12 maggio, 2007

Viva i castori, abbasso le talpe

Mi ha molto sollevato - nel senso di sollievo interiore - il commento di Pirozzi al mio post di ieri. Concordo con lui su più cose: sono decisive, sempre “pratiche di altri soggetti non considerati culturali (così come non vengono riconosciuti politici tanti soggetti che pur si considerano tali), pratiche che saranno "differenti" e in quanto tali costruttive”.
Credo anche che queste pratiche debbano sapersi rappresentare e dunque abbiano bisogno di “pontieri”, altrimenti si assopiscono, tacciono, non sono. Ci vogliono cittadini capaci di governare acque che mutano, creare argini ma fare scorrere la corrente, costruire ponti. Invece di ripetere l’adagio - “ben scavato, vecchia talpa” - oggi serve un inno ai castori, costruttori di dighe e ponti fluidi, intelligenti, modificabili. Spetta a ciascuno essere un po’ castoro: aprire varchi, mettere materiali e provare procedure tra azioni e riflessioni diffuse e istituzioni pubbliche, invadere territori e farsi invadere da un’idea di politica come prove di trasformazione non semplice, largamente conflittuale, aperta a esiti molteplici, a sviluppi da governare in fieri ma senza delirio di rigido e impossibile controllo, a accogliere crisi e risponderne e non solo fuori ma anche dentro gli statuti istituzionali. Caro Pirozzi, per queste ragioni io non sono un entrista. Vorrei restare outsider nelle istituzioni ma anche propormi come ospite gradito al loro interno. Un castoro, che con la coda segnala pericoli, che costruisce cose nuove ma non vi si affeziona troppo, che lavora in gruppo e mai da solo, che sgobba per vie procedurali e non assertive. E’ – lo so – una pretesa fare il castoro nell’Italia della politica gridata e schierata. Ma tant’è. Tu vuoi fare l’outsider e fai bene, sei un castoro lo stesso, lo so; io ho fatto l’outsider per 40 anni e lo rifarò probabilmente; ora voglio stare per un breve tratto a provare la porosità del confine tra mare e terra, tra liquido e solido: se la corrente travolgerà il confine, si tratterà di riprendere la fatica… andare avanti, tornare indietro… Una cosa è certa: la vecchia talpa ha scavato tanto. Ma tanto bene non ha fatto.
Il testo dell’appello per il PD per il sapere dice anche cose ovvie ed è un po’ un temino, concordo; ma non è neanche cattivo, francamente e visto l'andazzo politico italiano il fatto che dei politici scrivano in quel modo quelle cose.
Ma torniamo al centro delle questioni. Una domanda mi perseguita da anni:
Cosa fare di fronte al fallimento del nostro sistema formativo e al fatto che la scuola pubblica italiana non è fattore di discriminazione positiva e di emancipazione reale da molti anni ed è più di classe che al tempo di Don Milani (cadono in questi giorni i 40 anni di Lettera a una professoressa e l’esclusione si è solo spostata dalle montagne dell’Appennino o dai figli degli operai di fabbrica ai poveri metropolitani) - e non solo per colpa della perfida Moratti ma di tanti di noi a sinistra che abbiamo confuso il dire che la scuola è sinonimo di nuova opportunità per tutti con il fatto che lo sia davvero e per ciascuno?
Credo, in verità, che gente come Cesare, Pirozzi, il sottoscritto e tanti amici delle scuole da vari anni questa confusione rassicurante la abbiamo avversata in positivo. E ci siamo accorti che non basta dire per essere. Ma – ecco il punto – non basta neanche “fare nel nostro piccolo”. Ci vuole rappresentanza, cornice, aknowledgment da parte della politica. Ci vuole una politica su questo. E la politica è concreta, certosina, artigianale azione di accompagnamento dentro le istituzioni, i suoi modi, i suoi linguaggi a sostegno del lavoro innovativo nelle scuole e, più in generale, insieme ai ragazzi/e.
Ecco, per provare un'ennesima volta a rispondere in modo politico e dunque concreto, fattivo a questo profondo bisogno (ma si legga di nuovo l'articolo 3 della Costituzione) ho voluto, nel mio campo di impegno professionale e politico di decenni, rischiare una sfida dentro all'area di governo (lavorare a una legge finanziaria che eleva l'obbligo a 16 anni, provare a farla funzionare nei prossimi anni, cambiare un poco i programmi, che oggi si chiamano indicazioni, rispetto a quelli della Moratti, provare a ottimizzare i fondi sulla dispersione, sciupati in modo scandaloso... cose di questo tipo). Per questo da settembre lavoro nella segreteria tecnica di Mariangela Bastico, una signora lontana da me per cultura politica (modenese, di scuola riformista da PCI emiliano) che, tuttavia, in epoca Moratti, ha scritto e attuato una legge regionale chiamata "Non uno di meno" che voleva raggiungere tutti i ragazzi, stranieri e italiani...
E’ certamente gente che se la suona e se la canta, sorella di Pandora, ma ha anche fatto queste cose, non ha rubato, ha creato l’autonomia scolastica (Berlinguer). E, poi, il mondo è davvero strano e complicato, lo dico in modo interrogativo e non provocatorio, credimi, sorella di Pandora: io ho lavorato con De Mauro che è un gigante, che adoro e che la scuola meritava ma De Mauro non è neanche riuscito ad elevare sulla carta l’obbligo a 16 anni e Fioroni sulla carta almeno e ahimé solo in parte sì, poi si vedrà e non sarà facile certo.
Caro anonimo delle 14 e 21, è proprio certo che tutto fa schifo allo stesso modo? E Bastico o Berlinguer sei proprio sicuro che sono uguali a De Mita e Bassolino? Puoi argomentare, per favore?
E tu, anonimo delle 19 e 59 pensi davvero che sono uno interessato solo allo strapuntino nel PD e per questo disposto, a 53 anni a vendersi? Lo schema del tradimento e del venduto è così convincente? Del tuo discorso mi interessa di più la questione del consumo, ecc... Come intervenire su questo a scuola e con i ragazzi? Lo sai che c’è un ampio dibattito e molte pratiche nuove, nelle scuole, per vedere, appunto, come anzicché fermarsi alla petizione di principio?
Comunque convengo che la mia adesione a questo appello è una cosa arrischiata e che gli esiti si toccheranno via via e... starò sul confine, sui varchi, proprio come suggerisce Pirozzi. Sono fatto così, sono una persona di confine. Non lo nascondo certo. L’ho anche scritto nel libro "Napoli centrale", spiegandone la genesi, credo con onestà. Mi dispiace, cara anonima delle 11 e 20, che vuoi le persone tutte ben codificate entro opzioni sempre chiare e non divise e mai con molteplicità di pulsioni e pensieri, anche conflittuali. Mi dispiace per le tue pretese di mondo perfettamente univoco e rassicurante ma è un problema tuo, non mio. E ho due domande che credo facciano parte del dibattito più generale. Prima domanda: qualche doppiezza o dubbio te lo sai raccontare qualche volta tu nel mezzo di questo nostro mondo che non mi pare percorso da unicità e se lo fai non scopri cose, non capisci di più? E non è che a furia di far quadrare tutto intorno a un’idea molto integralista invece rischi di non capire proprio, come nel caso di Ranieri che non è quel Ranieri ma proprio un’altra persona, uno che si occupa da 40 anni di scuola, democrazia partecipativa e società della conoscenza legata alla inclusione sociale? Seconda domanda: ti sei mai chiesta perché quelli che più insistono sull’abrogazione o negazione di quelle duplicità e molteplicità di cui tu dici di diffidare guarda un po’ si chiamano Taliban, George W. Bush, Putin e Ratzinger per nominare solo quelli di oggi giorno e non voler infierire guardando al secolo scorso?
So che dovrò dare conto a me e agli altri di questo mio passo e mi sta bene. E – caro Confucio – proverò a non mettere l’intelligenza al macero, al servizio miope di un partito. Il rischio, in queste cose, c’è e va tenuto presente. Proverò a dare conto di questo viaggio arrischiato.
Ma al contempo - francamente - sono contento che Decidiamo Insieme possa forse avere una spinta ulteriore ad affrancarsi dal tempo della campagna per sindaco - come dice Pirozzi. E io starò dentro D.I. e contro la nomenclatura campana che vuole continuare a fare danni usando anche il PD... Già da tempo lavoro perché D.I. non sia un luogo di sogni di vendetta e di autoreferenziale purismo ma di concreta opposizione, nei limiti delle poche forze, al sistema di potere di Napoli e della Campania, qualcosa dove si è capaci, però, di riflettere tra persone diverse e di contribuire a creare, in condizioni che sono difficili, spazio pubblico, programmi possibili e partecipazione. Un posto da castori.
Da questo punto di vista la firma dell’appello PD del sapere non è l’adesione al PD campano per come si sta configurando, anzi; e questo mi crea indubbi problemi… Cose complicate, lo so.

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono l'anonimo delle 14,21 dell'altro post. L'inciso illumina un orientamento politico generale che è molto più complesso e articolato del discorso sui singoli, si chiamino Rossi Doria o Fassino. Per quanto, a volte, la presenza di alcuni singoli chiarisce il senso di un'operazione.Andrea Ranieri, già responsabile del settore formazione e ricerca della CGIL è un fassiniano, punta di diamante del "riformismo" che proprio quella traccia di riduzione della scuola e della formazione a merce reperibile sul mercato - per chi se la può permettere- e ai percorsi formativi come surdeterminati dai bisogni d'impresa si ispira: il senso è insomma la centralistà dell'impresa nella società. Ha collaborato inoltre alla stesura del Patto per il lavoro e basti questo. Nessuno si vende, ma qui l'orientamento politico è tutto interno alla logica moderata e neoliberista del Pd. Quindi, un pò di chiarezza. Si aderisca al Pd e la si smetta di utilizzare un pessima prosa per giustificare improbabili entrismi o presunte alterità al sistema di potere campano o nazionale.

Anonimo ha detto...

non è che gli anonimi possono darsi un nick? perchè così è molto complicato...

nel merito (anche se ci sto ancora pensando e prima o poi produrrò un pensiero più articolato), solo due cose. + una.

1. Personamente, mi sento outsider quanto o più di Pirozzi. Vedremo se i castori (nel Pd e altrove) riescono a parlare con gli outsider. Nutro dubbi, ma ognuno fa le sue scommesse.
2. La conclusione del lungo ragionamento di Marco non mi convince, anche se lui invece ne è convinto e io gli credo (ma questo Marco lo sa già).
Nel senso che la sua idea non mi sembra complicata, mi sembra impossibile: su questo non è questione di castori. E' che il Pd sarà uno, alla fine, e quello campano sarà un pezzo, o farà parte di più pezzi di Pd italiano. Ferme restando ovviamente le possibilità che sono sempre esistite di dare battaglia anche dentro i partiti, i nuovi ma pure i vecchi.

+1. Le persone non sono certamente tutte uguali. E distinguere è utile. Ciò detto, a me Fioroni proprio non mi sta simpatico. E neppure Nicolais. Andrea Ranieri invece non mi dispiace (a differenza che all'anomimo delle 14.21), ma tuttavia temo che "l'area sapere" sarà l'area di Fioroni e Nicolais, non di Andrea Ranieri e MRD ...

livia ha detto...

sono d'accordo con pirozzi e daniela, non riesco proprio a pensare con fiducia ad un assemblaggio così maldestro come il PD, pur non mettendo in dubbio la tua buona fede, marco, e condividendo con te il busillis di sempre alias tormentone e cioè come si fa politica border line cioè un po' dentro e un po' fuori i partiti? e poi che incidenza può avere una azione che si colloca strutturalmente "fuori" ? DI non ha saputo dare e forse non era suo compito , una risposta a questi esercizi retorici, ma avrei una difficoltà strutturale, diciamo, ad esserci in un contenitore troppo evidentemente riciclato alemeno ai miei occhi come il Pd. Certo le cose, anche i partiti, sono
fatte dalle persone, ma il problema per me è di che tipo di persone sono fatti i partiti, anche quelli nuovi che ammiccano ai movimenti e a sprazzi si travestono da tali. non mi sento castoro che vuò fa'...

Anonimo ha detto...

Non so se l'area sapere" del pd sarà quella di Fioroni e Nicolais, o di Andrea Ranieri e MRD, questo lo dirà il tempo. So però che ho deciso di smettere di pensare che le partite siano perse in partenza. Anche solo per illudermi che vi sia una via di uscita a tutto questo.

Anonimo ha detto...

dopo aver visto il fioroni al family day insieme alla sandramastella,non ho dubbi.
ma à chiaro che nessuno vuol far prendere collera al vaticano che sulla scuola è molto sensibile per tanti buoni motivi,e un fiorone di chierichetto vestito da ministro ci tocca per legge divina,non è il primo,non sarà l'ultimo!

a proposito di Pd
a chi non piacerebbe credere nel Pd,vedere uno spiraglio,sapere che in italia sta nascendo finalmente qualcosa di nuovo e diverso,credere in una classe di politici capaci ed onesti,
qua nessuno è masochista:
se uno non ci crede è perchè,con tutta la buona volonà, ma non è proprio aria!
non è questione di talpe o castori,è questione di volpini e gattoni,senza offesa.

spesso mi chiedo se ci vogliono più palle a star fuori o a star dentro...
alla fine concludo che se ci fossero tanti ad avere le palle a restar fuori, loro sarebbero in minoranza.
ma non è cosa italiana quest'ultima.

Anonimo ha detto...

Quoto la Sorella di Pandora:

spesso mi chiedo se ci vogliono più palle a star fuori o a star dentro...
alla fine concludo che se ci fossero tanti ad avere le palle a restar fuori, loro sarebbero in minoranza.
ma non è cosa italiana quest'ultima.

E' una sintesi quasi perfetta del mio pensiero... GRAZIE

Anonimo ha detto...

una sola nota: il sottoscritto ha apposto la sua firma sotto a quel manifesto-appello; non è che si è sposato FIoroni o ha venduto l'anima alla politica politicante. E poi, viva Dio, uno prova, vede, verifica il PD senza darlo in partenza per quello che potrebbe verosimilmente - concordo - essere e tranquillamente, a verifica negativa torna a stare fuori. Siamo di cultura laica: non è mica un vincolo indissolubile e un sacramento provare a vedere... Come dicono i miei alunni: "calmi, calmi però"

Anonimo ha detto...

e comunque fioroni resta un chierichetto,e fai bene a non sposarlo:sai che palle!
de mauro ha sicuramente gigantesche le recchie a dumbo come te,rossi doria,quanto al resto...non ho avuto modo.
l'autonomia a berlinguer gliela farei ingoiare per fargli sentire quanto è indigesta e poi ci metterei su una bella purga per risolvere definitivamente il problema.
quanto al tuo collega con i piedi fuori,sai com'è,soprattutto ad una certa età, non sono uno spettacolo bello,forse puzzano pure e sicuramente sono ridicoli e patetici.
digli che più che i piedi bisogna usare la testa,ed anche un pò di cuore.
e la signora Bastico oltre ad essere lontana da te per cultura politica è anche fisicamente lontana da napoli e non può immaginare.
se sei sicuro che siamo in una cultura laica e solo i sacramenti sono indissolubili,prova a vedere,"calmo calmo,però"

Anonimo ha detto...

la parabola di confucio esposta nel suo post credo ci potrebeb spingere ad una profonda meditazione. Certo resta aperto il problema del " come " allora e su questo meditiamo insieme, o no?
fioroni più che un chierichetto mi pare un cocco di mamma deformato al primo giorno di primina dalle monache, ve lo immaginate con grembiulino azzurro e fioccone e certamente coccarda?

Anonimo ha detto...

Caro Marco,
ti faccio i miei migliori auguri per la scelta di aderire al PD e spero che il percorso intrapreso ti porti lontano. Dopo aver partecipato alla fabbrica del programma ed essere stato impegnato direttamente con l’attività di Governo nell’ultimo anno, la tua scelta mi pare abbastanza naturale e ti auguro che le considerazioni che ti hanno portato in questa direzione si rivelino alla fine corrette.

Debbo dire però con onestà che altro è il discorso che riguarda me e probabilmente altro ancora quello che riguarda Decidiamo Insieme.
E in fondo, caro Marco, questo lo ammetti implicitamente proprio tu. Nei fatti, il PD al quale aderisci accoglie la tua esperienza come esperto formatore, ma tiene bene a distanza quella di aspirante candidato alle primarie del centrosinistra napoletano e poi di sindaco alle elezioni.
Tutto qui. Niente di così complicato in fondo.

E’ trascorso un anno tondo tondo; alcuni ci dicono (a babbo morto, naturalmente) che avevamo ragione nel merito e ci viene addirittura riconosciuto che nemmeno il metodo è stato poi tanto balzano. Eppure di tutto questo, nella tua adesione al PD non c’è traccia.
Come mai? Evidentemente perché non può esserci!
Ci tengo a chiarire che non mi scandalizza che tu possa scegliere di mettere tra parentesi quell’esperienza ed aderire, magari sottolineando che con il PD napoletano continui ad avere problemi.
Però avrei anzitutto un dubbio: sei davvero certo che ci siano molti PD? Un partito non ideologico, orientato dai e sui fatti e lontano da identità escludenti si ‘riconosce’ per le cose che fa, gli interessi che tutela realmente e le persone che lo rappresentano. Davvero credi che Iervolino, Bassolino e De Mita (per dirne alcuni) siano in un compartimento a tenuta stagna rispetto a Prodi, Veltroni, Fassino, o a Berlinguer, Fioroni e Ranieri? E comunque sono sufficienti a tenere una parte della tua storia lontano dal percorso che hai scelto.
Un anno fa, ragionando proprio con quei parametri, ci convincemmo che non si poteva stare con il centrosinistra napoletano e far finta di niente. Ci convincemmo che per cambiare bisognava spostare equilibri di forza e scegliemmo di darci un’alternativa a quelle del non voto o del voto al centrodestra.
Certo, si deve imparare dalle esperienze fatte. Il risultato delle elezioni è stato un fallimento e so bene che, a dispetto di chi pensa che sia stata la carta che ti sei giocato per andare a Roma, quelle elezioni sono state il motivo per cui hai rischiato la chiusura totale degli spazi che avevi già.
Capisco che il muro di gomma sperimentato durante e dopo la campagna elettorale può legittimamente averti convinto che qui è inutile provare a lavare la testa all’asino. Ed è proprio per questo che ti auguro di riuscire a ritagliarti un ruolo di rilievo nel tuo partito.

Però, io continuo a pensare che Napoli deve risollevarsi, e la tua adesione al PD romano e la presa di distanze da quello napoletano significano delle cose precise.
In primo luogo che quel muro di gomma continua ad esserci ed a tenere a distanza qualsiasi elemento dinamico ed innovatore. In secondo luogo che il tentativo di un anno fa, quello di rianimare il dibattito sulla città, questi e i loro alleati continuano a non volerlo fare.

Infine, la tua scelta getta una luce avvilente su questo processo di rinnovamento che ci viene continuamente parato davanti: Nicolais, Amendola, Polito… il nuovo che avanza ma che non può cominciare nemmeno a rivedere quello che è successo nella scorsa campagna elettorale. E magari chiedere a te che sei nel loro partito, come mai rompevi le scatole in quel modo.

Non mi sfugge che la storia dei castori e delle talpe è una maniera delicata per dire che più di questo non si può fare. E allora va bene per chi vuole provare a starci.
Sinceramente non io, lo ripeto. Io spero davvero che questi vadano via, ma facendo attenzione a non scadere nel qualunquismo. Perché bisogna costruire un cambiamento vero, non un nuovo cambio di guardia.
La tua scelta mi dice chiaramente che gli spazi diventano sempre più angusti e sempre meno quelli disposti a praticarli.
Per certo so che un anno fa ero con il candidato a sindaco Marco Rossi Doria; domani non so. Certamente con chi realisticamente mi sembrerà che possa riuscire a rompere il blocco.
Castoro non so, un po’ pappice però mi ci sento.

In bocca al lupo!

Anonimo ha detto...

Caro Marco,
leggo sempre con piacere le tue argomentazioni che stimo sempre per la loro sincerità.
Non capisco quindi le reazioni scandalizzate che vogliono a tutti i costi leggere una malizia nelle scelte e nei ragionamenti che a me sembrano molto chiari.
Sono contento anche io che DI si affranchi dalla campagna elettorale vecchia oramai di un anno. Sono anche io convinto che DI non debba essere “un luogo di sogni di vendetta e di autoreferenziale purismo ma di concreta opposizione”. Credo nel valore di quello che ognuno fa in questo senso nel suo piccolo, nell’ambito lavorativo in cui è inserito, all’interno delle relazioni che comprendono la propria “vita pubblica”. Ma ognuno ha il suo ambito. E tu hai la fortuna di essere in una posizione diversa, e per questo fai bene e capisco le tue scelte. Molti di noi invece, fanno i conti tutti i giorni esattamente con quel “sistema di potere di Napoli e della Campania” al quale fai riferimento nel tuo post. E non solo per i risvolti che questo modo di governare ha sulla vivibilità della città e dei nostri territori. Piuttosto per quello che riguarda l’agibilità di un’azione politica in questo sistema, nei luoghi del nostro quotidiano, nei posti in cui lavoriamo. Nel vissuto quotidiano di ognuno di noi che resta qui c’è l’emarginazione di ogni voce fuori dal coro. Ogni comportamento pratico si confronta con una penetrazione completa che ha occupato ogni rivolo di relazione pubblica, riconducendola ad un sistema di appartenenza. Non sono bravo con le parole Marco, lo sai. Quello che voglio dire è che è difficile immaginare di fare il castoro nel posto in cui lavori, per esempio. Persino i sindacati (qualche volta dovremmo parlarne fuori da ogni reticenza) sono parte omologata a quel blocco di potere ed alle sue pratiche. E questo blocco è oggi parte fondante del PD. Il massimo che puoi fare è parlare e fare il “puro”. Non perché questo abbia un valore etico e morale in se, ma perché è l’ultima cosa che ti resta per difendere la tua dignità.
In poche parole Marco, è un problema esclusivamente di opportunità. Nel ruolo in cui ti trovi tu, probabilmente fai bene a fare questo tentativo. Noi questa opportunità non ce l’abbiamo. Noi qui continuiamo a fare le talpe. Anzi nemmeno. Per la verità attualmente sono preso da un sentimento di amarezza e da uno scoramento che mi scoraggia dal fare sia la talpa che il castoro. Direi che tendo più al ghiro in questo momento.

paolopantani ha detto...

pappici, topolini,zoccole,talpe, castori,ghiri...
Sembra il bestiario di Pansa: l'elefante rosso,la balena bianca... Pansa si riferiva ai partiti di massa.
Per le persone c'erano i cavalli di razza Moro e Fanfani.
E per Togliatti c'erano anche due pidocchi nella criniera del bellissimo cavallo di pura razza Pci.
Fanfani parlava che bisognava essere candidi come un colomba e astuti come un serpente.
Per Macchiavelli la soggettività del Principe, che conta nella Storia e nella Politica, doveva essere:"l'astuzia della volpe e lo coraggio de lo lione".
Ma facciamolo questo nuovo strano animale di massa, dopo la balena bianca e l'elefante rosso, non so che fattezze avrà.
mi ricorda tanto la macchietta di Walter Chiari e Carlo Campanini: il sarchiapone arancione!

Anonimo ha detto...

Ma DI esiste ancora? Ma si può decidere insieme se insieme non si sta più? Marco, Daniela e Norberto dicono oramai tre cose diverse, e non su un fatto marginale! Mi sembra che possiamo metterci una pietra sopra, Decidiamo Insieme non esiste più. Marco e Pantani vanno nel PD. Daniela e Norberto no, ma per ragioni diverse. A proposito, anche Moro non era Andreotti e, non per questo a qualcuno di noi sarebbe venuto in mente di scegliere la DC. Per quanto riguarda Andrea Ranieri, ma qualche volta è entrato in qualche classe di qualche scuola? Ma che mestiere fa???? E' bravo a pontificare però, sul lavoro degli altri.Auguri Rabbi Marco, buona fortuna con i "laici" Fioroni e Gambale e con quelli che si sudano la vita come Ranieri.

Anonimo ha detto...

@ Carla.
potresti anche avere ragione, almeno su alcune cose, ma dall'altro lato c'è anche chi sostiene che le decisioni di Marco sono solo le decisioni di Marco...

Del resto, un bel po' diversi lo siamo sempre stati, e almeno io non sono mai stata interessata a fare di DI un partitino.
Allora il punto forse è - al di là di quello che faranno Marco o altri che legittimamente vogliono fare politica-politica, magari in maniere diverse - se ha ancora senso stare insieme, per tenere vivo (per quel che ci riesce) un piccolo spazio libero.

Non do per scontato che sia possibile, e nemmeno che siamo interessati a (e/o capaci di) farlo. Ma almeno con il blog di DI, è quello che comunque personalmente in questi mesi ho cercato di fare: creare uno spazio pubblico (ok, virtuale), un posto dove possa avere voce un pezzo di opinione pubblica critica.

Se ti va, vieni a fare un giro anche di là!

paolopantani ha detto...

Ma come uno fa una lista, chiede fiducia,dichiara un programma,ci mette la faccia e poi non vuole fare politica-politica? E che volevamo fare? Una comitiva-comitiva?
Meglio niente- niente!

Anonimo ha detto...

Caro Marco,
anche io mi associo agli auguri di Norberto, che credo sinceri, e mi permetto di rivolgerti una piccola critica che muove le mosse non già dal fatto che tu abbia scelto di aderire al pd, ma su come tale decisione si sia concretizzata. Scegliendo, non volermene, la scorciatoia romana hai di fatto spiazzato un pò tutti. Non solo quelli che vedono il pd come il fumo negli occhi, alcuni dei quali hanno commentato sul sito di Gallo, ma anche quelli che, pur diffidando del pd napoletano, ritengono a torto o a ragione che i cambiamenti e le battaglie si combattono li dove maggiore è la necessità di innovare e riformare.
Hai scelto la via più facile, lasciando da solo chi ritiene che la partita vada giocata a napoli, anche a costo di uscire con una sonora sconfitta (in fondo è quello che abbiamo fatto l'anno scorso). Sotto il logo di DI c’è scritto: DI riunisce cittadini di Napoli che vogliono ridare senso e forza alla politica.
Per ridare senso alla politica locale è questa la via migliore?
P.S.
Quando ho votato per te non ho firmato la scheda, consentimi di rimanere tale, un elettore anonimo.

pirozzi ha detto...

Facciamo un pazzo indietro. A prima di Marco sindaco. C’era una sola persona che non avrebbe tifato, sperato, brigato che Marco fosse chiamato dalla Politica in qualche posto importante, al centro? Tranne gli invidiosi, nessuno. E questo perchè il sapere, non la tecnica, di cui Marco era ed è portatore è un sapere raro, di cui, teoricamente parlando, nessuna democrazia si potrebbe privare. Solo una democrazia che non si priva di cardilli e simili può (deve, dal punto di vista dei cardilli) privarsi.
Qual era il clima? Che molte pratiche democratiche e partecipative, dopo aver invano sperato di trasferire alla Politica e al suo cetaceo i propri saperi, dopo aver provato a costruire un po’ di egemonia culturale, vista la pervicace arroganza del cetaceo politico - interessato, nella crisi del bassoimpero bassoliniano, a difendere se stesso, assolutamente indifferente a immondizie e diluvi après - hanno provato a giocare in prima persona la carta della Politica.
La partita è stata persa; il problema persiste. Almeno a Napoli è impossibile sperare che la Politica recepisca nulla al di fuori della logica della cooptazione, a patto che anche l’oro si trasformi prima in merda. Diceva Tasca che una forza del fascismo era quella di aver dato potere a chiunque indossasse una divisa, dai generali ai portinai. Nelle istituzioni è la stessa cosa. Fatte salve rare e nicodemiche (senza la qualità indispensabile dell’essere quindi “pubbliche”) eccezioni, se voi avete la ciorta, come me per esempio col progetto Equal, di imbattervi nei portinai degli assessorati, scoprirete non solo tanta ignoranza delle culture europee che loro dovrebbero implementare, ma l’arroganza tipica dei lacchè in divisa (Tasca) per cui si sentono solo controllori e mai controllati. Le loro parole e i format un po’ antiquati che maneggiano (nel senso che sono spesso dei maneggioni) sono legge. A loro non importa ascoltare quello che fate e quello che imparate (la democrazia, mi pare lo dicesse Donolo, significa apprendimento) su loro mandato; a loro importa ache voi agiate e pensiate secondo le formulette di cui si sentono specialisti.
Questo è il motivo per cui nella campagna per Marco sindaco avremmo dovuto porre come questione strategica la questione di un nuovo ceto politico, non professionista e non separato; una proposta destrutturante degli assetti della politica e del suo sitema di potere. Invece ci siamo ammoccati la palla delle municipalità come esperienza di decentramento e autonomia, quando si sono rivelate funzionali ala riproduzione sociale di un ceto conservatore e egoista. Abbiamo minchionato un po’ ideologicamente, quasi alla Marotta, sulle funzione pubblica e blab la bla, quando i dispositivi dell’autoriproduzione consegnao le retoriche alla falsa coscienza.
Questa necessità rimane ed è quella che mi rende alieno dal PD. Accetto scommesse che Cencelli dominerà anche il PD. Con l’aggravante che ci dovremo sciroppare I temi in classe di Veltroni (io so’ lombrosiano, è quello che schifo di più: c’ha la faccia del leccaculo spione e, in quanto tale, primo della classe). Ma ammetto che a Roma è successo qualcosa e credo che in questo qualcosa stia uno dei motivi della scelta (eventuale) non napoletana di Marxrossidoria.
Resta, voglio dire, il bisogno disperato di una presenza al di là, che abbia una cultura capace di mettere al centro non se stessi e la propria riproduzione, ma quello che avviene nel mondo.
Il PD? Non ci credo anche se mi farebbe comodo.
Non si tratta allora di essere entristi, ma di essere entristi e uscisti. Vorrei ri/uscire e ri/entrare a dire che non so se c’è spazio nella Politica (no) come professione/ceto; ma c’è uno spazio politico se ri/usciamo a allargare il campo della politica, a non ridurre il problema della partecipazione alla partecipazione a ciò che già è definito. Sono le pratiche di costruzione della democrazia, le culture continue e i loro temporanei soggetti, che hanno bisogno di esser riconosciuti nella loro inalienabilità, senza che venga loro posto il ricatto “allora entra nel PD”, “porta la tua critica all’interno” e minchiate simili. La politica ha bisogno, allora, di uscieri, di abitanti delle soglie, di messi, di castori, se volete, che vadano e vengano, che aiutino e provino a accompagnare in processi di risalita in generalità le pratiche e le istituzioni. Non so se veramente lo ha detto, ma se lo ha detto è un esempio eccezionale, Cacciari: occupate, poi un accordo lo troviamo. Non è più la vecchia arte del compromesso (se no meglio i democristiani che i comunisti) che spesso esprimiamo con la coppia “da un lato e dall’altro”; ma è l’arte dell’accompagnamento all’elaborazione dei propri primi moti egoistici (i nimby) a risalire in generalità. È forse un’arte(teca) nuova che si esprima nell’espressione “al di sopra degli uni e degli altri”, ma dove il “di sopra” sia costruito dagli attori. Quello che mi colpisce nella TAV, a Serre, è che le rivolte nascono dalla proprietà, da un interesse; e che da questo nimby proprietario nasca la necessità di non fermarsi a questo stadio, ma di elaborarlo. O, che è lo stesso, avviene che un bene comune, oggetto di fin qui di retoriche, come l’ambiente, venga “sentimentalmente” introiettato come un bene di cui si è proprietari, anche se non privati. Mia figlia, non perchè è figlia a me, mi raccontava di discussioni in classe. Alcuni genitori, ovviamente di sinistra e credo insiemedecidiamisti, forse addirittura filo-chance, pretendevano (proprio così: pretendevano) dal preside che un(‘)insegnante fosse cacciata e messa (proprio così) in un’altra classe. Mia figlia, non perchè è figlia a me, mi ha detto che lei e altri si sono opposte sulla scorta di un semplice ragionamento: ma se non è buono/a, che mi rappresenta che la date a altri? Non è giusto!
Giuro che non ne abbiamo mai parlato.
Non è giusto. Hanno detto: non è giusto.
Ecco, ri/entro e riprendo questo tema della giustizia. Non c’è bisogno di tecnici; Marco non è un tecnico. Il sapere di Marco, di cui c’è bisogno e per cui tifo, non è un sapere tecnico, anche se è pieno di conoscenza legislative e amministrative. È un sapere motivato, nel senso che è animato da un motiv, da una motion (un motus, insomma) morale ad agire sempre alla ricerca di principi di giustizia. È questo principio di giustizia, non la tecnica, che deve entrare nella politica (anche nella cosiddetta base); è la costruzione continua di giustizia che bisogna alimentare; una giustizia non già data a priori (a priori è il suo impeto) ma costruita dagli attori dei conflitti. Detto in altri termini, è la capacità di rompere l’autoriproduzione anche cognitive delle istituzioni e di moderare l’innovazione, è quell confine sempre mobile tra expliotazion e exploration nella creazione di nuove istituzioni, di cui parla Lanzara. Quindi, per rispondere a una nota di Marco: non difendersi dall’entrismo; non, er quanto mi riguarda, santificare l’essere un outsider. Sono scelte un po’ casuali, quasi di gusto, frutto dell’autovalutazione delle proprie caratteristiche.
Provo a chiudere questo ragionamento. Se è di questa cultura politica, di questo ceto di entristi/uscisti di cui c’è bisogno, io penso che Marco possa essere un eccellente politico, e francamente non me ne frega niente se si illude di farlo nel PD.
Ma che rapporto c’è tra Marco e Decidiamo Insieme? Penso che bisogna andare a una fase costituente di “Decidiamo ognuno per I cazzi suoi”: il contenitore di Marco sindaco non c’è più; quello per Marco sì/no nel partito democratico sarebbe patetico. Ognuno si prenda le proprie responsabilità individuali e poi ci si reicontri per raccontarsi quello che ciascuno sta cercando di fare per la democrazia. Confesso che anche durante la campagna mi rompevo a sentire ministrini riscaldati, affannati personaggi alle prese con proposte tecniche universali, opinionisti in libera uscita, esperti della politica (allora dovrebbero dare le dimissioni, visti I risultati delle strategie; magari allora anche io).
Mi sento, pertanto, decaduto dal comitato di indirizzo. Ma non sono triste.
Saluti raccolti, mi auguro, in maniera differenziata. O almeno a basso impatto ambientale.

paolopantani ha detto...

Pure Pirozzi si sente decaduto dal comintato di indirizzo, ma dice incontriamoci di nuovo per raccontarci che stiamo facendo e saluta differenziatamente,si capisce,da quanto scrive si vede gli rode e si sfoga.
Ma allora fate un cenacolo,una cosa culturale,c'è il punto del consigliere all'arenella, ma che ve ne fate?
Dovete trovare una soluzione degna per chi vi ha votato e per voi stessi,trovare uno sbocco.
Alternativa Napoli divenne una cosa culturale, facevano la agenda del cittadino e dopo misero uno in lista pds, bloccato,a fare il consigliere provinciale a Napoli, più alcune nomine di sotto-governo.

Anonimo ha detto...

Caro marco,
come stai?
Spero tu partecipi al forum della P.A, così che non riuscendo a vederci a napoli, ce la afremo a roma.
Sarò allo stand del Cotugno martedì mercoledì e giovedì, ma forse più in giro per gli stand degli altri acontaminare le persone con le nostre idee di umanizzazione lutture e tecnologia.
Mi potrai riconoscere facilmente: sarò armato di un libro letto, cioè usato, la video camera, il treppiedi e per microfono.........un fiore.
Ciau ciau
fabrizio capuano
P.S: se passi per lo stand portati un bel po' di giovani studenti-lettori ed almeno un ministro e tre sottosegretari