19 ottobre, 2009

Braciere e povertà

Bimbo e mamma morti a Napoli: da giorni no corrente elettrica in casa (ansa) - Napoli, 19 ott - il bimbo di nove anni ritrovato oggi morto a Napoli, secondo le prime notizie, viveva insieme con la mamma in un'abitazione del Rione Sanità dove da circa due settimane era stata staccata la corrente elettrica.La casa è molto piccola, quando sono arrivati i vigili del Fuoco era tutto chiuso: ritrovato un braciere che ha probabilmente causato l'intossicazione dei due.

Questo accade a Napoli oggi e quello che segue è il mio commento che dovrebbe uscire su Repubblica Napoli di domani.

Ieri una mamma e un bimbo di Capo Verde sono morti per le esalazioni di un braciere nel quartiere Sanità. C’è chi dirà che è la cattiva sorte. E lo è … anche se da poco era stata staccata la corrente a quella abitazione povera e non vi era possibilità di accendere la stufa elettrica per difendersi da questo primo freddo.
Ma la verità è che ogni statistica e studio di questo mondo spiegano che è la povertà che porta con sé rischi e sfortune. Sempre. Chi è povero si ammala di più, muore prima, subisce maggiori incidenti, ha più probabilità di essere vittima dei disastri cosidetti naturali, incorre di più nelle dipendenze, ha maggiori problemi con le burocrazie e la giustizia. Certo, la sfortuna esiste. Ma l’esclusione sociale ne è un potente moltiplicatore. Del resto – a riprova - è vero anche il contrario. Vi sono molte maggiori protezioni contro la cattiva sorte lì dove c’è più occupazione, lavoro legale, efficaci ammortizzatori sociali, dove sia gli adulti poveri che i loro figli riescono a studiare e continuare a formarsi nel corso della vita, dove i servizi alle persone sono più affidabili, dove è più facile l’accesso alle informazioni, ai diritti, alle reti sociali fondate sulla cittadinanza.
Perciò queste ennesime morti ci angosciano. Perché ci interrogano su quale solidarietà siamo disposti ad attivare come cittadini e come persone. E perché ci chiamano a domandarci dove viviamo. E a farlo con onestà intellettuale e civile. Ma dove e come sono state spese le somme ingenti attivate contro l’esclusione sociale nella nostra regione nei venti anni passati? Non è forse tempo di chiedere conto, di reclamare un consuntivo dettagliato? E’ sempre e solo colpa di qualche cattivone del governo nazionale se c’è tanto concentrato di esclusione qui da noi? O è giunto il tempo per farsi spiegare com’è che, ben prima di questa grande crisi, il nostro specifico tasso di occupazione era solo al 43,2% in Campania e al 39,8% nella provincia di Napoli, il più basso di tutte le province d’Italia. Perché e come è accaduto che - secondo la Banca d’Italia - nell’ultimo decennio, nonostante gli aiuti europei, la produttività del lavoro nell’industria nella nostra regione è stata di oltre il 20% inferiore di quella nel Centro-Nord e di oltre l’8% in meno rispetto alla media del Mezzogiorno? Certo, ora gli occupati sono 33 mila in meno secondo l’Istat e l’aumento delle ore di cassa integrazione è stato di oltre otto volte. Ma il Pil campano era fermo da anni, si era ridotto l’anno prima della crisi del - 2,8% secondo la Svimez o del –1,6% secondo Prometeia, una riduzione ampiamente superiore al dato medio del Paese. E perché il tasso di disoccupazione è secondo solo a Palermo? E perché solo una donna in età di lavoro su quattro (24,2%) è occupata? E – ritornando a chi è povero – perché già sei anni fa nella sola regione Campania risiedeva quasi lo stesso numero di persone povere presenti in tutte le regioni del Nord: rispettivamente 1.339.601 e 1.382.782? E perché le famiglie povere o quasi povere, secondo l’Istat, oggi ammontano almeno a una su tre?
Non è più tempo di cautele. I papaveri della nostra politica locale possono dir quel che vogliono sui destini del Sud incompreso e “piangere e fottere” come sempre hanno fatto i notabili del Mezzogiorno. Ma se sono solo persone dignitose, queste ennesime morti li chiamano a dar conto di ciò che essi hanno fatto o non fatto e ad aprire un serio confronto pubblico su un terribile fallimento che coinvolge le vite e le speranze delle nuove generazioni della nostra terra.

2 commenti:

anonimo napoletano ha detto...

Grazie, per le parole con le quali hai stigmatizzato l'accaduto. Niente retorica, ma critica arguta come sempre basata su fatti e circostanze. Resta il dolore per la scomparsa di un bambino, divorato da questa città che tutto vanifica.

livia ha detto...

Caro marco, oggi sono andata ai funerali del piccolo elvis.molta gente del (mio)quartiere,tanti capoverdiani, televisioni locali e qualche timido esponente dei sindacati. Una predica che parlava della ritorno di elvis alla casa del padre, qualche timido accenno critico all'accaduto nella preghiera dei fedeli.la bara bianca, i palloncini, poi una pioggia di coriandoli dall'alto e allora tutti ad applaudire...l'estetica e (l'etica...) di canale 5 ha preso il sopravvento anche in evento così tragico. sono arrabbiata.