L’estate sta finendo – diceva la canzone. Sono restato in zona. Mi sono occupato di mia mamma. Che perde la memoria. Faticoso, difficile. Certe volte quasi poetico. Un lavoro ulteriore. Come per tanti della mia generazione. Dovremmo parlarne nella rete.
Comunque: poco tempo per vero riposo.
Ho scritto cose di vita napoletana su “La Repubblica Napoli”: la crisi del mercato del pesce di Porta Nolana, l’estate dei poveri in città. Il merito delle cose è sempre più importante ai miei occhi. I balletti della politica di apparato sempre meno. Anche per questo il PD non attrae molto per come lo si sta facendo. E non attrae neanche la cosa di sinistra radicale o altro, in verità. Come più volte ho scritto si può sempre essere democratici senza partito. Certo, si è tutti un po’ meno liberi e più handicappati nei diritti partecipativi in una democrazia in cui si allarga la forbice tra la rappresentanza e la vita quotidiana e i suoi problemi. Si deve lottare contro questo. Ma tale battaglia non può significare una resa di fronte allo stato intollerabile delle cose. Il “PD pur che sia” non sta, francamente, nel mio orizzonte umano e culturale. Faccio una testimonianza per un PD migliore ma se nasce male poi… amen. Ci saranno altre stagioni.
Ho seguito la storia dell’ecomostro di Alimuri e ringrazio Franco Cuomo per il commento qui e soprattutto per l’ottimo avvio alla polemica, proseguita a lungo sul Corriere del Mezzogiorno e ripreso dalla stampa nazionale …
E per una volta sola non farò finta di niente; e non ringrazio il commentatore (uso il maschile per regola grammaticale) del giorno 27 luglio, tanto anonimo quanto faticosamente astioso e dalla scrittura ormai sgamata per i temi ossessivi, lo stile e il lessico che si ripetono: sarei un venduto al potere, per denaro o carriera. Già 18 mesi fa invitai chi scriveva così a venire a prendere un caffè a un bar e vedere i termini della mia carriera e della mia busta paga. L’invito naturalmente non fu raccolto. Almeno stavolta è stata la polemica durissima tra Bindi e Fioroni a smentire la costruzione paranoica che impedisce al commentatore di stare allo scoperto, dialogare, polemizzare in modo adulto. E di capire un po’. Ripeto quel che scrissi allora: una città mal governata è anche una città dal dibattito pubblico povero, rigato di astio e perenne dietrologia, che fa crescere il numero di persone – così è anche nel web partenopeo - incapaci di credere agli altri fino a prova contraria e di entrare, appunto, nel merito. Sì, nella rete napoletana sono in aumento e sono pervicaci le persone alla ricerca di nemici, trame, tradimenti e infamità varie e poco interessate a ascolto, polemica argomentata, sorpresa, attesa, speranza. Peccato. Ma tant’è.