Oggi dedico uno spazio lungo ai commenti ricevuto qui negli ultimi tempi.
1 – Sono stato colpito ed emozionato dalla propositività di tanti commenti. Senza poter ora entrare nello specifico, ho letto molti veri e propri
temi di programma qui. Altri li ho ricevuti via e-mail o parlando in giro. Dunque: nonsolofirme. Cresce un coro di voci, ricco per toni, indicazioni metodologiche e priorità, che dicono: anche noi sappiamo molto sul come poter ben governare Napoli.
C’è qualcosa di importante in questo: assenza di demagogia,
rifiuto di quel sovversivismo delle classi medie su cui ammoniva già Gaetano Salvemini, attenzione al mondo possibile e alla sua valorizzazione procedurale, richiamo ai criteri e alle condizioni della trasformabilità del luogo nel quale si vive. Tutto questo rafforza la tensione partecipativa.
Bisognerà, dunque, trovare le sedi appropriate per fare di questo “decidere insieme” qualcosa di vivo, ovunque in città: spazi aperti e costruttivi entro i quali proporre, raccogliere conoscenze, suggerimenti, possibili soluzioni a problemi. Questo movimento di idee va, infatti, capitalizzato in modo molto serio.
2 - Molti commenti mi chiedono di
rispondere alle tantissime firme e espressioni di sostegno con parole chiare su quel che intendo fare. Hanno ragione. Devo ponderare ma alcune risposte vanno date abbastanza
presto. Lo farò.
3 – C’è, poi, una sorta di messa a ulteriore prova: “sì, Marco, ma – attento! – ti stiamo sorvegliando”. Questa cosa che si colloca tra cautela e sospetto la trovo sul blog e, ugualmente, per strada, nelle riunioni ecc.
Spesso si nutre di
legittime domande dirette: “Vuoi alzare il prezzo per ottenere un assessorato? Cosa ti stanno offrendo? Sei manovrato da qualcuno?”
Rispondo che non sono manovrato e che non penso che si possa fare l’assessore o qualcos’altro utilizzando un movimento speranzoso in una situazione così difficile per la nostra città. Capisco che non mi si crede o non ancora. Dopo anni e anni di troppi esempi della pratica di “alzare la voce solo per alzare la posta e ottenere qualcosa in più, magari sottobanco”, questo sospetto purtroppo ha ragion d’essere. Il tempo sarà galantuomo.
4 - C’è anche una cattiveria che si respira in parte dei commenti sul blog. Ha una parte sana: chiedere conto è il sale della democrazia ed è bene farlo. Facciamolo con tutti: con me e, appunto, con chiunque. A tratti, però, questa stessa
sana cattiveria si vena di disinformazione. All’amica che dichiara di votare per rifondazione, per esempio, e non per me va detto che non poteva fare altrimenti, dato che non mi sono mai presentato in vita mia alle elezioni. Questione di corretta informazione.
Alle volte, invece, si insinua sospetto senza nominare fatti o circostanze. E la cultura del sospetto non è la stessa cosa della richiesta di rendiconto. Un esempio: “Marco, non dire che a Roma hai solo parenti…”. A cosa si allude? Vi sono fatti o persone o chissa cos’altro? Se sì, allora va detto chiaro chiaro. Altrimenti non si fa. Questa è una democrazia.
Anche nella critica agli assessori – è bene ripeterlo in tempi elettorali - bisogna essere informati e non nutrire la cultura del sospetto. La critica a Tecce della stessa elettrice di rifondazione, per esempio, è infondata: la ricaduta del progetto Chance è stata monitorata dal Consiglio dell’Europa, dall’Università di East London, dall’Istituto degli Innocenti di Firenze, dalla Commissione Coesione Sociale della UE, dal MIUR, dalla Segreteria generale della Presidenza della Repubblica e dagli stessi servizi che seguono la legge 328/2000 per conto dell’Assessorato retto da Raffaele Tecce, il cui unico errore nelle dichiarazioni rese è che il budget, assolutamente pubblico, è inferiore del 40% a quanto egli ha dichiarato. Più in generale su questo argomento, che torna in vario modo, anche citando le fiabe delle nonne, senza l’ausilio di corrette informazioni, mi preme, pacatamente ricordare che le informazioni sul progetto Chance basta chiederle. Ma ho anche deciso di consegnare i budget e i principali documenti di monitoraggio sugli 8 anni di Chance, pubblicati su riviste e surveys internazionalmente accreditati, agli amici di Beppe Grillo. Lo farò entro la prossima settimana. Anche perché io sono d’accordo che chi vuole assolvere a funzioni pubbliche deve “
comportarsi come un nostro dipendente” – come dice Beppe Grillo – e dare ragione e conto di tutto. Ma, in questo caso, ragionando per eccesso, lo intendo estendere anche ai risultati del lavoro stipendiato di 27 docenti di ruolo della scuola pubblica statale e di 44 operatori sociali per oltre 12.000 ore annue di lavoro con circa 250 ragazzi e ragazze della città inadempienti totali all’obbligo scolastico.
5 – Ben più in generale, colgo l’occasione per dire forte e chiaro che va
ribaltata la pratica cialtrona di sparlare degli altri senza produrre fatti e argomenti o in modo unilaterale. E va detto e ripetuto che ci vuole equilibrio nella competizione democratica.
Dire sempre che le cose non hanno mai funzionato, che tutto “è una chiavica” e che si deve ripartire da zero non è buon metodo e non porterà lontano.
Vale per il lavoro
proprio ed altrui – il lavoro merita sempre un cenno di riguardo - così come per il giudizio su chi amministra. Le cose non buone vanno viste con puntigliosa attenzione.
Le cose buone vanno sottolineate e registrate anche se sono gli avversari ad averle fatte. Il bilancio critico è una cosa seria. Sospetto e disinformazione sono nemici di buon governo e di buona opposizione.