26 settembre, 2007

Le porte del saloon

Cos’è politica? Ho già citato, dal punto di vista della funzione dei partiti, l’articolo 49 della Costituzione. Ma la discussione da tempo – e anche nei commenti qui – è più larga. Si incentra sul rapporto tra partecipazione reale e rappresentanza. E sulla constatazione della ormai tragica separazione della politica dalla società e dalla cittadinanza intesa in senso pieno. E’ una separazione che ha una lunga storia. Nel campo del centro-sinistra è una storia sempre più triste e allarmante di “partecipazione alla casta”, in concorso e in competizione con il centro-destra. Ed è anche la storia di tante occasioni mancate di ascoltare, aprirsi, modificarsi, lasciare entrare forze nuove, avvicinarsi a pratiche deliberative e partecipative più varie, autentiche. “La politica è un’altra cosa” – si è sostanzialmente risposto così. Una cosa separata. Con lessico, metodiche, personale, stili, ritmi, interessi suoi propri – codificati entro uno specialismo chiuso - e da difendere e consolidare ogni volta.
Occasioni mancate e negate, che ci accompagnano da molto tempo e che giungono ora fino a Grillo. Grillo è sintomo e al contempo risposta. Arriva come una febbre dopo che le cure sono state da anni negate. Non è il rimedio. Anche perché sta nel solco del sovversivismo italico: affidamento a un capo, fastidio per la complessità e per le procedure democratiche, predilezione per gli slogan e per l’essere contro piuttosto che per le proposte. Ma il male – sono d’accordo – non è Grillo ma chi lo ha creato negando alla politica ogni dignità democratica per troppo tempo.
Il quesito è: basta Grillo? Perché se basta, allora la questione è risolta. Personalmente non credo, appunto, che basti. Si tratta di una indignazione, una cosa che è valida come pre-condizione ma non come condizione per ricostruire la politica. Bisogna, invece - con Grillo, col Pd, con molto altro ancora – riaprire la porta tra politica e società, forzarla. E, anzi, fare di più: sostituirla con qualcosa che assomigli alle porte dei saloon attraverso le quali si entra e si esce facilmente e non sempre come desidera il padrone del saloon. Se non si imprime una radicale accelerazione al processo di rigenerazione della politica in questa direzione, l’antipolitica è certamente destinata a crescere e rapidamente. E’ per questo che mi batto per un drastico mutamento di approccio, ben oltre la vicenda – che mi coinvolge, per quel che vale – nella costituzione del Pd.
Ben oltre. Ci vuole un mutamento di approccio radicale nel rapporto tra partiti e cittadini e società. Un mutamento - inteso come processo aperto, vario, non già controllato e guidato - che ridia piena forza ai tanti modi della azione e della riflessione pubblica (nel Pd, nella cosa di sinistra, nei sindacati, nelle istituzioni nazionali e locali, nei processi decisionali diffusi ecc.).
Insomma, per me il 14 ottobre è un’ennesima occasione per spingere in questa direzione. Democratica. In un Paese che è bloccato, stretto tra disillusione, fastidio per ogni politica, appartenenza separata alla stessa politica.
Il cammino, iniziato ventuno mesi fa - quando a Napoli annunciarono le primarie per sindaco a cui diedi la mia adesione ma che poi vennero annullate - è ancora solo agli inizi. E - lo ripeto - sarà una battaglia lunga e ardua.
E chiedo il voto il 14 ottobre per proseguire, insieme a altri, dentro o fuori il Pd, questa battaglia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Marco!?*_°!!? Ma cosa scrivi???

"... Per l’essere contro piuttosto che per le proposte...", o il "sovversivismo italico", o la"riflessione pubblica (nel Pd, nella cosa di sinistra, nei sindacati, nelle istituzioni nazionali e locali, nei processi decisionali diffusi ecc.)".

E' lo stesso linguaggio che Clemente Mastella ha usato a Ballarò.Sono le frasi fatte e usate dai politici istituzionali per non parlare di un fico secco Sei sicuro di star bene???

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