Grazie. Davvero sono stato rinfrancato dai vostri commenti al mio post. Mi pare che, sia pure con accenti diversi, in molti pensiamo che la batosta a sinistra almeno sgombri il terreno da politiche e mentalità sbagliate e fallimentari, che non meritano nostalgie.
Aggiungerei solo che sarebbe bene che il PD non si proponesse subito come scialuppa per quel naufragio. Per chi lo ha vissuto non è bene subire annessioni frettolose. Ma nemmeno essere risparmiati dalla fatica di rielaborare la sconfitta.
Ben più in generale - con davanti cinque duri anni di destra al governo - il PD non può pensare di vivere e crescere annettendo pezzi di sinistra. E nemmeno tessendo accordi tattici con l’UDC. Per non nascere già morto dovrà almeno provare ad uscire dall’angusto imbuto delle operazioni da ceto politico.
E ci vorrebbe qualche idea. Con cui ritornare nelle piazze, nei posti di lavoro, negli enti locali, tra i cittadini. Ma non più per declamare la linea. Come è stato nei comizi elettorali di Veltroni. Ma per incontrarsi e interrogarsi sulle cose possibili. Quale sicurezza, quale lavoro, quale welfare, quale ricerca, quale ambiente, quale scuola, quali diritti dei cittadini…
Infatti oggi siamo ritornati - per demerito e merito sia della destra che della sinistra - a una sorta di ground zero della discussione pubblica. Che riparte dalle cose della vita quotidiana. Potrebbe essere un’occasione vera di rigenerazione della politica.
Ma il PD lo sa fare questo?
A questa domanda confesso candidamente che non so dare risposte.
Perché vedo che il PD – che è l’unica cosa che può contrastare il Berlusconi vincente - ha paura. E chi ha paura tende a difendersi e non a continuare una impresa forse promettente alla lunga ma oggi molto incerta. E del resto ha qualche ragione ad averne di paura. Perché lo tsunami di destra tende a investire anche il PD, dopo la sinistra. E speriamo che Rutelli ce la faccia! Ma l’argine appare friabile. Perché è uno tsunami vero. Che a sua volta si nutre delle paure di milioni di persone. Paure che nascono da fatti veri. Dalla già evidente provincializzazione dell’Italia nell’economia mondiale. E da tutte le polarizzazioni cresciute in questi anni nelle nostre vite quotidiane: tra stranieri e italiani, tra giovani e non giovani, tra chi è ricco e gli altri, tra poveri e chi ce la fa, tra chi possiede conoscenze e chi no, tra lavoro stabile e non stabile, tra produzioni e servizi, tra chi è nello stato e chi nel mercato, tra diritti enunciati e fatti. E quella davvero grande tra Nord e Sud. Di cui ho parlato la sera stessa dei risultati (video qui e qua)
Di fronte a queste cose, l’argine PD allo tsunami della destra appare, al contempo, troppo nuovo e troppo vecchio.
E’ troppo nuovo perché non è ancora pronto ad affrontare questa difficile Italia qual’è. E’ liquido forse; ma non è abbastanza poroso e vitale e ha davvero poco metodo per studiare e promuovere nuova politica diffusa e vero spazio pubblico e ascolto, incontro, partecipazione. Dovrebbe essere aiutato a farlo. Da dentro e anche da fuori. Ma non è facile capire come.
Ed è troppo vecchio perché conserva linguaggi, logiche e nomenclature del mondo - tra DC e PCI - da cui è nato: interessi, appartenenze, abitudini, istinti di sopravvivenza. Un arcipelago vasto, logoro ma anche efficace nel conservare.
Sia l’acerba novità che lo stantio vecchiume – con, in più, la lotta tra le due cose – non fanno del PD un buon argine contro cinque anni di vera destra.
Ma è l’unico che c’è in giro.
E sappiamo bene quanto fragile sia qui in Campania il nuovo Pd. Di fronte a quello vecchio, davvero potente, in interessi grandi e anche brutti e in conservazioni. Nonostante tutti i fallimenti. Ma su questo, per oggi, rimando al fondo di Paolo Macry. Perché ci tornerò.
6 commenti:
Tento una critica più pacata,se ci riesco....
Non è uno tsunami che ha investito l'Italia...sono cittadini che hanno scelto berlusconi...tanti...
questo dimostra che la gente,a torto o a ragione,non ha paura di berlusconi...e questo è un dato di fatto,punto.
....e,d'altra parte, mi chiedo se potrebbe esistere il PD senza berlusconi...
i vari prodi,d'alema e veltroni dovrebbero fare una statua a san berlusconi che li ha fatti vivere di rendita per tanti anni...
Tutto sommato, non fa paura neanche a loro 'sto berlusconi,mi pare,anzi se lo stanno tenendo caro caro da tanti anni, altro che contrastarlo.....qui nessuno è fesso!
E ci credo che c'è il vuoto nel dibattito politico dentro e fuori il PD...esauriti gli argomenti contro la sinistra radicale,preso atto che di berlusconi non ha paura nessuno...che c'è nel PD...il vuoto!!!!!
il PD dovrebbe partire da bassolino o la iervolino...che in tutto questo sono rimasti lì,vivi e vegeti,pronti per il riciclaggio,di se stessi,ovviamente,non della monnezza...quella ce la teniamo!
...che dire,conoscono le magiche e seducenti alchimie della politica italiana ed il PD giustamente li tiene tra saggi anche i cari iervolino e bassolino, insieme a berlusconi...
Giustamente, chi è nato negli anni '50 identifica ancora oggi le rappresentanze politiche "comuniste" come le schegge postume di un apparato nostalgico di Unione Sovietica, e guarda con liberazione al loro dissolvimento.
Io ritengo invece che la "base" dei partiti della Sinistra Arcobaleno sia fatta da persone che nel '68 non erano ancora nate, e che il problema della proprietà dei mezzi di produzione non se lo pongono nemmeno. Per loro il comunismo è un modello alternativo di società soprattutto in termini di etica delle relazioni umane, di rispetto della laicità e della pluralità, di tensione verso l'equità sociale. Come diceva Gaber, "qualcuno era comunista perché avevamo il peggior partito socialista d'Europa". Le pressioni della "base", a mio modo di vedere, non sono legate al modello economico, se non nella spinta alla redistribuzione della ricchezza e all'intensità di tutela delle fasce deboli: quel pacchetto di istanze che in ogni altro paese del mondo viene chiamato "socialismo", senza inganno lessicale sul significato della parola.
Ecco perché la scomparsa dal Parlamento della Sinistra Arcobaleno andrebbe accompagnata da meno entusiasmo e più preoccupazione, secondo me. Poi si potrà dire che la sua classe dirigente appare un po' datata - in alcuni casi rafferma - e che non rappresenta davvero le istanze della base. Ma si noti almeno che l'onestà intellettuale non manca: Bertinotti e Giordano si sono già dimessi; e credo e spero che nel giubilo seppellitore di Marco non fosse compreso il giudizio per esponenti di nuova generazione come Nichi Vendola.
Piuttosto, lo scetticismo verso il PD ad oggi trova solo conferme. Le esperienze dei grandi partiti aggreganti, in democrazie molto più inclini al bipolarismo della nostra, suggerisce che i "whigs" non sono poi così alternativi ai "tories" su certi temi, se Blair è stato il più caloroso alleato dei repubblicani americani nelle spedizioni irachene - mentre tutte le sinistre parlamentari d'Europa si opponevano - e se negli States né repubblicani né democratici si pongono il problema del conflitto sociale generato dalle nuove forme di povertà e di precariato. In più, il PD è oggi una confederazione di vecchi gruppetti consolidati, che stentano a trovare forme di mediazione programmatica, se non limitandosi opportunisticamente a spegnere ogni pulsione che possa produrre contrasto interno. Prova ne sia una campagna elettorale afasica e priva di qualsiasi indicazione di programma, per cercare di compiacere al colto e all'inclita.
Quanto ai timori archetipici sulle "vecchie ideologie", così ben cavalcati da Berlusconi da sembrare fondati, proverei ad emancipare almeno le nostre categorie di giudizio. I giovani comunisti bevono Coca-Cola e guardano Sky.
A Ferrara per il festival Città territorio, non mi spiegavo come la Lega avesse potuto vincere le elezioni. Ebbene: sono tornata a casa che ero un po' leghista anch'io. Un po' leghista e molto, molto più relativista. E' stata una sensazione che poco a poco, sebbene cercassi di resisterle, si è impadronita di me. E' iniziata con la mostra di Mirò. Mi piaceva Mirò, per le forme e per i colori e per la poesia infantile che Pennac ci ha costruito sopra. Ho seguito il percorso espositivo: all'inizio c'erano i quadri che riconoscevo, che mi piacevano. Poi i pannelli di masonite con incollati pezzi di spago e rotoli di cartone e qualche schizzo di colore. Infine il capolavoro: un enorme tela imbrattata di nero che l'artista ci aveva versato probabilmente a secchiate. Allora ho pensato agli artigiani veneti, che sgobbano, inventano e modificano macchinari e attrezzature per raggiungere la perfezione del prodotto, fanno i soldi per loro e per l’Italia che li spreca e, come racconta Gian Antonio Stella, vengono derisi dagli spettatori di Santoro perché nel tempo libero lavorano l'orto ché "Sarìa un peca' mortale lassar la tera incolta". Ho pensato a Fuksas che, sempre da Santoro, parlava degli italiani che votano a destra, che non conoscono Euclide, che sanno solo zappare la terra... E io, che d’estate torno in Campania e mi scarico a zappare la terra, quest'estate ad ogni colpo di zappa come farò a non pensare a Fuksas?
A Ferrara è intervenuto Cacciari: sale sul palco e, senza guardare il pubblico, si siede, si scopre le caviglie e lentamente si tira i calzini al ginocchio. Come uno studente impreparato, sbircia gli appunti mentre il giornalista lo introduce. Inizia a parlare e io, per fortuna, penso ai fatti miei. Per fortuna, perché così vedo le cose dall'esterno: anche nell'ascoltatore che è intervenuto (viene avanti per non costringere tutti a girarsi, dice, e disserta per mezz'ora) vedo la sinistra che si bea a sentirsi colta, superiore. La vedo, più tardi, nel giovane scrittore bello e sciatto che continuamente si tira su le maniche della felpa sbrindellata e spinge indietro i capelli lunghi mentre, tra gli applausi del pubblico, legge qualche pagina del suo libro. Ma quanto avranno speso a Ferrara per pagare anche solo viaggio e albergo a tutti questi relatori? Investire sulla cultura vuol dire offrire occasioni di dibattito a chi ne è già capace o rendere tutti avvezzi alla riflessione e capaci di dibattere?
A Bologna l'effige di un santo reggeva tra le dita sollevate della mano benedicente un sacchetto di rifiuti. Chi ce lo ha appeso è certamente deprivato culturalmente, ma per lui organizzare Città territorio festival è come offrire del caviale a un affamato. Nella città in cui vivo, odiosamente leghista, gli operatori del comune hanno girato casa per casa per acculturare ogni singolo cittadino a differenziare i rifiuti. Disabituata ai cassonetti, Bologna la dotta mi è apparsa sporca.
Non c'ero mai stata a Bologna. Mi ci sono fermata per sentire cosa si raccontavano i trombati alle elezioni della lista Per il bene comune. E da lì sono uscita ancor più convinta che tutto è relativo: quelli Per il bene comune sono soprattutto Non violenti, ma chissà cosa ne pensano della Non violenza gli ebrei salvati dall'intervento alleato. Tuttavia mi piace che questi del Bene comune abbiano preso le distanze dai vari Casarini, che si sono trasformati da Verdi del Sole che ride a Verdi del Sole che picchia. A Bologna ho ascoltato le testimonianze: quella di chi aveva raccolto la dichiarazione dell'amico: "Basta con Berlusconi. Mì voto Lega!", quella di chi raccontava che a Vicenza il candidato sindaco del PD aveva preso un sacco di voti per essersi schierato contro il Dal Molin fregandosene della linea del partito. Ho sentito del sindaco leghista votato perché contrario agli inceneritori. Ho saputo che Carla Poli, del centro riciclo di Vedelago, quello che ricicla senza inquinare tutto ciò che sarebbe altrimenti destinato agli inceneritori (è stata a Napoli a spiegare come si fa), non sarebbe riuscita nella sua impresa se il presidente leghista della provincia di Treviso non ci avesse creduto. Ho ascoltato chi si chiedeva come mai fossero diventati leghisti i comunisti di Sesto San Giovanni. Mi sono detta che, d'altra parte, quelli votavano PC quando si cantava "Prendete la falce, portate il martello, scendete giù in piazza picchiate con quello" o anche "Mio caro padrone domani ti sparo. Ti stacco la testa e ci gioco a bowling" . Perché meravigliarsi se adesso votano Bossi che vuole usare i fucili?
Marco Rossi Doria mi dice che non sopporta quelli che cercano la perfezione, che bisogna essere realisti e lavorare per fare il meglio possibile, senza esigere l'ottimo. E non si può non essere d'accordo. Ma nel nord est chi persegue il meglio possibile raggiunge risultati eccellenti, che si tratti di attività produttive o di battaglie sociali. Perché il nord est è ostinato: lavora, lavora, lavora e, se fallisce, ricomincia, fino a raggiungere quello che ad altri sembrerebbe utopia. Certo, i razzisti ci sono. Non mi risulta che a Napoli per quanto infastiditi dalla presenza dei campi nomadi, se ne chieda pubblicamente lo sgombero? Quest'estate a Sperlonga l'automobile di una signora si è insabbiata sulla spiaggia. Ha provato in mille modi a farla ripartire. Chi passava guardava e scuoteva la testa. Poi è arrivata una comitiva di ragazzotti da Napoli. Hanno posato a terra gli zaini, si sono guardati e uno di loro ha detto: "Iamme, guagliù!", come sempre si fa a Napoli quando qualcuno è in difficoltà. Si sono avvicinati all'auto e "Oh, issa!", l'hanno tirata fuori dalla sabbia con la forza delle braccia. Erano venuti al mare per prendere il sole, ma gli è toccata. Per un napoletano quando si può dare una mano, è peccato mortale non farlo. Come per i veneti lavorare.
Questa è la cultura italiana! Se il PD sapesse operare una sintesi tra la cultura della produzione e quella della solidarietà, se riuscisse, semplicemente, a liberarsi dalle persone disoneste per fare largo a chi, donna o uomo, anziano o giovane, dimostri di lavorare unicamente per il bene comune, le elezioni le vincerebbe facilmente.
Non c'è da meravigliarsi se la sinistra che fa cultura, ma non sa distinguere un cetriolo da una zucchina, abbia fatto la fine dell'ortolano che, gira e gira il cetriolo sappiamo tutti dove va a finire.
@palmiro e eddy
anche indipendentemente dai contenuti, ma sono assolutamente d'accordo coi vs tentativi di capire, di suggerire elementi di osservazione, fuori da urla, opinionismi e frasi fatte: grazie.
una lezione di stile
mi pare che Palmiro,eddy e pirozzi mostrino più freddezza e calma di te Maestro.
wait and see...may be later you can write. :)
Dissento da tutto questo furore ideologico. Rossi-Doria applaude alla sparizione della sinistra guardando ai suoi rappresentanti (il dito) e non alle istanze rappresentate (la luna). Non si può condividere, è come voler identificare il messaggio cristiano con papa Ratzinger o il socialismo con Craxi.
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