Ho scritto alcune brevi note sul tema del welfare e dei giovani. Inizio da tre storie che pubblicherò una alla volta. Poi proverò a ragionare sul tipo di risposte che si possono dare ai giovani come quelli che ho conosciuto. Questa è la prima giovane.
In una sera di pioggia incontro Lella. E’ stata una mia alunna. A scuola andava uno schifo, era irrefrenabile e ostentava disinteresse per il sapere. Oggi, quando ha tempo, privilegia trasmissioni educational in tv. Incredibile. Ha 21 anni ora. Ha due figli. Vive in 28 metri quadri. Il marito lavora al nero in una fabbrica di cioccolata. Gli promettono di “regolarizzarlo”. Prende 870 euro al mese. Quando la nonna – non la madre di Lella, che è in carcere – tiene i bambini, Lella può andare a lavorare. Lava le scale. Ciò avviene in due palazzi il martedì e il giovedì. Euro 38 a palazzo a settimana, sette piani di scale. Lella e suo marito la sera fino a molto tardi, nell’androne del palazzo su cui affaccia il monocamera ben attrezzato dove vivono a piano terra, vendono cose al nero. Se le procurano fuori città in un grande outlet della distribuzione dove un cugino passa loro le cose al minuto a prezzo d’ingrosso: barre di cioccolata, biscotti, latte, zucchero, caffè, bibite gelate, caramelle, gomme. Ci puoi trovare anche dentifricio, pannolini, saponette, aspirine, siringhe sterili, preservativi, cotone, alcool, sapone da barba e per lavare a terra o per i piatti, lamette, strofinacci, spugnette ecc. Ci puoi trovare il fumo. Non hanno orario. E’ un servizio. E’ molto comodo se vivi lì vicino e hai dimenticato qualcosa o se ti viene fame di qualcosa di notte. E Lella dispensa anche consigli e sa moderare conflitti notturni di quartiere dagli esiti potenziali davvero terribili.