L’ho detto prima: quando una cosa accade, vuol dire che era filosoficamente necessaria. De Magistris, che al ballottaggio va sostenuto con tutte le forze per evitare la sciagura di consegnare il Comune a questo centrodestra, ha interpretato efficacemente la rabbia e l’indignazione della gente, l’insopportabilità della vita civile e sociale».
Si sente aleggiare un ma.
«De Magistris usa un metro: quello della rabbia, e quindi è sintonizzato perfettamente con questa particolare fase della storia della città. È un atteggiamento che produce una rottura».
Ma è un’offerta esaustiva?
«Da liberale rispondo che è un’offerta povera, ma è l’unica che c’è. E le responsabilità sono del centrosinistra: non ha ben governato, non ha fatto politica, avviluppato com’era nelle sue diatribe interne. Questo ceto politico autocentrato e autoreferenziale, da tempo parla solo di sé e tra sé. E, di fronte a tutte le provocazioni, compresa la mia piccola esperienza di cinque anni fa, ha resistito con stile sovietico. Sono quindici anni che un intero ceto politico, e non solo il capro espiatorio Antonio Bassolino, si rifiuta di ragionare su una nuova idea di città. Adesso non ci si può meravigliare».
Sembra di capire che lei si sarebbe volentieri risparmiato la fase termidoriana. È così?
«Non proprio. Io indicavo la necessità di fare non uno, ma due passi avanti: rottura e ricostruzione dovevano e potevano essere contestuali, anzi, la seconda conseguenza della prima. Ora lavorerò per far vincere De Magistris, ma anche per costruire un dopo. Se ce ne saranno le condizioni, ovviamente».
Mettiamola giù brutalmente secondo lei il Pd ha sbagliato candidato?
«Il prefetto Morcone era un eccellente candidato e sarebbe stato un eccellente sindaco, ma è arrivato dopo una sequela di errori inenarrabili. A me non piace piangere sul latte versato. La gente ha scelto e io rispetto il verdetto popolare. Adesso si è espressa la rottura, a un certo punto si dovrà pur aprire il cantiere. Se si vince».
Appunto se si vince?
«Vedremo come si apre questo cantiere, dove troveremo i soldi e le competenze per ricostruire la città».
Cioè?
«Dico solo che una cosa è la battaglia, tutt’altra la guerra. Una volta vinta la prima, poi comincia la fase del governo».
E il solo metro della rabbia potrebbe non bastare. Giusto?
«Io non ho capito che la rabbia era necessaria, e ho anticipato un’aspirazione ricostruttiva. Mi auguro che non si pensi che la rabbia sia sufficiente, perché sarebbe una tragica illusione»
18 maggio, 2011
Sostenere De Magistris e…
Ho, insieme a tanti, sostenuto Morcone. Che ha perso. C’è tanta gente niente affatto legata al cattivo centro-sinistra di Napoli che l’ha fatto. L’ho chiamato al telefono Morcone, a urne ancora aperte. Era tranquillo. Torna al suo lavoro. Una persona brava, concreta, equilibrata. Niente a che fare con il ceto politico. Che ora – ci possiamo giurare – lo lascerà da solo. Per salire su un carro, o l’uno o l’altro.
Poi, ha perso il Pd; e ben gli sta. E su questo si dovrà tornare. E tornare ancora.
Ma di valutazioni argomentate su come andava a finire il pd napoletano forse nessuno ne ha fatte, negli ultimi anni, più di chi scrive, sui giornali e qui. Non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire, chi è causa del suo mal… ecc.
Soprattutto ha vinto De Magistris. Bene così. E si va avanti. Il doppio turno è bello e serve per questo. De Magistris lo ha fatto usando bene, molto bene, il sentire profondo e indignato della città. Di questo gli va dato merito. La città ha voluto un capo, che desse voce a questo. Era una condizione necessaria. E De Magistris ha avuto ragione politica a sostenerla. “Amma scassà” – così ha gridato al comizio finale. E questo che serve a tanti cittadini e cittadine di Napoli oggi. Che, intanto, hanno bisogno di reagire e uscire dal pantano depressivo nel quale il ceto politico e l’amministrazione Iervolino ci hanno gettato. Perciò: il voto gli dà ragione. E gli consiglia di non apparentarsi con i partiti e di continuare su questa onda. E lo farà. E lo stesso voto dà torto a chi, come me, aveva sostenuto la necessità di una squadra guidata da una personalità sobria e operosa e non trascinante, più che di un capo capace di galvanizzare e ha argomentato che la ripresa di Napoli si fondasse, da subito, sulla ricostruzione più che sulla rabbia. Il voto sancisce, senza ombra di dubbio, che non è così. Avevo usato la metafora del capo-cantiere. Invece il voto dice che la domanda e il bisogno profondo erano quelle del capo-popolo.
E’ un risultato chiaro. Che va accolto. E poi ci sarà il poi… E ci vorrà anche il cantiere e le sue funzioni e un dibattito civico su come fare le cose, quando, con chi, con quali priorità e reperendo come i soldi. Ma questo sarà. E dovranno maturare le condizioni e i convincimenti profondi perché ciò sia.
Ora è evidente che si tratta di sostenere Luigi De Magistris. Darsi da fare. E davvero. Perché questo centro-destra va fermato.
Ho sostenuto anche Fernanda Tuccillo. Riporto qui di seguito alcune parti di quel che ci ha scritto:
Carissime/i,
i dati non sono ancora definitivi ma appare ormai evidente un risultato negativo per la lista nella quale ero candidata. C’è stato un chiaro voto di protesta; non spetta a me analizzare il voto e l’altissima percentuale di astensionismo… C´è un elemento su cui riflettere: lo scarso numero di preferenze espresse per me nei seggi del quartiere. Abbiamo sicuramente sbagliato qualcosa che, al momento, non si riesce a cogliere del tutto. Tuttavia, ripensando agli episodi di malcostume ai quali abbiamo assistito durante i giorni delle elezioni, mi sento di affermare che forse è stato chiesto troppo alla coscienza civica delle mamme del quartiere. La spiegazione del dato negativo potrebbe proprio essere spiegato con l´impossibilità, da parte di molti, a resistere alle pressioni e alle vessazioni cui sono state sottoposti.
E allora si riparte: avevo detto che, se eletta, avrei continuato a fare la preside, figuriamoci ora! Adesso l´impegno di tutti deve essere quello di consentire ai bambini e alle bambine di Napoli, quando saranno adulti, di esprimere il proprio voto in assoluta libertà. Grazie ancora!
Fernanda
Poi, ha perso il Pd; e ben gli sta. E su questo si dovrà tornare. E tornare ancora.
Ma di valutazioni argomentate su come andava a finire il pd napoletano forse nessuno ne ha fatte, negli ultimi anni, più di chi scrive, sui giornali e qui. Non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire, chi è causa del suo mal… ecc.
Soprattutto ha vinto De Magistris. Bene così. E si va avanti. Il doppio turno è bello e serve per questo. De Magistris lo ha fatto usando bene, molto bene, il sentire profondo e indignato della città. Di questo gli va dato merito. La città ha voluto un capo, che desse voce a questo. Era una condizione necessaria. E De Magistris ha avuto ragione politica a sostenerla. “Amma scassà” – così ha gridato al comizio finale. E questo che serve a tanti cittadini e cittadine di Napoli oggi. Che, intanto, hanno bisogno di reagire e uscire dal pantano depressivo nel quale il ceto politico e l’amministrazione Iervolino ci hanno gettato. Perciò: il voto gli dà ragione. E gli consiglia di non apparentarsi con i partiti e di continuare su questa onda. E lo farà. E lo stesso voto dà torto a chi, come me, aveva sostenuto la necessità di una squadra guidata da una personalità sobria e operosa e non trascinante, più che di un capo capace di galvanizzare e ha argomentato che la ripresa di Napoli si fondasse, da subito, sulla ricostruzione più che sulla rabbia. Il voto sancisce, senza ombra di dubbio, che non è così. Avevo usato la metafora del capo-cantiere. Invece il voto dice che la domanda e il bisogno profondo erano quelle del capo-popolo.
E’ un risultato chiaro. Che va accolto. E poi ci sarà il poi… E ci vorrà anche il cantiere e le sue funzioni e un dibattito civico su come fare le cose, quando, con chi, con quali priorità e reperendo come i soldi. Ma questo sarà. E dovranno maturare le condizioni e i convincimenti profondi perché ciò sia.
Ora è evidente che si tratta di sostenere Luigi De Magistris. Darsi da fare. E davvero. Perché questo centro-destra va fermato.
Ho sostenuto anche Fernanda Tuccillo. Riporto qui di seguito alcune parti di quel che ci ha scritto:
Carissime/i,
i dati non sono ancora definitivi ma appare ormai evidente un risultato negativo per la lista nella quale ero candidata. C’è stato un chiaro voto di protesta; non spetta a me analizzare il voto e l’altissima percentuale di astensionismo… C´è un elemento su cui riflettere: lo scarso numero di preferenze espresse per me nei seggi del quartiere. Abbiamo sicuramente sbagliato qualcosa che, al momento, non si riesce a cogliere del tutto. Tuttavia, ripensando agli episodi di malcostume ai quali abbiamo assistito durante i giorni delle elezioni, mi sento di affermare che forse è stato chiesto troppo alla coscienza civica delle mamme del quartiere. La spiegazione del dato negativo potrebbe proprio essere spiegato con l´impossibilità, da parte di molti, a resistere alle pressioni e alle vessazioni cui sono state sottoposti.
E allora si riparte: avevo detto che, se eletta, avrei continuato a fare la preside, figuriamoci ora! Adesso l´impegno di tutti deve essere quello di consentire ai bambini e alle bambine di Napoli, quando saranno adulti, di esprimere il proprio voto in assoluta libertà. Grazie ancora!
Fernanda
12 maggio, 2011
Votare persone
Anche questa volta le elezioni amministrative porteranno nel consiglio comunale di Napoli molte persone che sanno fare poco nella vita e hanno fatto della politica un business personale; che non dialogano con la città reale e sono distanti dalla fatica dei processi autenticamente partecipativi; che costruiscono consenso sulla base di scambio, di potere o peggio; che non studiano i problemi, non fanno proposte in modo disinteressato e competente; che appartengono a gruppi fondati su interessi e fedeltà a capi; che, inoltre, sono spesso molto provinciali, sciatti e anche dai modi privi di qualsiasi garbo, a dir poco.
E’ così. Lo sappiamo. Dobbiamo ricordarcene.
E’ per questo che ho deciso che, nei miei limiti, sosterrò delle persone che si sono, nella vita, opposte veramente a tutto questo. E che – perciò - sono portatrici di competenze, continuano a studiare, sono propositive perché sanno fare cose e conservano, inoltre, modi e metodi capaci di favorire dialogo pubblico e incontro tra cittadini e idee, anche nella diversità di vedute. Sono persone che rappresentano una città diversa. Che esiste ma non è stata rappresentata in questi anni se non da pochissimi.
Ce ne sono di persone così; io segnalo queste.
Ho già scritto qui che, per sindaco di Napoli, sostengo MARIO MORCONE. Anche per le sue competenze e le sue qualità umane. E più lo conosco e più di ciò sono convinto. Non sono ingenuo né ho cambiato idea su certo centro-sinistra. Non mi piacciono affatto molti che sostengono Morcone. Ma chi mi conosce sa che non mi bastano le questioni di schieramento basate sull’essere contro. Mario Morcone ha le doti per essere un buon sindaco.
Poi, mi hanno sollecitato, anche qui, a dire perché sono contro gli altri candidati. L’ho fatto per quello di destra, con ragionamenti inerenti a politica e legalità. Ma oltre non sono proprio voluto andare. Perché non c’è sempre bisogno di dire, in negativo, perché non votare per gli altri e non è sempre politicamente intelligente farlo, dato che si vota con due turni.
Per il Consiglio comunale, sostengo innanzitutto FERNANDA TUCCILLO. Che è candidata per la lista civica di Morcone.
Conosco Fernanda dal 1994. Ero appena stato comandato a fare il maestro di strada nei Quartieri Spagnoli, presso l'Associazione Quartieri Spagnoli, dall'allora Ministro Giovanni Berlinguer e lei insegnava in una scuola del Quartiere.
Parlavamo per ore di come aiutare ogni singolo ragazza e ragazzo. Per arrivare a costruire strategie educative operative, equilibrate, possibili. Tra scuola e fuori scuola. Coinvolgendo ogni volta il ragazzo innanzitutto. E la famiglia, le forze vive del quartiere, gli insegnanti.
Chi sa di queste cose sa anche quanto sia questo l'importante.
E sa, soprattutto, che nel fare per anni queste cose e nel studiare come farle si costruisce un metodo capace di guardare alla complessità, un metodo di studio, azione e partecipazione che è il più adatto a trovare soluzioni per la città insieme ai cittadini della città. In ogni campo.
Quel modo in Fernanda non è mai venuto meno.
Tra le persone che conosco il Pd a Napoli è considerato male. Perché ha fatto male e ha fatto male a lungo. Ma tra chi comunque decide di sostenerlo segnalo, per il consiglio comunale, GIULIANO LACCETTI, della rinnovata componente di Ignazio Marino.
Giuliano proviene dall'associazionismo; è professore ordinario di Informatica alla Federico II. Il suo contributo sui temi della ricerca e dell'innovazione culturale si coniuga con un'idea di città fondata sui diritti delle persone.
Per le Municipalità sostengo, in luoghi diversi, 3 candidati.
Per la Municipalità 1 invito a votare ANDREA FURGIUELE - che è candidato capolista del PD, entro l'area di Ignazio Marino. Andrea è radicale. Ha una storia di autentica rottura con il modo di fare politica che ci ha oppresso in questi anni, è una persona disinteressata ed aperta, impegnata da sempre con l'Associazione Ernesto Rossi di cui è segretario, che si batte attivamente per la legalità, la laicità, la civiltà democratica e la partecipazione, i diritti delle persone.
Nella Municipalità 8 invito a votare ERNESTO MOSTARDI nella lista del Partito Democratico. Ernesto è insegnante di filosofia alle scuole superiori, impegnato per la difesa e l'innovazione della scuola pubblica. La politica, per lui, non è un mestiere o l'occasione per accumulare vantaggi personali. Con il periodico on line Fuoricentroscampia.it mette in rete le esperienze e i linguaggi dell’Area Nord di Napoli.
Nella Municipalità 2 invito a votare ARTURO CASTALDI, nella lista Sinistra ecologia e libertà. Arturo è un giovane giurista colto e cosmopolita, impegnato per la legalità; è avvocato penalista docente di diritti umani. Ha passato l’ultimo anno e mezzo a Kabul nella Missione di RuleofLaw.
E’ così. Lo sappiamo. Dobbiamo ricordarcene.
Ce ne sono di persone così; io segnalo queste.
Ho già scritto qui che, per sindaco di Napoli, sostengo MARIO MORCONE. Anche per le sue competenze e le sue qualità umane. E più lo conosco e più di ciò sono convinto. Non sono ingenuo né ho cambiato idea su certo centro-sinistra. Non mi piacciono affatto molti che sostengono Morcone. Ma chi mi conosce sa che non mi bastano le questioni di schieramento basate sull’essere contro. Mario Morcone ha le doti per essere un buon sindaco.
Poi, mi hanno sollecitato, anche qui, a dire perché sono contro gli altri candidati. L’ho fatto per quello di destra, con ragionamenti inerenti a politica e legalità. Ma oltre non sono proprio voluto andare. Perché non c’è sempre bisogno di dire, in negativo, perché non votare per gli altri e non è sempre politicamente intelligente farlo, dato che si vota con due turni.
Per il Consiglio comunale, sostengo innanzitutto FERNANDA TUCCILLO. Che è candidata per la lista civica di Morcone.
Conosco Fernanda dal 1994. Ero appena stato comandato a fare il maestro di strada nei Quartieri Spagnoli, presso l'Associazione Quartieri Spagnoli, dall'allora Ministro Giovanni Berlinguer e lei insegnava in una scuola del Quartiere.
Parlavamo per ore di come aiutare ogni singolo ragazza e ragazzo. Per arrivare a costruire strategie educative operative, equilibrate, possibili. Tra scuola e fuori scuola. Coinvolgendo ogni volta il ragazzo innanzitutto. E la famiglia, le forze vive del quartiere, gli insegnanti.
Chi sa di queste cose sa anche quanto sia questo l'importante.
E sa, soprattutto, che nel fare per anni queste cose e nel studiare come farle si costruisce un metodo capace di guardare alla complessità, un metodo di studio, azione e partecipazione che è il più adatto a trovare soluzioni per la città insieme ai cittadini della città. In ogni campo.
Quel modo in Fernanda non è mai venuto meno.
Tra le persone che conosco il Pd a Napoli è considerato male. Perché ha fatto male e ha fatto male a lungo. Ma tra chi comunque decide di sostenerlo segnalo, per il consiglio comunale, GIULIANO LACCETTI, della rinnovata componente di Ignazio Marino.
Giuliano proviene dall'associazionismo; è professore ordinario di Informatica alla Federico II. Il suo contributo sui temi della ricerca e dell'innovazione culturale si coniuga con un'idea di città fondata sui diritti delle persone.
Per le Municipalità sostengo, in luoghi diversi, 3 candidati.
Per la Municipalità 1 invito a votare ANDREA FURGIUELE - che è candidato capolista del PD, entro l'area di Ignazio Marino. Andrea è radicale. Ha una storia di autentica rottura con il modo di fare politica che ci ha oppresso in questi anni, è una persona disinteressata ed aperta, impegnata da sempre con l'Associazione Ernesto Rossi di cui è segretario, che si batte attivamente per la legalità, la laicità, la civiltà democratica e la partecipazione, i diritti delle persone.
Nella Municipalità 8 invito a votare ERNESTO MOSTARDI nella lista del Partito Democratico. Ernesto è insegnante di filosofia alle scuole superiori, impegnato per la difesa e l'innovazione della scuola pubblica. La politica, per lui, non è un mestiere o l'occasione per accumulare vantaggi personali. Con il periodico on line Fuoricentroscampia.it mette in rete le esperienze e i linguaggi dell’Area Nord di Napoli.
Nella Municipalità 2 invito a votare ARTURO CASTALDI, nella lista Sinistra ecologia e libertà. Arturo è un giovane giurista colto e cosmopolita, impegnato per la legalità; è avvocato penalista docente di diritti umani. Ha passato l’ultimo anno e mezzo a Kabul nella Missione di RuleofLaw.
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