Questo post contiene:
- grazie sorella di pandora
- aggiornamenti sullo spazio aperto
- notizie tristi dalla lista Bindi
1. Grazie alla
sorella di pandora per la sollecitazione. Mi ritrovo sostanzialmente con la ricostruzione che Daniela – nei commenti – fa delle nostre differenze e dei percorsi possibili che ci sono davanti. Con alcune aggiunte. Vi è un vasto campo comune, sostanziato non tanto da avversione verso l’amministrazione quanto da distanza con questi metodi della politica e questa pseudo-cultura amministrativa. Che con la democrazia sia rappresentativa che partecipativa hanno poco a che fare. Poi, dentro Decidiamo insieme condividiamo dubbi. Cosa preziosa. Faccio i conti, dentro di me, con posizioni come quelle di Norberto o Daniela. E forse viceversa. Questo permette ascolto e scambio autentici. Non siamo su posizioni cristallizzate.
Francamente penso che non si debba buttare via questa cosa – D.I. - che è nata come è nata e che – a distanza di tempo si può ben dire – ha fatto la sua buona battaglia. Perché vi girano belle persone, intelligenze libere. E perché vi è un buon clima. Ma è pur vero che una direzione di marcia – in uno dei sensi o nei diversi sensi indicati da Daniela – va presa con maggiore energia.
2. Nessuno è stato escluso dalla riunione (c’erano i ragazzi di generazione U e anche Costantino) .. e sia il vino che i formaggi erano squisiti. Nella riunione (hai molta ragione, sorella di pandora – lo dovevo scrivere subito!) si è deciso di interrogarsi – in una assemblea pubblica / spazio aperto, da costruire con cura – su “
come e quando i cittadini possono decidere”. Anziché evocare la democrazia in modo generico – si è detto – sarebbe, infatti, più utile sostanziare più precisamente un quesito decisivo sul suo effettivo funzionamento. Abbiamo anche ipotizzato che vi fosse una introduzione al tema. A più voci. Di gente che studia questo da tempo. Da diverse prospettive: liberal, municipalista, da democrazia deliberativa. Vediamo se riusciamo a costruire qualcosa, aperta, appunto, insieme. Invitare delle persone esterne al nostro campo e avviare una discussione di merito un po’ meno provinciale del solito…
3. Ma a proposito di mancanza democratica… sono malinconicamente costretto a registrare che nella stessa lista Bindi (che si chiama “democratici davvero” e che si era scostata dalle prassi insopportabili agite in Campania durante le primarie e delle quali ho cercato qui di dare testimonianza) mi pare che – per responsabilità di alcuni - si stia tornando rapidamente ai modi degli altri, ai vecchi metodi, ai linguaggi di sempre.
E’ di oggi la notizia che Anna Maria Carloni entra in direzione nazionale e che Argia Albanese entra nell’esecutivo campano. Per cooptazioni decise senza discussione di merito. E senza dibattito su quali posizioni rappresentare e come.
Sia chiaro: per quanto mi riguarda personalmente non avevo aspirazioni di stare in questi organismi. Notoriamente. Ma volevo parlarne, dato che mi ero speso durante le primarie. Così come avrebbero voluto parlarne altri: Antonella Pezzullo (eletta a Chiaia), Enzo Ruggiero, Osvaldo Cammarota, gli iscritti alla associazione per il Pd, le persone che si sono spese a Caserta o a Nocera o a Torre Annunziata. Il problema è sempre lo stesso, come al tempo delle primarie per sindaco, poi annullate: “come e quando le persone-cittadini (persone!) possono decidere” - appunto!
Nel piccolo gruppo bindiano, che si era un po’ distinto nei modi (insieme ai ragazzi di Adinolfi) nel momento nel quale si decidono rappresentanze nei formandi organismi del Pd alcuni prendono le redini in mano e fanno in modo che non se ne discuta di queste rappresentanze e del merito di quel che intendono rappresentare, soprattutto. Tanto che neanche se ne sapeva niente. Le rappresentanze “sono avvenute”…. Con decisioni prese solo tra alcuni, altrove da luoghi deputati, senza ascolto… secondo metodiche da politburo degli anni quaranta, eletto da nessuno.
E’ l’ennesima offesa alle speranze.
Lo so che mi direte che sono ingenuo e che lo avrei dovuto sempre sapere. Ma – a costo di ripetermi – io credo metodologicamente in quel che mi dicono. Fino a prova contraria. Perché o è questo il metodo - che atti e parole cercano strade congruenti nel fare politica – oppure hanno ragione gli altri con il loro metodo. E nella lista Bindi avevamo deciso di parlarci. Di dirci. Di decidere condividendo. Di riconoscere lealmente le differenze e i normali conflitti. E lo abbiamo anche saputo fare per due mesi.
Ma ora – e per cose importanti - così non è stato.
E anche un testardo liberale di sinistra come me deve arrendersi dinanzi all’evidenza. Peccato.
Nel Pd campano - a primarie chiuse come si sono chiuse - non mi sembra proprio che vi sia l’aria di voler davvero essere democratici e rispettare le tante brave persone che – tra i bindiani così come in altre liste – hanno cercato di dare contributi in modi nuovi e che vogliono far valere le regole partecipative.
Ancora e di nuovo: peccato.