30 gennaio, 2007

Carmine

Il welfare e i giovani, secondo giovane.
Un altro che incontro è Carmine. Ha 19 anni. Il padre è volato giù da un’impalcatura al nero quando ne aveva 16. Niente assicurazione e niente di niente. E la madre, rimasta sola, fa le pulizie nelle case delle signore – così le chiama. Carmine ha due fratellini e una sorellina più piccoli. Ha lasciato la scuola a tre mesi dal diploma superiore. Non perché c’era bisogno in famiglia perché vanno avanti con le pensioni dei due nonni materni grazie al banale fatto che la mamma è figlia unica. Ma perché, come dice lui, si era “scocciato di sentire i prof. che vengono in classe a spiegarmi il mondo e come si dovrebbe essere e vivere, in più frustrati, aggressivi e depressi. Andate a fare in culo”. E non andava affatto male. E’ andato via sui due piedi e nessuno lo ha cercato o chiamato indietro. Nessuno. Ha una passione per la tromba che suona in due diversi gruppi, uno rythm n’ blues e uno fusion. E’ autodidatta. Un mio amico musicista di valore dice che è molto dotato ma che avrebbe bisogno di lezioni. Lavora in un bar del centro. Sei giorni a 95 euro a settimana più mance. Ore otto – diciotto.