Dopo i “passi indietro” e gli echi della tenzone delle primarie finita com’è finita, forse per una volta il centro-sinistra napoletano, dando in dono (sì, dono!) i soldi delle primarie al Santobono, ha fatto un primo, inconscio, piccolo gesto simbolico utile: dalla politica auto-referenziale al mondo vero…
Tuttavia appare difficile trovare la famosa figura esterna da donarci e l’empasse di questo mancato dono minaccia di durare ancora.
Poi, però, la scadenza s’avvicinerà. E si vedrà se arriverà questo dono: se il candidato ci sarà e sarà credibile.
Cadrà dal cielo il dono, un po’ come l’euro di ciascuno dei 45 mila dati in dono al Santobono?
Non penso.
E forse la categoria del dono non è proprio quella buona. Vi è in essa una gratuità iniziale. E qui mi pare che non ve ne siano le condizioni.
Sarà mica il caso di reclamarlo questo dono? E, dunque, esigerlo più che attenderlo e farlo, perciò, diventare una cosa che dono non è?
Bisognerà vedere se la nostra città, così affranta, riuscirà a fare questa richiesta, in forme nuove, forti. Ad esigere più che ad attendere.
Molte cose ci dicono che non è facile che questo avvenga. Però, le donne in piazza ci dicono che non è impossibile.
Perciò: forse, il vero dono lo dobbiamo fare noi a noi stessi, reclamando qualcuno che sia capace… Capace, beninteso, non più di fare il capo, il messia, il duce.
Ma di coagulare forze vive, di riunire programma, facce, metodo nuovi. Finalmente in una condizione di reciprocità. Come si conviene al dono.
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