E’ capitato di assentarmi a lungo da questo luogo. La principale ragione è che mia mamma si è rotta il femore. Chi ha le mamme anziane sa di cosa parlo.
Continua da giorni una campagna sul Corriere del Mezzogiorno – che ringrazio per l’attenzione molteplice. Che mi riguarda. Perché contiene un invito, a me rivolto, di tornare a Napoli da Trento. Dove sto in media quattro giorni a settimana per lavoro dopo che ho lasciato il Ministero della Pubblica Istruzione mentre gli altri tre li trascorro a Napoli. E dove mi occupo di cose da cui imparo molto. Centrate su nuovi modelli di welfare educativo. Si tratta, infatti, di un lavoro di progettazione e costruzione partecipata di una migliore offerta ai ragazzi in difficoltà da parte della formazione professionale trentina.
E’ una innovazione voluta dal presidente Dellai - che ha appena vinto le elezioni con una coalizione di centro-sinistra sulla base di un programma di cinque anni - che vuole dare grande importanza a istruzione e integrazione sociale. E’ un lavoro con un mandato forte, dunque; e che ha luogo entro un sistema di formazione che conosce da anni molti buoni risultati e oggi alcuni problemi emergenti e che si rivolge a ragazzi, italiani e stranieri, provenienti da famiglie certo non ricche.
Comunque, all’invito iniziale, che mi riguardava – lanciato da Isaia Sales sul Corriere del Mezzogiorno a Bassolino e Iervolino - ho subito risposto su Repubblica Napoli. E vi invito a leggermi anche perché davvero non trovo ulteriori argomenti. Infatti, in fondo, la mia è stata una scelta professionale. Che, in quanto tale, non ho reso nemmeno pubblica. Ma poiché c’è stato un appello, allora ho risposto. E la risposta, in fondo, si riassume in una frase: i nostri governanti sono stati per anni parte del problema, dubito che possano essere anche i promotori della soluzione. Tutto qui. E aggiungo solo una cosa del tutto evidente: tanto meno lo possono essere ora. A pochi mesi dalla fine dell’ennesimo mandato elettorale non usato bene nel campo di cui mi occupo da sempre, nonostante i mille e mille suggerimenti e le proposte fatti da tanti, negli ultimi tre lustri, me compreso. Questo appello, insomma, arriva fuori tempo massimo, a una fermata dal capolinea.
Resta il dramma: sono passati quindici anni e la “città dei bambini” non ci è stata proprio. E questo fallimento ha colpito, come sempre avviene, innanzitutto i più deboli tra bambini e ragazzi. Non solo, dunque, non ci è stata una politica ma non ci è stata una politica “di sinistra”. Constatato questo, il personale delle tante case famiglie chiuse o gli operatori dei progetti educativi senza stipendio protestano, amareggiati, Cesare Moreno si incatena sotto la regione, io lavoro a Trento… E’ semplicemente normale – e anche sano – che chi ha dedicato la vita a queste cose - di fronte a un fallimento così palese - ne tragga le conseguenze. Solo 'a politica si può permettere il lusso di cantare serenate mentre la nave affonda perché è stata portata contro la scogliera.
Verrà un’altra stagione – ne sono convinto. Ed è bene che ci si prepari. Ma è altrettanto bene che con questa stagione qui - e con il suo personale politico - si chiuda. Poi, purtroppo, si profila il fortissimo rischio che si tratterà di una brutta chiusura. Perché, dalle nostre parti, le cattive politiche stanno per favorire anche l’ascesa di una bruttissima destra. Ma di questa chiarissima duplice responsabilità del centro-sinistra campano e di chi lo ha condotto – di avere fallito le politiche concrete e, al contempo, avere spalancato le porte alla peggiore destra - ho già detto tante volte e dirò ancora…