Cari amici e amiche,
si va verso le ferie estive. Nell'augurare a tutti buone vacanze, voglio avvisare anche quanti preferiscono questo luogo al sito di Decidiamo insieme che ho inserito lì una lettera per ricordare a me stesso e agli altri le scadenze e i temi di dibattito che ci attendono, dopo la pausa estiva.
Continueremo a discutere: qui, nel sito dell'associazione e magari anche in luoghi meno virtuali, in un confronto che spero sarà ricco e capace di ascolto reciproco, e anche di suscitare nuovi dubbi, curiosità, voglia di impegno e spirito di amicizia.
A presto
31 luglio, 2006
27 luglio, 2006
Voce da Haifa, speranza e difficoltà a Napoli, referendum cittadini e democrazia deliberativa
Scusatemi ma questa volta sarò davvero lungo perché non sono riuscito a scrivere ogni giorno e non so quanto ci riuscirò durante le prossime settimane.
E' estate, fa caldo, siamo stanchi da un anno impegnativo per tanti tra noi che si sono esposti perché il governo e il clima politico e programmatico nella nostra città si avvicinasse ai cittadini e al come concretamente risolvere i problemi. Oggi verifichiamo che molte nostre proposte erano ben articolate e avevano colto il centro delle questioni che aggravano la vita cittadina. Lo sguardo su Napoli oggi conferma la bontà della scelta di essere autonomamente presenti alle elezioni e oltre e la necessità di fare questo cammino.
E, sì, siamo in tanti a essere colpiti anche emotivamente e preoccupati per la piega che prendono le cose in Medio Oriente. Mi piacerebbe che se ne parlasse in pubblico, ascoltandosi anche tra posizioni diverse e non urlandosi addosso le certezze. Oltre due anni fa, in tempi non sospetti, ho promosso, insieme con l'Associazione 27 gennaio e con Lello Porta, un simile momento con una giornata di studio sui protocolli di Ginevra. C'erano pacifisti israeliani e amici palestinesi. Si parlò di merito e di possibilità. Frontiere, condizioni di sicurezza, trattati di pace e risoluzione delle questioni di territorio, sviluppo economico locale e fatica del riconoscimento pieno e reciproco.
Ieri nell'articolo di fondo di Gianni Riotta sul Corriere della Sera ho letto le dichiarazioni, riportate, di Yona Yahaf, sindaco di Haifa e politico pacifista israeliano di rilievo, che seguo da tempo: cercare testardamente la pace ovunque e con chiunque, Hamas compresa, anche con immediate e risolutive cessione dei territori occupati e, al contempo, applicare la risoluzione 1559 e comunque agire a difesa della sicurezza di Israele. Sono la cosa più simile a ciò che penso.
E torniamo a Napoli. Mi dispiace davvero che Francesco de Goyzueta si dispiaccia. Penso che sia un dispiacere diffuso. E che sia utile però il suo intervento perché si è ripetuto, ha qualcosa di paradigmatico ed è importante ragionarci su per davvero. Ribadisco che non vi sono soluzioni trovate in quattro mesi a cose, appunto, complesse… come è anche il confronto con le forze politiche a partire da quello che noi siamo stati come movimento. Forse mi piacerebbe vedere un po' più di tolleranza per i tempi e per le normali difficoltà di una impresa che tutti sapevamo difficile, lunga e le parole "peccato davvero" vorrei tanto che non prendessero quella aria definitiva. Ma devo constatare che si produce in molti una sorta di dispiacere per la supposta "promessa mancata" che la mia candidatura avrebbe costituito e che non si concilia facilmente con la pazienza necessaria a azioni di lunga lena che, invece, sono la sola strada possibile che abbiamo.
La sindrome da promessa mancata mi riporta al mio mestiere e mi suggerisce, per analogia, il tante volte incontrato pensiero magico presso i bambini. Per magia avviene che le cose funzionano e risolvono e c'è qualcuno che incarna questa possibilità. Nel nostro caso andrebbe che si produce proficua azione con tanta parte della sinistra per il bene pubblico e che le forze politiche vengono a mite consiglio rispetto a strutture consolidate di potere e pratiche spartitorie, noi da movimento neonato e acerbo ci strutturiamo bene senza troppa fatica, si forma un solido gruppo dirigente locale, ci sono i soldi per mantenere organizzazione e dare tempo per fare politica locale al signor caio e al signor sempronio, qualcuno è capace di continua iniziativa politica da leader carismatico e sta sempre sui giornali, l'opinione pubblica e i singoli annuiscono felici. Ma più prosaicamente mi piacerebbe capire cosa, in concreto, secondo Francesco come secondo altri che incontro, si debba o possa fare per aprire un dibattito politico in modo nuovo oggi, a luglio, in una città che sta come sta e la cui giunta esprime ben oltre il 50% dei consensi. Lo dico sul serio.
Personalmente sono d'accordo con i tanti, che pure incontro, che vivadio chiedono di non demordere, che ricordano che vi è una struttura di potere che fa della nostra città una zona anomala, che sarà duro scalfirla e che bisogna fare le cose, scegliere alcune campagne su cose concrete, non molte, che si devono preparare pazientemente e bene, che c'è anche necessità di sacrosanto riposo, sia pur breve e poi di un tempo di strutturazione interna, come ogni forza che parla di politica, in senso stretto, della polis. Bisogna, con artigiana e cerosina fatica, aprire certamente varchi nella informazione per farsi sentire, cosa non facile e che sto e stiamo anche iniziando a fare.
Poi sono d'accordo che bisogna sapere dire i limiti che abbiamo e che abbiamo avuto. Siamo senza partito, senza stampa, con una organizzazione costruita per una campagna elettorale e che deve radicalmente cambiare, con la urgenza di dare a noi stessi una identità mentre cerchiamo spazi in città e di formare un gruppo dirigente con procedure condivise. L'11 di luglio abbiamo deciso di fare questo e di interrogarci intorno a questo.
Francesco richiama i nomi a me cari di Saraceno e Nitti: era gente che ha lavorato su tempi lunghi, realizzando faticosamente cose in modo parziale, per approssimazioni successive, guardando a risultati imperfetti, vedendo e corregendo errori e difetti, con un rigore di metodo "riformista", spesso poco seguito da altri intorno. Mica sono stati dei "magici".
Ma davvero dobbiamo sempre immancabilmente cadere nell'altalena partenopea impazienza/delusione? Possiamo onestamente trattare anche questo tema che è politico, etico e psicologico insieme? L'ho scritto qui altre volte: credo che ce ne sia un grande bisogno.
Intanto va anche detto che ci stiamo "banalmente" occupando di seguire le cose decise tutti insieme e che restano da fare in pochi - come è anche normale, in queste situazioni: chiudere bene i conti economici della campagna elettorale per renderli pubblici come promesso, sgombrare le sedi occupate, trovare una o più nuove sedi, sostenere discussioni, azioni e iniziative dei comitati territoriali, darsi un calendario condiviso. Cose semplici forse per chi fa politica e solo politica e guadagna da vivere grazie alla politica e con sovvenzioni pubbliche per le spese correnti, cose un po' più impegnative per chi si alza la mattina e va a lavorare e deve fare collette per qualsiasi cosa si intenda fare. Un po' di temperanza prima di arrivare a conclusioni negative è proprio impossibile? Mi piacerebbe, Francesco, parlare davvero di questo: illusione, speranza, possibilità, concreta costruzione sociale e politica.
Poi, tante piccole cose si fanno intanto. Non sono sui giornali ma si fanno. Si sono riuniti, varie volte, i comitati di S. Carlo Arena, Sanità, Centro storico, Vomero, che ha anche creato un suo sito, Scampia, Ponticelli e altri. Nell'ultima settimana abbiamo contattato Porta and company per impostare un confronto sulla città, nel rispetto delle diversità reciproche; stiamo seguendo meticolosamente, insieme ai nostri bravi legali, il famoso ricorso per l'esclusione dalle elezioni nella municipalità di Chiaia, ricorso "deciso insieme", nessuno escluso, lo stiamo facendo d'accordo anche con Rifondazione comunista; a giorni sentirò anche Renato Rotondo; stiamo cercando di rispettare un appuntamento con i disobbedienti, di vedere le organizzazioni ambientaliste sulla faccenda dei rifiuti; a breve, insieme anche a Norberto, unico nostro eletto, stiamo cercando di capire come creare le condizioni per promuovere finalmente l'uso dei referendum nella nostra città: sui rifiuti, appunto, sul traffico e l'estensione delle zone pedonali, su Bagnoli, ecc…. Nella consapevolezza, tuttavia, che il referendum è utile e importante ma è anche un semplificatore di tematiche che vanno, invece, trattate nella loro complessità con procedure deliberative che coinvolgano propositivamente i cittadini e non esclusivamente su scelta secca si/no. Dovremmo in autunno interrogarci bene su questo nodo: come proporre referendum e, al contempo, fare crescere la consapevolezza della complessità nelle scelte concrete di una comunità-città? Un tipico esempio è proprio il termovalorizzatore evocato in questi giorni: il referendum potrebbe chiuderci ulteriormente entro una trappola, che già si profila fin dalla campagna elettorale, fondata su "o sì o no". La democrazia deliberativa spinge piuttosto a dire a quali condizioni si può dire sì: per esempio dopo che vi sia stata raccolta differenziata, dopo che la parte organica sia stata trattata facendone biogas e compost, dopo che si siano verificati i molti modelli di termovalorizzazione in uso oggi e la pericolosità o meno delle emissioni, dopo una discussione sui siti, ecc. E' di questo tipo il terreno "deliberativo" sul quale si muovono le città europee e anche americane del nord e del sud più avanzate in termini di partecipazione. Chi nelle forze politiche napoletane oggi intende misurarsi su questo metodo e su questi temi e inoltrarsi nella novità di questa fatica? Non sarà facile saperlo se non si promuovono campagne civili. Ma credo anche che alcuni settori di partiti e che altri movimenti si pongno simili questioni. Esploriamo, confrontiamo, verifichiamo. Ma ripartiamo dai cittadini, dai problemi, dalle istituzioni che vanno aiutate a funzionare meglio. Con calma, con realismo verso noi stessi e con apertura verso gli altri.
Per quanto riguarda, poi, questo mio blog, temo proprio che dovrò cassare qualcuno. Non per ciò che scrive ma per quanto scrive su ogni argomento immaginabile. E' dal 19 giugno che ho avvertito che il mio è e intende rimanere un blog molto liberale ma che vi sono delle regole di bon ton nel commentare un blog altrui. Oppure si può semplicemente creare un proprio spazio, un proprio blog.
E' estate, fa caldo, siamo stanchi da un anno impegnativo per tanti tra noi che si sono esposti perché il governo e il clima politico e programmatico nella nostra città si avvicinasse ai cittadini e al come concretamente risolvere i problemi. Oggi verifichiamo che molte nostre proposte erano ben articolate e avevano colto il centro delle questioni che aggravano la vita cittadina. Lo sguardo su Napoli oggi conferma la bontà della scelta di essere autonomamente presenti alle elezioni e oltre e la necessità di fare questo cammino.
E, sì, siamo in tanti a essere colpiti anche emotivamente e preoccupati per la piega che prendono le cose in Medio Oriente. Mi piacerebbe che se ne parlasse in pubblico, ascoltandosi anche tra posizioni diverse e non urlandosi addosso le certezze. Oltre due anni fa, in tempi non sospetti, ho promosso, insieme con l'Associazione 27 gennaio e con Lello Porta, un simile momento con una giornata di studio sui protocolli di Ginevra. C'erano pacifisti israeliani e amici palestinesi. Si parlò di merito e di possibilità. Frontiere, condizioni di sicurezza, trattati di pace e risoluzione delle questioni di territorio, sviluppo economico locale e fatica del riconoscimento pieno e reciproco.
Ieri nell'articolo di fondo di Gianni Riotta sul Corriere della Sera ho letto le dichiarazioni, riportate, di Yona Yahaf, sindaco di Haifa e politico pacifista israeliano di rilievo, che seguo da tempo: cercare testardamente la pace ovunque e con chiunque, Hamas compresa, anche con immediate e risolutive cessione dei territori occupati e, al contempo, applicare la risoluzione 1559 e comunque agire a difesa della sicurezza di Israele. Sono la cosa più simile a ciò che penso.
E torniamo a Napoli. Mi dispiace davvero che Francesco de Goyzueta si dispiaccia. Penso che sia un dispiacere diffuso. E che sia utile però il suo intervento perché si è ripetuto, ha qualcosa di paradigmatico ed è importante ragionarci su per davvero. Ribadisco che non vi sono soluzioni trovate in quattro mesi a cose, appunto, complesse… come è anche il confronto con le forze politiche a partire da quello che noi siamo stati come movimento. Forse mi piacerebbe vedere un po' più di tolleranza per i tempi e per le normali difficoltà di una impresa che tutti sapevamo difficile, lunga e le parole "peccato davvero" vorrei tanto che non prendessero quella aria definitiva. Ma devo constatare che si produce in molti una sorta di dispiacere per la supposta "promessa mancata" che la mia candidatura avrebbe costituito e che non si concilia facilmente con la pazienza necessaria a azioni di lunga lena che, invece, sono la sola strada possibile che abbiamo.
La sindrome da promessa mancata mi riporta al mio mestiere e mi suggerisce, per analogia, il tante volte incontrato pensiero magico presso i bambini. Per magia avviene che le cose funzionano e risolvono e c'è qualcuno che incarna questa possibilità. Nel nostro caso andrebbe che si produce proficua azione con tanta parte della sinistra per il bene pubblico e che le forze politiche vengono a mite consiglio rispetto a strutture consolidate di potere e pratiche spartitorie, noi da movimento neonato e acerbo ci strutturiamo bene senza troppa fatica, si forma un solido gruppo dirigente locale, ci sono i soldi per mantenere organizzazione e dare tempo per fare politica locale al signor caio e al signor sempronio, qualcuno è capace di continua iniziativa politica da leader carismatico e sta sempre sui giornali, l'opinione pubblica e i singoli annuiscono felici. Ma più prosaicamente mi piacerebbe capire cosa, in concreto, secondo Francesco come secondo altri che incontro, si debba o possa fare per aprire un dibattito politico in modo nuovo oggi, a luglio, in una città che sta come sta e la cui giunta esprime ben oltre il 50% dei consensi. Lo dico sul serio.
Personalmente sono d'accordo con i tanti, che pure incontro, che vivadio chiedono di non demordere, che ricordano che vi è una struttura di potere che fa della nostra città una zona anomala, che sarà duro scalfirla e che bisogna fare le cose, scegliere alcune campagne su cose concrete, non molte, che si devono preparare pazientemente e bene, che c'è anche necessità di sacrosanto riposo, sia pur breve e poi di un tempo di strutturazione interna, come ogni forza che parla di politica, in senso stretto, della polis. Bisogna, con artigiana e cerosina fatica, aprire certamente varchi nella informazione per farsi sentire, cosa non facile e che sto e stiamo anche iniziando a fare.
Poi sono d'accordo che bisogna sapere dire i limiti che abbiamo e che abbiamo avuto. Siamo senza partito, senza stampa, con una organizzazione costruita per una campagna elettorale e che deve radicalmente cambiare, con la urgenza di dare a noi stessi una identità mentre cerchiamo spazi in città e di formare un gruppo dirigente con procedure condivise. L'11 di luglio abbiamo deciso di fare questo e di interrogarci intorno a questo.
Francesco richiama i nomi a me cari di Saraceno e Nitti: era gente che ha lavorato su tempi lunghi, realizzando faticosamente cose in modo parziale, per approssimazioni successive, guardando a risultati imperfetti, vedendo e corregendo errori e difetti, con un rigore di metodo "riformista", spesso poco seguito da altri intorno. Mica sono stati dei "magici".
Ma davvero dobbiamo sempre immancabilmente cadere nell'altalena partenopea impazienza/delusione? Possiamo onestamente trattare anche questo tema che è politico, etico e psicologico insieme? L'ho scritto qui altre volte: credo che ce ne sia un grande bisogno.
Intanto va anche detto che ci stiamo "banalmente" occupando di seguire le cose decise tutti insieme e che restano da fare in pochi - come è anche normale, in queste situazioni: chiudere bene i conti economici della campagna elettorale per renderli pubblici come promesso, sgombrare le sedi occupate, trovare una o più nuove sedi, sostenere discussioni, azioni e iniziative dei comitati territoriali, darsi un calendario condiviso. Cose semplici forse per chi fa politica e solo politica e guadagna da vivere grazie alla politica e con sovvenzioni pubbliche per le spese correnti, cose un po' più impegnative per chi si alza la mattina e va a lavorare e deve fare collette per qualsiasi cosa si intenda fare. Un po' di temperanza prima di arrivare a conclusioni negative è proprio impossibile? Mi piacerebbe, Francesco, parlare davvero di questo: illusione, speranza, possibilità, concreta costruzione sociale e politica.
Poi, tante piccole cose si fanno intanto. Non sono sui giornali ma si fanno. Si sono riuniti, varie volte, i comitati di S. Carlo Arena, Sanità, Centro storico, Vomero, che ha anche creato un suo sito, Scampia, Ponticelli e altri. Nell'ultima settimana abbiamo contattato Porta and company per impostare un confronto sulla città, nel rispetto delle diversità reciproche; stiamo seguendo meticolosamente, insieme ai nostri bravi legali, il famoso ricorso per l'esclusione dalle elezioni nella municipalità di Chiaia, ricorso "deciso insieme", nessuno escluso, lo stiamo facendo d'accordo anche con Rifondazione comunista; a giorni sentirò anche Renato Rotondo; stiamo cercando di rispettare un appuntamento con i disobbedienti, di vedere le organizzazioni ambientaliste sulla faccenda dei rifiuti; a breve, insieme anche a Norberto, unico nostro eletto, stiamo cercando di capire come creare le condizioni per promuovere finalmente l'uso dei referendum nella nostra città: sui rifiuti, appunto, sul traffico e l'estensione delle zone pedonali, su Bagnoli, ecc…. Nella consapevolezza, tuttavia, che il referendum è utile e importante ma è anche un semplificatore di tematiche che vanno, invece, trattate nella loro complessità con procedure deliberative che coinvolgano propositivamente i cittadini e non esclusivamente su scelta secca si/no. Dovremmo in autunno interrogarci bene su questo nodo: come proporre referendum e, al contempo, fare crescere la consapevolezza della complessità nelle scelte concrete di una comunità-città? Un tipico esempio è proprio il termovalorizzatore evocato in questi giorni: il referendum potrebbe chiuderci ulteriormente entro una trappola, che già si profila fin dalla campagna elettorale, fondata su "o sì o no". La democrazia deliberativa spinge piuttosto a dire a quali condizioni si può dire sì: per esempio dopo che vi sia stata raccolta differenziata, dopo che la parte organica sia stata trattata facendone biogas e compost, dopo che si siano verificati i molti modelli di termovalorizzazione in uso oggi e la pericolosità o meno delle emissioni, dopo una discussione sui siti, ecc. E' di questo tipo il terreno "deliberativo" sul quale si muovono le città europee e anche americane del nord e del sud più avanzate in termini di partecipazione. Chi nelle forze politiche napoletane oggi intende misurarsi su questo metodo e su questi temi e inoltrarsi nella novità di questa fatica? Non sarà facile saperlo se non si promuovono campagne civili. Ma credo anche che alcuni settori di partiti e che altri movimenti si pongno simili questioni. Esploriamo, confrontiamo, verifichiamo. Ma ripartiamo dai cittadini, dai problemi, dalle istituzioni che vanno aiutate a funzionare meglio. Con calma, con realismo verso noi stessi e con apertura verso gli altri.
Per quanto riguarda, poi, questo mio blog, temo proprio che dovrò cassare qualcuno. Non per ciò che scrive ma per quanto scrive su ogni argomento immaginabile. E' dal 19 giugno che ho avvertito che il mio è e intende rimanere un blog molto liberale ma che vi sono delle regole di bon ton nel commentare un blog altrui. Oppure si può semplicemente creare un proprio spazio, un proprio blog.
18 luglio, 2006
Crisi democratica e dintorni
Sì, Norberto: tutti i dati che qui ricordi - con relativi siti, che invito tutti a visitare - e non solo la terribile e ripetuta evidenza dei cumuli di immondizia per strada di questi giorni, ci dicono di una grave mancanza di diritti umani e civili a Napoli e di una autentica emergenza democratica. Proprio così. Perché sono assenti o del tutto insufficienti i poteri di controllo da parte di cittadini, stampa, istituzioni che dovrebbero assumere i compiti di garanzia e di terzietà. E così è per le condizioni di vita dei diversamente abili. E così è per l'assenza scandalosa di discussione su formazione, lavoro, destino dei giovani esclusi precocemente e in così gran numero a Napoli. E così è per la possibilità di partecipare agli indirizzi urbanistici e alle scelte strategiche: che fine ha fatto il famigerato piano strategico, con chi si confronta, ora che è passato un anno da quando se ne è annunciata la prima bozza? Altro che sviluppo locale sostenibile e partecipativo! Ha ragione Giovanna: "in effetti, siamo vittime di un cattivo dispiego dei mezzi che la democrazia ha (o deve avere) a propria disposizione; ergo, è una crisi democratica".
E' da questa "constatazione dell'emergenza democratica", della quasi impossibilità di dirlo, di svelarlo appieno che si deve partire. E' un primo grande tema per un movimento come il nostro.
Sono una persona riformista e moderata. Ma qui ci vuole indignazione e opposizione fermissima. Non è, non sarà facile. Come coniugare la "ponderatezza civile" propria di ogni costruzione e di ogni processo partecipativo e che deve farsi precisa e propositiva con l'indignazione che pure va raccolta? Come dare voce e senso costruttivo costante all'indignazione? Ed è questo complesso compito democratico un secondo grande tema.
Le campagne civili devono anche sapersi relazionare con i fischi benedetti che hanno salutato la allegra comparsata di sindaco e presidenti di regione e provincia alla festa di Cannavaro e della coppa del mondo in piazza Plebiscito. Non possono limitarsi alla insofferenza delle parti "protette e avvertite" della città. Anzi: devono investire soprattutto le periferie e chi sta peggio e assumere un'anima di impegno sociale. E' un terzo tema su cui lavorare.
Per quanto riguarda la questione sollevata da Danilo, confermo che mi sono astenuto. A mio modo di vedere, il vero problema è che il comitato esecutivo non ha formalmente oggi i poteri di prendere posizione poiché lo statuto ne prevede una mera funzione di esecuzione, appunto, di decisioni prese dal comitato di indirizzo e, anche per questo, ha avuto un profilo debole politicamente e che certamente va superato con uno statuto nuovo che dia forza a un organismo con delega politica esplicita, più forte ma snello, capace di trainare ed essere presente e che la commissione per la modifica dello statuto dovrà proporre. Nelle more è, piuttosto, valsa la buona volontà o l'iniziativa dell'uno o dell'altro di farsi sentire pubblicamente su temi ed eventi essendosi informalmente confrontati. In particolare io ho cercato, sulla stampa, di dire cose che ci rappresentassero - credo - in modo sostanzialmente equilibrato. Dopo il cambio di statuto auspico che ci sia una direzione collegiale del movimento che possa assumere posizione, anche se penso che il come ciò avvenga debba essere oggetto di profondo dibattito perché il modello-partito, in merito, è ben diverso dal modello movimento civico e, comunque, ci vuole un sano spazio per le differenziazioni tra posizioni. E intanto proviamo ad andare avanti così: sono qui e sono pronto a farlo e così penso anche il presidente.
E' da questa "constatazione dell'emergenza democratica", della quasi impossibilità di dirlo, di svelarlo appieno che si deve partire. E' un primo grande tema per un movimento come il nostro.
Sono una persona riformista e moderata. Ma qui ci vuole indignazione e opposizione fermissima. Non è, non sarà facile. Come coniugare la "ponderatezza civile" propria di ogni costruzione e di ogni processo partecipativo e che deve farsi precisa e propositiva con l'indignazione che pure va raccolta? Come dare voce e senso costruttivo costante all'indignazione? Ed è questo complesso compito democratico un secondo grande tema.
Le campagne civili devono anche sapersi relazionare con i fischi benedetti che hanno salutato la allegra comparsata di sindaco e presidenti di regione e provincia alla festa di Cannavaro e della coppa del mondo in piazza Plebiscito. Non possono limitarsi alla insofferenza delle parti "protette e avvertite" della città. Anzi: devono investire soprattutto le periferie e chi sta peggio e assumere un'anima di impegno sociale. E' un terzo tema su cui lavorare.
Per quanto riguarda la questione sollevata da Danilo, confermo che mi sono astenuto. A mio modo di vedere, il vero problema è che il comitato esecutivo non ha formalmente oggi i poteri di prendere posizione poiché lo statuto ne prevede una mera funzione di esecuzione, appunto, di decisioni prese dal comitato di indirizzo e, anche per questo, ha avuto un profilo debole politicamente e che certamente va superato con uno statuto nuovo che dia forza a un organismo con delega politica esplicita, più forte ma snello, capace di trainare ed essere presente e che la commissione per la modifica dello statuto dovrà proporre. Nelle more è, piuttosto, valsa la buona volontà o l'iniziativa dell'uno o dell'altro di farsi sentire pubblicamente su temi ed eventi essendosi informalmente confrontati. In particolare io ho cercato, sulla stampa, di dire cose che ci rappresentassero - credo - in modo sostanzialmente equilibrato. Dopo il cambio di statuto auspico che ci sia una direzione collegiale del movimento che possa assumere posizione, anche se penso che il come ciò avvenga debba essere oggetto di profondo dibattito perché il modello-partito, in merito, è ben diverso dal modello movimento civico e, comunque, ci vuole un sano spazio per le differenziazioni tra posizioni. E intanto proviamo ad andare avanti così: sono qui e sono pronto a farlo e così penso anche il presidente.
13 luglio, 2006
Assemblea buona e molto lavoro da fa
L’assemblea di Decidiamo Insieme si è riunita in una calura tremenda il giorno 11/7. Non eravamo pochi e siamo stati tutti d’accordo a procedere contemporaneamente sui due piani indispensabili per un movimento com’è il nostro: strutturarci in modo da poter agire nei tempi lunghi e continuare a tallonare le istituzioni intorno ai temi che sono quelli della cittadinanza attiva e della democrazia partecipativa e agli ambiti che riguardano la vita dei cittadini. E i temi richiamati sono quelli che, anche su questo blog, ho più volte elencato, che sono presenti nel nostro forum e che sono al centro del dibattito cittadino. L’assemblea ha, insomma, avviato il percorso del nostro movimento per essere davvero presenti in città, nonostante non abbiamo consiglieri comunali – una debolezza che riconosciamo come difficile da gestire……
L’assemblea ha approvato una agenda o scadenzario che presto troverete sul sito, ha stabilito che avremo una sede, sostiene ogni iniziativa dei comitati territoriali, che, intanto, già si riuniscono, ha espresso fortemente l’idea di lavorare ancora per ambiti tematici, ha stabilito un budget per continuare l’azione e di lavorare da subito a una proposta di nuovo statuto che dovrà essere condiviso ed approvato da tutti.
Penso che abbiamo bisogno di una direzione politica in senso civile, capace di aprire campagne, appunto, civili in città, di dare voce a indignazione e proposte, di stabilire priorità e costruire cultura democratica. E ci vuole un gruppo dirigente, spero multiforme e creativo, donne e uomini espressione di tutti i territori, attivi, capaci di continuare la nostra battaglia con costanza. Penso anche che ve ne siano tutte le premesse. Ma si tratta di lavorarci. E, da questo punto di vista, abbiamo stabilito che, entro il 2 ottobre, ognuno potrà dare il suo contributo scritto sugli indirizzi da prendere in modo da determinare il nostro movimento nelle sue scelte di metodo e merito. Le posizioni, a tal fine, si devono confrontare apertamente. Ci vuole un processo di esplicitazione delle idee, del metodo, delle priorità che ciascuno sceglie di proporre a D. I.: quale idea del contesto nel quale ci troviamo, quali azioni prioritarie, quali temi aggiuntivi, quali attività concrete, quale modello organizzativo, ecc. (Vi sarà nel forum una griglia perché tutti i documenti possano affrontare da posizioni diverse o simili i medesimi quesiti di fondo). Si è, insomma, decisa una procedura condivisa che permette di arrivare nella chiarezza delle diverse opzioni e posizioni a una conferenza (il nome va ancora trovato per questa assise autunnale) che abbiamo deciso di tenere entro ottobre. E’ sulla base di tali documenti che sarà anche eletto un nuovo comitato di indiizzo – appunto un gruppo dirigente di D. I.
E intanto cercheremo di dire la nostra su quel che avviene in città. Non possiamo certo stare fermi e zitti. La situazione non lo permette. Personalmente continuerò a consultarmi con tutti gli amici di D. I. e a scrivere sui giornali ogni volta che è possibile… non si creda che sia facile. Intendo, poi, darmi il tempo, insieme a altre persone, durante l’estate e a settembre, di scrivere anche io un documento da presentare entro il 2 ottobre, che possa confrontarsi con altri, nella normale unitarietà o difformità di opinioni e proposte che credo debba esserci in D. I.
E’ l’avvio di un processo identitario che non sarà facile e che non può che prevedere posizioni diverse che si mettono in gioco democraticamente. Siamo davvero usciti dalla fase elettorale e ci muoviamo nella direzione di un movimento di azione civile a Napoli.
L’assemblea ha approvato una agenda o scadenzario che presto troverete sul sito, ha stabilito che avremo una sede, sostiene ogni iniziativa dei comitati territoriali, che, intanto, già si riuniscono, ha espresso fortemente l’idea di lavorare ancora per ambiti tematici, ha stabilito un budget per continuare l’azione e di lavorare da subito a una proposta di nuovo statuto che dovrà essere condiviso ed approvato da tutti.
Penso che abbiamo bisogno di una direzione politica in senso civile, capace di aprire campagne, appunto, civili in città, di dare voce a indignazione e proposte, di stabilire priorità e costruire cultura democratica. E ci vuole un gruppo dirigente, spero multiforme e creativo, donne e uomini espressione di tutti i territori, attivi, capaci di continuare la nostra battaglia con costanza. Penso anche che ve ne siano tutte le premesse. Ma si tratta di lavorarci. E, da questo punto di vista, abbiamo stabilito che, entro il 2 ottobre, ognuno potrà dare il suo contributo scritto sugli indirizzi da prendere in modo da determinare il nostro movimento nelle sue scelte di metodo e merito. Le posizioni, a tal fine, si devono confrontare apertamente. Ci vuole un processo di esplicitazione delle idee, del metodo, delle priorità che ciascuno sceglie di proporre a D. I.: quale idea del contesto nel quale ci troviamo, quali azioni prioritarie, quali temi aggiuntivi, quali attività concrete, quale modello organizzativo, ecc. (Vi sarà nel forum una griglia perché tutti i documenti possano affrontare da posizioni diverse o simili i medesimi quesiti di fondo). Si è, insomma, decisa una procedura condivisa che permette di arrivare nella chiarezza delle diverse opzioni e posizioni a una conferenza (il nome va ancora trovato per questa assise autunnale) che abbiamo deciso di tenere entro ottobre. E’ sulla base di tali documenti che sarà anche eletto un nuovo comitato di indiizzo – appunto un gruppo dirigente di D. I.
E intanto cercheremo di dire la nostra su quel che avviene in città. Non possiamo certo stare fermi e zitti. La situazione non lo permette. Personalmente continuerò a consultarmi con tutti gli amici di D. I. e a scrivere sui giornali ogni volta che è possibile… non si creda che sia facile. Intendo, poi, darmi il tempo, insieme a altre persone, durante l’estate e a settembre, di scrivere anche io un documento da presentare entro il 2 ottobre, che possa confrontarsi con altri, nella normale unitarietà o difformità di opinioni e proposte che credo debba esserci in D. I.
E’ l’avvio di un processo identitario che non sarà facile e che non può che prevedere posizioni diverse che si mettono in gioco democraticamente. Siamo davvero usciti dalla fase elettorale e ci muoviamo nella direzione di un movimento di azione civile a Napoli.
08 luglio, 2006
Spazio in città
Questo dibattito mi pare importante. Anche in vista dell’avvio di un processo dentro il nostro movimento che ne decida gli indirizzi di fondo. A partire dall’assemblea di martedì 11 luglio.
Come si crea spazio pubblico in città? Intanto – come ho più volte ripetuto – dobbiamo declinare meglio cosa è per noi la partecipazione, la democrazia deliberativa e come possiamo contribuire a farla crescere davvero a Napoli. Ieri sono stato a un convegno importante della Associazione italiana per lo sviluppo locale (v. www.aislo.it) dove si parlava di questo: come ci si muove in tale direzione a Città del Messico, a Sfax, a Genova, a Beijing, a Pescara, a Pesaro, a Roma, ecc. Possiamo sostenere una sana ambizione “sprovincializzante” su questi temi decisivi?
Personalmente, dunque, non sono incline a dirsi belli e bravi da soli, caro Francesco. E l’autocontemplazione non mi è congeniale affatto. Anzi. Ho sempre pensato che si lavora con gli altri e con i diversi da noi per lo sviluppo democratico della città. E, per me, D. I. si deve fare facilitatore di incontro e confronto. Già subito dopo le elezioni ho sottolineato come la percezione che noi potessimo avere atteggiamenti autoreferenziali non ci ha giovato tanto. Ma quello che tu qui suggerisci si basa forse un po’ troppo sull’assunto che si avrà spazio pubblico, mediatico e non, se si sta insieme ai signori x o y o se ci si occupa della supposta crisi di un partito. Se, invece, come spero, stai dicendo che bisogna lavorare per lo spazio di dibattito pubblico in città in generale, ben al di là di D. I., sono d’accordo. Infatti, con convinzione ho aperto canali, prima e dopo le elezioni, con il coordinamento per il lavoro sociale; sono stato d’accordo a prendere contatti anche nazionali con il coordinamento dei girotondini; intrattengo un confronto diretto a Roma e a Napoli con coloro che intendono fare il partito democratico davvero dal basso; continuo i contatti con le organizzazioni ambientaliste; parlo con tante persone che, dentro i diversi partiti, esprimono critica e insoddisfazione con gli assetti usciti dalle elezioni napoletane. E mi confronto pure con gli assessori, ho chiesto molte volte un incontro al sindaco, ho fatto un invito pubblico allo stesso Porta. Credo che questo sia un buon metodo, penso ci voglia perseveranza e sono munito di buone doti di pazienza perché so che la politica è facilitazione di processi complessi.
Ma si deve, al contempo, insistere su un senso della politica che rimetta al centro la vita quotidiana e, insieme, l’interesse generale. E’ una sfida cittadina e nazionale che sarà lunga e ci vorrà tenacia. E, per sostenerla, va anche detto con forza che, di pari passo al confronto con tutti, si deve costruire un’identità da movimento civico vero, che propone soluzioni e campagne indipendenti; dobbiamo fare campagne su cose da farsi per la città insieme ai cittadini, su temi e secondo priorità, a livello cittadino e nei singoli territori. Un movimento aperto, insomma, intanto lo è se favorisce spazio pubblico innanzitutto con e per i cittadini. E la domanda di fondo, cruciale è: a chi rispondiamo? La mia personale risposta – che ho dato su Il Corriere del Mezzogiorno e della quale sono convinto - è: ai cittadini e alle istituzioni. Non ai partiti o ai gruppi di pressione dentro i partiti. Con questi certamente ci si confronta ma non sono questi gli interlocutori prioritari di un movimento civico.
Sono d’accordo, poi, con P.D. per la ripresa di una vera funzione di garanzia per il difensore civico che dobbiamo trovare il modo di favorire, anche qui, insieme ad altri.
E, nell’ottica su cui stiamo riposizionandoci, il dibattito su come riprendere un piano per la città… e il chiamare in causa Berlino come possibile esempio di partecipazione ai processi trasformativi, è un’occasione di riflessione di cui pure dobbiamo certamente fare parte.
Come si crea spazio pubblico in città? Intanto – come ho più volte ripetuto – dobbiamo declinare meglio cosa è per noi la partecipazione, la democrazia deliberativa e come possiamo contribuire a farla crescere davvero a Napoli. Ieri sono stato a un convegno importante della Associazione italiana per lo sviluppo locale (v. www.aislo.it) dove si parlava di questo: come ci si muove in tale direzione a Città del Messico, a Sfax, a Genova, a Beijing, a Pescara, a Pesaro, a Roma, ecc. Possiamo sostenere una sana ambizione “sprovincializzante” su questi temi decisivi?
Personalmente, dunque, non sono incline a dirsi belli e bravi da soli, caro Francesco. E l’autocontemplazione non mi è congeniale affatto. Anzi. Ho sempre pensato che si lavora con gli altri e con i diversi da noi per lo sviluppo democratico della città. E, per me, D. I. si deve fare facilitatore di incontro e confronto. Già subito dopo le elezioni ho sottolineato come la percezione che noi potessimo avere atteggiamenti autoreferenziali non ci ha giovato tanto. Ma quello che tu qui suggerisci si basa forse un po’ troppo sull’assunto che si avrà spazio pubblico, mediatico e non, se si sta insieme ai signori x o y o se ci si occupa della supposta crisi di un partito. Se, invece, come spero, stai dicendo che bisogna lavorare per lo spazio di dibattito pubblico in città in generale, ben al di là di D. I., sono d’accordo. Infatti, con convinzione ho aperto canali, prima e dopo le elezioni, con il coordinamento per il lavoro sociale; sono stato d’accordo a prendere contatti anche nazionali con il coordinamento dei girotondini; intrattengo un confronto diretto a Roma e a Napoli con coloro che intendono fare il partito democratico davvero dal basso; continuo i contatti con le organizzazioni ambientaliste; parlo con tante persone che, dentro i diversi partiti, esprimono critica e insoddisfazione con gli assetti usciti dalle elezioni napoletane. E mi confronto pure con gli assessori, ho chiesto molte volte un incontro al sindaco, ho fatto un invito pubblico allo stesso Porta. Credo che questo sia un buon metodo, penso ci voglia perseveranza e sono munito di buone doti di pazienza perché so che la politica è facilitazione di processi complessi.
Ma si deve, al contempo, insistere su un senso della politica che rimetta al centro la vita quotidiana e, insieme, l’interesse generale. E’ una sfida cittadina e nazionale che sarà lunga e ci vorrà tenacia. E, per sostenerla, va anche detto con forza che, di pari passo al confronto con tutti, si deve costruire un’identità da movimento civico vero, che propone soluzioni e campagne indipendenti; dobbiamo fare campagne su cose da farsi per la città insieme ai cittadini, su temi e secondo priorità, a livello cittadino e nei singoli territori. Un movimento aperto, insomma, intanto lo è se favorisce spazio pubblico innanzitutto con e per i cittadini. E la domanda di fondo, cruciale è: a chi rispondiamo? La mia personale risposta – che ho dato su Il Corriere del Mezzogiorno e della quale sono convinto - è: ai cittadini e alle istituzioni. Non ai partiti o ai gruppi di pressione dentro i partiti. Con questi certamente ci si confronta ma non sono questi gli interlocutori prioritari di un movimento civico.
Sono d’accordo, poi, con P.D. per la ripresa di una vera funzione di garanzia per il difensore civico che dobbiamo trovare il modo di favorire, anche qui, insieme ad altri.
E, nell’ottica su cui stiamo riposizionandoci, il dibattito su come riprendere un piano per la città… e il chiamare in causa Berlino come possibile esempio di partecipazione ai processi trasformativi, è un’occasione di riflessione di cui pure dobbiamo certamente fare parte.
07 luglio, 2006
E' luglio ma noi ci siamo
Il giorno 11 luglio, martedì prossimo, alle 17 e 30 ci vediamo tutti in assemblea pre-estiva al teatro Nuovo. Appunto per avviare la strada per settembre e l’autunno di ripresa delle iniziative e delle campagne oltre che di una nuova organizzazione del nostro movimento.
Insisterei sul lavorare sulla lista di temi-chiave per una seria riflessione sulle politiche per i cittadini di Napoli. Politiche dei cittadini per i cittadini.
Credo che anche nel forum si possa insistere su questo elenco e farne materia di riflessione civile e di elaborazione per settembre.
Fin qui abbiamo:
Bagnoli e zona Est dove vanno?
Che aria respiriamo?
Basta con la città vietata a chi non è "completamente abile"!
E le periferie?!
Quale strada prende la nostra monnezza?
Narcotraffico e riduzione del danno.
I poteri speciali sono utili o dannosi?
Sulle periferie segnalo un articolo di Giovanni Laino apparso su Il Mattino di ieri mentre sui poteri speciali in relazione al traffico ne segnalo uno mio, assai critico, sempre su Il Mattino di domenica scorsa.
Credo, poi, che su cosa sia e possa essere la democrazia partecipativa e deliberativa dovremo, poi, organizzare un momento di riflessione cittadina, aperto alla città, con esperti italiani e non, al fine di fare il punto sul dibattito in materia: cosa è, quali ne sono le procedure, quale è lo stato del dibattito su ciò in Europa e altrove, come si fanno tentativi in questa direzione nelle diverse parti d’Italia, ecc. siamo nati su una idea di democrazia di questo tipo: è bene promuovere uno “stato dell’arte” in materia.
Intanto segnalo che per il Vomero-Arenella i nostri associati si sono visti e hanno aperto la piattaforma www.cittacollinare.com Spinte a vedersi, riunirsi, ecc. vi sono al Centro e in alcune periferie e certamente fin da settembre dovremo pensare a una continuità nella informazione circolare sul forum di cosa diciamo tra noi e in giro…. Trovare forme organizzative aperte, non autoreferenziali, leggere e efficaci al fine di costruire e gestire campagne per la cittadinanza attiva mi pare un compito intellettuale e pratico decisivo.
E vi segnalo che non ci siamo dimenticati: il famoso ricorso per la municipalità di Chiaia - S. Ferdinando- Posillipo continua la sua strada.
Ci vediamo martedì 11 luglio.
Insisterei sul lavorare sulla lista di temi-chiave per una seria riflessione sulle politiche per i cittadini di Napoli. Politiche dei cittadini per i cittadini.
Credo che anche nel forum si possa insistere su questo elenco e farne materia di riflessione civile e di elaborazione per settembre.
Fin qui abbiamo:
Bagnoli e zona Est dove vanno?
Che aria respiriamo?
Basta con la città vietata a chi non è "completamente abile"!
E le periferie?!
Quale strada prende la nostra monnezza?
Narcotraffico e riduzione del danno.
I poteri speciali sono utili o dannosi?
Sulle periferie segnalo un articolo di Giovanni Laino apparso su Il Mattino di ieri mentre sui poteri speciali in relazione al traffico ne segnalo uno mio, assai critico, sempre su Il Mattino di domenica scorsa.
Credo, poi, che su cosa sia e possa essere la democrazia partecipativa e deliberativa dovremo, poi, organizzare un momento di riflessione cittadina, aperto alla città, con esperti italiani e non, al fine di fare il punto sul dibattito in materia: cosa è, quali ne sono le procedure, quale è lo stato del dibattito su ciò in Europa e altrove, come si fanno tentativi in questa direzione nelle diverse parti d’Italia, ecc. siamo nati su una idea di democrazia di questo tipo: è bene promuovere uno “stato dell’arte” in materia.
Intanto segnalo che per il Vomero-Arenella i nostri associati si sono visti e hanno aperto la piattaforma www.cittacollinare.com Spinte a vedersi, riunirsi, ecc. vi sono al Centro e in alcune periferie e certamente fin da settembre dovremo pensare a una continuità nella informazione circolare sul forum di cosa diciamo tra noi e in giro…. Trovare forme organizzative aperte, non autoreferenziali, leggere e efficaci al fine di costruire e gestire campagne per la cittadinanza attiva mi pare un compito intellettuale e pratico decisivo.
E vi segnalo che non ci siamo dimenticati: il famoso ricorso per la municipalità di Chiaia - S. Ferdinando- Posillipo continua la sua strada.
Ci vediamo martedì 11 luglio.
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