La condizione dei bambini e dei ragazzi - dei cittadini che non hanno diritto di voto - sono l'indicatore primo della vivibilità della città.
Dov'è finita la "città dei bambini"?
Oggi ho rivisto il ragazzo - garzone si diceva un tempo - di un salumiere del quartiere. Lo avevo visto qualche settimana fa. Porta pesi per la salita. Si rovina la schiena. E non impara nulla lì. E appena sarà cresciuto un po', perderà anche questo lavoro al nero: 55 euro a settimana per 55 ore di lavoro. Ce ne sono migliaia così.
E' il mio mestiere guardare queste cose. E per anni, insieme a tanti, abbiamo lavorato a questo, con la sensazione di dover svuotare il mare con un cucchiaio....
Ma è anche il mestiere del sindaco. E il futuro sindaco di Napoli deve prendere il coraggio e dire: "Il primo lavoro dei nostri ragazzi deve essere un lavoro legale e dove si impara qualcosa. Vado a Roma. Vado a Bruxelles. Vado a S. Lucia a chiedere, a esigere politiche snelle e forti per questo. E mi danno per questo. Insieme ai ragazzi. alle loro famiglie. Ora. Non domani."
La "città dei bambini"? E' scesa dal 18esimo al 53esimo posto in
classifica. Guardatavela la classifica, è istruttiva davvero.
Quando i molti che operano in questo settore, con competenza e dedizione, hanno detto alla giunta uscente che così non andava, abbiamo anche organizzato le assise per l'infanzia e l'adolescenza che furono un successo: quattro grandi assemblee territoriali, le commissioni di lavoro che hanno riunito realistiche proposte. Abbiamo indicato quali progetti funzionanti potevano diventare servizi stabili. Ne abbiamo elencato le condizioni e le modalità.
Il passo successivo spettava alla politica: non limitarsi alla routine ma dare seguito alle proposte, curare la continuità, concentrarsi sulla costruzione dei servizi e sul coordinamento tra assessorati.
Siamo tornati con i dati dell'anno scorso, mostrando che cresceva il divario con le altre città italiane, le quali migliorano quando ogni cantiere educativo ha costruito un servizio con gente qualificata e che lavora con costanza e quando il criterio del coordinamento tra competenze che si devono integrare prevale sulle divisioni.
E' questo che è mancato.
Quando abbiamo espresso disappunto o indignazione, ci hanno chiamato catastrofisti.
I bambini sono cittadini quanto noi anche se non votano... Peccato se continua così.
Una ripresa della buona rotta è possibile. Ma non con il metodo dello scarica barili tra assessori, del rimandare e dell'appellarsi ogni volta all'emergenza. Né con le persone che hanno di fatto interpretato questo metodo. No good.
Le competenze in materia di infanzia e adolescenza vanno riunite. Il sindaco ne deve diventare il garante. Deve aprire subito un tavolo, se necessario anche conflittuale, con gli altri enti locali e con il governo nazionale, sull'emergenza delle giovani persone a Napoli, che oggi sono in pericolo e ci mettono tutti in pericolo. Perché non hanno diritti né prospettive.
La politica per i giovani - in una città giovane - è la politica per la città.
I buoni progetti vanno ripresi, valutati, migliorati, inquadrati in una istituzione educativa, sempre annunciata e mai fatta.
Le tante buone competenze vanno subito rimesse in campo, premiate, ben coordinate.
Avete sentito parlare di questo da parte del sindaco uscente, degli assessori?
Vedete tale determinazione?
Francamente, io no.
La ripresa della buona rotta significa un ricambio politico in città. Ora.