23 febbraio, 2006

Diario dal Nord


Ieri. Mercoledì. Sono le nove di sera. Ci vediamo nel “Centro Padre Hurtado” di Scampia. Invitato dal mio amico Padre Fabrizio Valletti. Per parlare delle cose possibili e del metodo per realizzarle: come fare, qui, per riprendere i processi partecipativi e per vivere meglio.
Fuori è umido. Ci sediamo in cerchio. Ci presentiamo. Tutti sentono che c’è bisogno di una svolta nel modo di fare politica e esprimono sofferenza e insofferenza per la cappa grigia di questi anni. Emergono le priorità. La progettazione partecipata è stata finora una farsa. Fare uscire intere fasce di giovani dalla droga. Micro-credito è possibile. Sicurezza. Scampia è la dimostrazione che non esiste un piano per la sicurezza.
Si interviene sui temi della scuola, della formazione, dei luoghi programmati altrove e che non sono partecipati. La piazza telematica vuota mentre c’è richiesta e proposta di fare cose insieme. Si racconta del caffè letterario frequentato da sessanta persone, delle cose innumerevoli che si fanno nelle scuole.

Oggi. Giovedì. Vado all’Isituto comprensivo Virgilio IV: vedo un grandissimo lavoro, un clima straordinario. La “scuola delle vele” è un luogo salvato, che fa molto, che può fare ancora moltissimo. Mancano le sedie, però. Forse una cooperativa di giovani le può fare a prezzi contenuti, visto che, in comune, non ve ne sono più. Patti tra persone del quartiere. Necessità di facilitarli.
Poi parlo con i dottori del centro “Sciuti”. Emergono gli stessi problemi che abbiamo nel lavoro sociale ed educativo: continuo mancato coordinamento, piani astratti, decisi lontani da dove si lavora, che non prevedono attenzione alla soluzione dei problemi sul terreno, una politica poco in ascolto. E’ il tema della progettazione partecipata, della decisione condivisa, del grado di efficacia ed efficienza delle misure. Ovunque. E’ una città che è guidata dai palazzi e dunque che non è guidata affatto e che esprime, invece, una richiesta di vera politica.

Ancora ieri sera. Mercoledì. Qualcuno ricorda l’esperienza positiva della lista civica di Scampia. Ritornare a pensare le cose buone fatte, provare di nuovo.
Si ricorda quanto sia bassa la spesa per il sociale. Troppo per le pietre e poco per le persone. E pietre senza persone non funzionano, appunto.
Mi colpiscono molto le parole severe di Padre Pizzuti: vede la desolazione dell’esclusione sociale di massa, si interroga sul nostro stesso mondo del privato sociale, troppe volte cooptato in logiche di gestione delle risorse pubbliche. Poi mi chiede: ma ci si può fidare della borghesia napoletana? Rispondo che è sempre rischioso fidarsi ma che con la diffidenza non si ricostruisce la coesione sociale di una città. E poi che dobbiamo tutti imparare a differenziare: c’è un ceto politico che coopta parti di società – non so se è borghesia propriamente intesa – che drena denaro pubblico, se ne fa gestore diretto, stabilisce reti di consenso su questa base. C’è una impresa sana, spesso piccola, che è messa ai margini. C’è chi ha avuto, poi ha perso e ora rivuole ma, a volte, comprende anche che c’è da cambiare metodo realmente. Dico che la città è complicata, attraversata da molte pulsioni e ambivalenze. Mettere insieme, unire una città è un processo che, a mio parere, richiede il rischio di chiamare insieme le sue parti, farle parlare. A condizione che tutti riconoscano la priorità assoluta dell’inclusione sociale. Vengono altre voci; sento che sono simili alla mia. Molti dicono che si deve andare ben oltre le elezioni. Sono d’accordo. E’ una cosa complessa quella del cambiare politica. Ma ricordo che le elezioni ci chiamano a spenderci e a realizzare ora.

Oggi. Giovedì. Con padre Fabrizio. Dice in modo chiaro le cose. Ci vuole un patto civile per la città – la questione morale deve entrare in una nuova dimensione, dobbiamo salvarci da soli, come meridionali capaci di prendere in mano la propria storia, con i diritti ma anche con i doveri, ciascuno secondo le proprie risorse e possibilità. Ci vuole un dare e un avere ma ognuno dovrà cedere qualcosa per uno spazio pubblico comune. Le persone che hanno idee innovative devono potersi esprimere.
Dalla finestra si può controllare il supermercato delle droghe, macchine in fila che entrano e vanno da due cortili.
Vado ad ascoltare padre Vittorio Siciliani, decano dei parroci di Scampia. Sta qui da 37 anni. Ha seguito “decidiamo insieme” ma sa e ripete quanto sia difficile riprendere la via della partecipazione autentica dopo tanta devastazione e delega. Parla di droga, della disperazione dei ragazzi, dell’attacco alla dignità dei padri di famiglia che non possono rientrare a casa perché c’è fuori la fila dei drogati che vanno alimentati e i cancelli con le chiavi controllate da chi è a capo di tutto questo. E’ amareggiato perché lo Stato - che dovrebbe essere il limite e la legge - non c’è, non garantisce diritto e non propone vere uscite a nessuno. Parliamo ancora. Ritornerò. E’ forte, pacato, misurato nelle parole. Ma è profondamente addolorato. Mi commuove quando parla delle tante persone oneste che sono in ostaggio e umiliate. Gli chiedo quale è la Parola che dice per esprimere tutto questo. Risponde severo: “per amore del mio popolo, tacerò”.

Passo davanti al Gridas. Sulla parte che dà sulla strada vi è un grande murales. Sopra la scritta: decidiamo insieme.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono un'insegnante, non ce la faccio a sentire tanta retorica sdolcinata e melensa,. Si vede che nella scuola non ci sei mai stato, occupato a cercare strade alternative a cosa?
Ti meravigli che nella scuola spesso mancano le sedie?
Solo oggi ti accorgi che i soldi per la scuola vengono spesi male dalle persone sbagliate che stanno nei posti sbagliati?
Non credi che con i sodi di chance e dei vari offis si potevano comprare milioni di sedie?

Anonimo ha detto...

non sono un insegnante, non sopporto la retorica. ma è paradossale (e preoccupante) che in una regione che affoga nella retorica e nell'ipocrisia di chi il potere ce l'ha davvero (e lo esercita occupando gli spazi, non aprendoli) c'è chi se la prenda con mrd. Il sistema che domina questa regione non si riformerà da solo. E ciò spiega e giustifica le adesioni di tanti alla candidatura di Marco (anche tra coloro che non si appassionano alle fiaccolate e ai comitati civici).
Non sarebbe più utile indirizzare meglio la propria rabbia?

Anonimo ha detto...

Il Diaro del Nord è il più bel messaggio di MRD che fino ad ora ho letto.
Racconta una Napoli lontana dalla Napoli che frequento ed in cui ho vissuto tutta la vita.
Una Napoli che conosco solo dai racconti delle persone, dai libri di Lanzetta, dai servizi televisivi.
Io sono nato e vissuto nella Napoli borghese e privilegiata, ma credo che anche in questa Napoli esiste qualcuno di cui ci si può fidare.

Anonimo ha detto...

sono una ragazza che quest'anno ha iniziato a lavorare per la prima volta per il progetto OFIS. Sono stata insegnante d'inglese per un gruppo meraviglioso di ragazzi di Barra, San Giovanni, Ponticelli...è stata un'esperienza unica che mi ha dato tanto, e che mi ha fatto conoscere una realtà di persone impegnate per migliorare la vita di tanti giovani che vivono il disagio non per loro scelta.
Chi si lamenta dei soldi spesi per Chance e per gli Ofis, è chi in realtà ne sa poco se non addirittura niente. Questi progetti offrono un'alternativa seria e costruttiva a chi da solo non sa da dove cominciare per costruirsi un futuro, a chi ha bisogno di una mano che altrove non ha trovato, soprattutto nelle scuole attuali che si limitano a "bocciare", e quindi a liberarsi dal peso oneroso di Aiutare i ragazzi che non hanno bisogno solo di banchi e sedie.
Come si può pensare di preferire milioni di sedie alla formazione di giovani che meritano di poter sfruttare la SCUOLA come tutti i loro coetanei?
I soldi per la scuola sono spesi male, questo è certo, ma non per colpa di chance, che anzi dovrebbe passare da progetto ad istituzione proprio per estendere a tutti quelli che ne hanno bisogno la possibilità di uscire fuori dalle loro tane fatte di insicurezza e paura. Bisogna ridare a questi ragazzi la loro dignità, a discapito di nessuno, ma soprattutto a favore di tutti.

Anonimo ha detto...

La realtà descritta da Marco, l'impegno dei religiosi, rimasti unico riferimento "positivo" in una realtà dominata dalla "legge del più forte", la scarsa attenzione delle istituzioni (solo l'Assessorato all'Ambiente, per quanto ne so, ha fatto qualcosa) sono un assaggio, sia pure estremo, di quanto ci sia da fare e da (ri)costruire nella nostra città in termini di vivibilità "spicciola" e di partecipazione attiva nella nostra città. Forse è un compito ancor più arduo che governare una città, perché trasmettere fiducia e sicurezza nei propri mezzi agli altri è più difficile che conquistare qualche voto. Ma un Paese può considerarsi veramente civile solo a patto che ognuno possa sentirsi veramente "cittadino", con i suoi diritti ed i suoi doveri. E questo, per una fetta non maggioritaria ma senza dubbio consistente di Napoletani, non accade. Se Marco, "Decidiamo insieme", noi tutti riuscissimo a ridare un pò di speranza a tutte queste persone, indipendentemente dal risultato elettorale, si sarà ottenuto un grande risultato di civiltà e umanità.

Anonimo ha detto...

i partiti si apprestano a scendere in campo. la parte di marco non ha i soldi necessari per una campagna alla pari. non ha piedi nel territorio. non ha strutture né clientele né merci di scambio da offrire. non pare che ci siano intese con i sindacati, di base o ufficiali. con i grandi bacini di voti. gli agglomerati della sanità, dei trasporti, delle banche, paiono lontani. in queste condizioni, come ognuno di noi sa, la partita è già persa. la parte di marco, quella per la quale milito, non ha un programma. pone bensì la questione, parola grossa, della democrazia: ovvero del diritto, di tutti, a partecipare non soltanto alle scelte di governo della città, ma alla sua vita produttiva, sociale, culturale. con uguali opportunità. Ciò che ora, qui a Napoli e in Campania, non è possibile. Non avere un programma di contenuti, bensì di metodo, è un problema, lo sappiamo. Le persone chiedono che si offra loro contenuti: nuovi, migliori, diversi. Vorrebbero un cambiamento, gli offriamo l’applicazione di un nuovo metodo e chiediamo loto di sperimentarlo con noi. Proporre un cambiamento dei contenuti non è difficile. Riempire un programma di contenuti è facile. E ideologico: i contenuti sono nuovi, ma noi restiamo gli stessi.non ne partecipiamo. la vita sociale della città, i rapporti di potere restano gli stessi. proporre e poi applicare un nuovo metodo è invece la cosa difficile. Perché richiede un cambiamento.perché si chiede che siamo noi stessi a cambiare. e questo richiede uno sforzo.
Allora. Come affrontare questa partita? Se le prospettive offerte sono del tutto diverse? Credo si debba seriamente riflettere su questo. Marco ha spiazzato, per ora, il blocco dei partiti di governo. Ora si deve spiazzare la città. È la sola scianz, credo, abbiamo. Vediamo come.

Anonimo ha detto...

Comunicazione personale:
cara edvige col tuo commento al mio post hai suscitato un vero e proprio vespaio

Anonimo ha detto...

Rilfessioni:

La politica dell'ascolto,
La proggetazione partecipata,
Socità civile attiva,
Sviluppo delle opportunità celate.

Scattiamo una nuova fotografia. Quella dove si alza la nostra voce, e quella di chi, non grida ma riflette e ci vuole ascoltare.
Lo sguardo al futuro è la nostra risorsa.
Il nostro impegno è lo strumento.
Una dignitosa città il nostro obiettivo.

Proponiamo un MODO diverso di far politica.
Proponiamo anche una POLITICA diversa.

(Per Edvige Nastri: Ho risposto alle tue perplessità su InOpera, spero che le mie riflessioni possano essere esaurienti e costruttive!)

A prestissimo!!!

Anonimo ha detto...

Aurelio Musi su “La Repubblica”-Napoli pag.XII analizzando le due tipologie di elettori che intercetterà, anche senza l’investitura di Prodi, Marco Rossi Doria: “…Si tratta di una miscela per certi versi non lontana dal “guazzalochismo” di marca bolognese che potrebbe attecchire –non penso con risultati soddisfacenti alle imminenti elezioni amministrative- anche a Napoli in un futuro prossimo venturo…”

DESIDERATA
Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.
Finchè è possibile senza doverti abbassare,
sii in buoni rapporti con tutte le persone.
Dì la verità con calma e chiarezza;
e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli
ignoranti; anche loro hanno una storia da
raccontare. Evita le persone volgari ed
aggressive; esse opprimono lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di
far crescere in te orgoglio e acredine,
perché sempre ci saranno persone più
in basso o più in alto di te. Gioisci dei
tuoi risultati così come dei tuoi progetti.
Conserva l’interesse per il tuo lavoro,
per quanto umile; è ciò che realmente
possiedi per cambiare le sorti del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari, perché il
mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non
accechi la tua capacità di distinguere la
virtù; molte persone lottano per grandi
ideali e dovunque la vita è piena di
eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non
fingere negli affetti e neppure sii cinico.
riguardo all’amore; poiché a dispetto di
tutte le aridità e disillusioni esso è perenne
come l’erba. Accetta benevolmente gli
ammaestramenti che derivano dall’età,
lasciando con sorriso sereno le cose della
giovinezza. Coltiva la forza dello spirito
per difenderti contro l’improvvisa sfortuna.
Ma non tormentarti con l’ immaginazione.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla
solitudine. Al di là di una disciplina morale,
sii tranquillo con te stesso. Tu sei un figlio dell’
universo, non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o
no, non vi è dubbio che l’universo ti si stia
schiudendo come dovrebbe. Perciò sii in pace
con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque
siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la
pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione
della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati
e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo.
Fai attenzione. Cerca di essere felice.

(Rinvenuta in un’antica chiesa di San Paolo-Baltimora datata1692)

Caro Marco,
procedi con forza, nella consapevolezza che la tua azione è quella di tutti noi dell’associazione “Decidiamoinsieme”. I risultati li festeggeremo il giorno dopo la tua elezione a Sindaco.

Cari saluti. Carlo

Anonimo ha detto...

Vi mando un po' di link utili ad articoli relativi alla discussione:

Aurelio Musi sulla visione dinastica della politica
http://www.napolionline.org/2006/02/24/la-visione-dinastica-della-politica/

L'intervista a Marco di qualche giorno fa
http://www.napolionline.org/2006/02/24/rossi-doria-voto-unione-ma-guardo-anche-a-destra/

Daniela Lepore sulle liste per la Camera
http://www.napolionline.org/2006/02/24/daniela-lepore-sistema-elettorale-aberrante/