Un'intervista rilasciata a Stella Cervasio, di Repubblica Napoli, intorno all'ennesimo inquietante episodio che riguarda bambini e ragazzi, specchio del disastro in atto.
«Guardiamo agli aspetti positivi di questa vicenda». Marco Rossi-Doria, che ha lavorato a lungo sui ragazzi difficili, coglie del caso dello stupro di Arzano gli aspetti che creano speranze per il futuro. La corrosione dei valori, sì, ma anche un circolo virtuoso che si è messo in moto e ha funzionato salvando la vittima undicenne da un incubo che forse potrebbe anche riuscire a dimenticare. «Vedo del buono – dice l'ex maestro di strada, coautore di uno dei progetti più importanti nella storia della didattica italiana – nel fatto che una bambina possa parlare in famiglia di un fatto doloroso e delicato e trovi comprensione. Che la solidarietà dell'amica non sia venuta meno e abbia coinvolto degli adulti i quali non hanno evitato di intervenire, sventando atti ancora più estremi». «So come lavorano certe sezioni del Tribunale dei Minori. Visto che le brutture in questo mondo esistono e stanno aumentando, dovremmo lodare gli adulti che si sono comportati come tali, nonostante la crisi profonda della città e di una banlieue altrettanto devastata». Ma quali spiegazioni si possono dare a un atteggiamento come quello descritto nell'ordinanza del gip? «Emerge in tutt'Italia che l'età della violenza si abbassa, sparisce la preadolescenza e si scimmiottano i comportamenti imperanti e distruttori, privi di freni inibitori. I modelli si stanno sfaldando, brutture come queste possono verificarsi». Un recupero, una riabilitazione sono possibili? «Si auspica che la ragazza possa fare un persorso nel quale sia aiutata. Anche i ragazzi vanno salvati ma la sanzione dev'essere rigorosa: se le conseguenze del loro gesto venissero annacquate con misure meno severe, cadrebbe la possibilità del loro recupero. È possibile che non avessero esatta coscienza di ciò che stavano commettendo, e la pena severa consentirà din non far saltare più i freni inibitori, spesso minacciati da fattori come l'alcool, la droga e il gruppo. Il problema è che il mondo rappresentato e quello reale non hanno più confini chiari, e l'adolescenza è già di per sé un periodo dove i confini si mescolano. Solo se le conseguenze saranno chiare, questo resterà un episodio chiuso» (s.cer.)
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