Sarò lungo. Ci sono dei momenti nei quali si deve fare un po’ il punto.
In questo blog da otto anni provo a parlare di politica fuori dal suo linguaggio separato. Provo a parlare di politica come quella cosa complicata che è governare la polis, la nostra grande città che è una comunità anche quando è ferita, inaridita, lacerata, abbandonata o quando c’è la speranza ma fa fatica a diventare atto, costruzione, azione positiva. Sono partito dalla mia città, che si chiama Napoli, Nea polis, città nuova. Come ci si può occupare della propria o della più grande città che abitiamo facendola nuova in senso profondo e perciò anche conservandone le molte parti promettenti, come si fa politica – in senso proprio - oggi? Come la si ripara e innova la nostra grande polis? Come lo si fa insieme – tra chi governa e rappresenta e chi è governato ma deve poter davvero contare nelle decisioni riguardanti il bene comune? Se si guardano i quasi 500 post di questo luogo negli anni, beh, è questo il tema che ho scelto di trattare: i problemi da affrontare, la descrizione del loro carattere complesso, lo stato dell’arte nel mondo su come li si analizza e tratta, il come provare a risolverli. L’ho fatto soprattutto a partire dalle cose che so, che ho studiato e innanzitutto direttamente praticato, le cose che hanno occupato i miei giorni: la scuola e i temi educativi – con in testa i bambini e i ragazzi -, il Sud, l’inclusione sociale. Perché non ho mai avuto altra idea della politica.
E’ da questo punto di vista che guardo con preoccupazione, dubbio e speranza al nostro Paese che ora è immerso in un passaggio molto difficile. E’ venuta meno la speranza che la volontà popolare indicasse un vincitore certo delle elezioni, per comporre un Governo caratterizzato da stabilità e consenso, che si occupasse subito, in modo anche nuovo ed efficace, delle cose da fare: promuovere un’idea di Europa più comunitaria che tecnocratica, più partecipativa e solidale, capace di concentrarsi sull’uscita da una crisi economica, sociale e culturale profondissima, liberando risorse per avviare la crescita e presto alleviando la morsa di approcci recessivi; mettere risorse e subito per le urgenze sociali e per la scuola; avviare davvero la riforma della politica; dare diritti a chi non li ha, a partire dalla cittadinanza per i bambini nati da genitori non italiani che vivono in Italia, ecc.
Invece siamo in una situazione di stallo - il che contrasta fortemente con le tante urgenze.
Il voto ha premiato le denunce urlate. I motivi vengono discussi da giorni: Hanno prevalso l’indignazione e la ripulsa radicale per anni in cui troppa parte della politica è restata lontana dalla vita e dalle cose da fare, al riparo con i suoi privilegi, incapace di innovarsi.
Ho questi pensieri, come tante altre persone.