E' in libreria "Con l'altro davanti" (ed. Libreria Universitaria) |
Da molti anni ho ripreso a interrogarmi sul significato degli incontri umani – di tutti gli incontri umani, ben oltre la scuola - coma base dell’apprendere e dell’educare. Questo lavoro sui fondamenti mi aveva portato, sette anni fa, anche a riprendere gli studi universitari dopo troppe interruzioni. Ero intenzionato a capirne di più, iscrivendomi alla Pontificia Università Salesiana ma soprattutto leggendo intensamente e con metodo sul tema. Avevo anche un grande bisogno di parlarne in modo libero da schemi e facili conclusioni e, dunque, con una persona e una ricercatrice che, proprio su questo tema, ne sapesse davvero tanto. E’ così che ho costruito una serie di lunghe “sedute di conversazione” con Clotilde Pontecorvo, mia cara amica e maestra; sedute di intervista-conversazione che sono state il centro, poi, anche della mia tesi di laurea.
Clotilde è professore emerito di psicologia dell’educazione dell’università la Sapienza di Roma. Docente universitario di vasta cultura filosofica, pedagogica e psicologica, ha sempre lavorato a contatto con le scuole e gli insegnanti. Membro ascoltato di molti organismi istituzionali, è impegnata da decenni per l’innovazione della scuola pubblica, la formazione dei docenti, l’accurata costruzione dei contesti di apprendimento e la centralità dei temi educativi nella società contemporanea. Ricercatrice di profilo internazionale, ha scritto e curato una ventina di volumi e più di 230 articoli e monografie, dedicati, in particolare, alla complessità dei processi socio-cognitivi, ai contenuti e alla didattica soprattutto di area umanistica e alle interazioni discorsive tra le generazioni a scuola e in famiglia.
Nel conversare con Clotilde sono partito dalla nota affermazione di Martin Buber: “Ogni vita vera è incontro”. Da qui è nato un dialogo molto appassionato che interroga il senso e le prospettive del dialogo stesso. E che è andato avanti e indietro tra la vicenda biografica di Clotilde, la storia degli studi e delle ricerche sul tema, le diverse prospettive e i grandi quesiti intorno alla nozione di altro che attraversano più tradizioni, da quella ebraica a quella cristiana a quella del tempo dei lumi a quella che è a fondamento, con Socrate, della filosofia antica.
Per chi si occupa di scuola e di educazione è un libro che prova anche a mostrare come la ricerca in campo psicologico, pedagogico e delle neuroscienze oggi attesti che il riconoscimento dell’altro sia alla base dell’apprendimento umano.
Per me che c’ho lavorato ne è venuto una sorta di nuovo richiamo all'altro come fondamento, ancora oggi, della possibilità di vivere e operare insieme per la polis.