20 gennaio, 2012

L’Europa guarda a Napoli. Napoli all’Europa

Due giorni densi e importanti per Napoli e tutta la scuola del Mezzogiorno. La presentazione del Piano Azione e Coesione per il Sud è stata l’occasione di un confronto per le scuole di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
L’innovazione può nascere anche nella difficoltà. Può generarsi dall’azione didattica di presidi e insegnanti che con entusiasmo e impegno si dedicano ai ragazzi in contesti problematici. Le persone che fanno scuola nel nostro Paese sono serie, piene di speranza e concretezza. Ed è loro che vogliamo sostenere con un sapiente uso dei fondi europei.
Ho visitato il 48° circolo didattico. Emozioni e ricordi nel ritrovare persone e luoghi cari. Sono entrato nelle classi, ho parlato con le colleghe. Sono entrato nel Padiglione Chance. Era distrutto. Di questa perdita ne ho parlato con Johannes Hahn, Commissario europeo per le politiche regionali. Lì, proprio lì. Le esperienze dure e buone che vengono dissipate. Non deve più accadere. Amarezza per ciò che si è perduto. Consapevolezza che abbiamo gettato un seme.

I video che raccontano la visita a Napoli:



6 commenti:

Carmela Paolino ha detto...

Attenzione a come vengono utilizzai i fondi europei. Molte volte vengono convogliati in tanti progettini e non si rivolgono alle necessità delle istituzioni scolasiche di dare risposte adeguate agli alunni più deboli.
Mi riferisco alla mancanza di strutture, mezzi e strumenti per attrezzare e far funzionare delle aule-laboratorio. Quanto mi piacerebbe avere nella mia scuola un laboratorio di scienze e matematica! Altro che attività di recupero su cartaceo in ore extracurricolari! Si potrebbe fare matematica e scienze in laboratorio fin dai primi giorni di scuola, nessuna spesa di ore eccedenti per gli insegnanti e risultai garantiti.
Con un PON abbiamo acquistato uno strumentario musicale, ma ci manca il maestro specialista che possa aiutare le maestre ad insegnare uno strumento. Perchè? Perchè nella scuola primaria non ci sono insegnanti di musica?
Io ho conosciuto un maestro che aveva bisogno di fare tirocinio per acquisire punteggio nelle graduatorie provinciali, ebbene, l'ho invitato a fare domanda nella mia scuola e ad aiutarmi nella mia classe. Mi aiuta da tre anni e oggi i miei alunni di quinta, entusiasti, suonano il flauto leggendo la musica sullo spartito, cantano in coro accompagnati al pianoforte,pittosto che col karaoke. Mi dispiace che il lavoro di questo maestro non venga remunerato e che l'anno prossimo non ci sarà più perchè avrà terminato il tirocinio! Ben vengano allora i fondi europei,ma spendiamoli soprattuto a beneficio degli alunni, di quegli alunni che più di tutti gli altri hanno bisogno di fare esperienze varie e accattivanti che facciano loro amare la scuola e la conoscenza, che rappresentino il riscatto da ambienti e contesti degradati.

pirozzi ha detto...

quello che mi colpisce,e positivamente, a parte uno stile di lavoro francamente inedito dalle nostre parti, è che un governo cosiddetto tecnico, che gestisce una crisona, riescea parlare di futuro e di speranza, con una retorica finalmente fuori da berlusca e dall'ideologia autoreferenziale di sinistra. parbleu

Cirano ha detto...

condivido la diffidenza sui fondi europei...è dal 2007 che ci lavoro ma funzionano solo se riusciamo ad offrire opportunità agli studenti, altrimenti sono solo un bacino di euro per esperti esterni e briciole per i prof.
In Calabria adrebbero investiti per potenziare le strutture.
Rammarico per quello che è stato Chance....nella Piana di Gioia Tauro ci vorrebero dieci progetti Chance!

Giancarlo Palumbo ha detto...

Caro Marco,
non è il 48° Cavalleggeri che ti scrive ma il Primo di Sarno che febbrilmente prova a cavalcare le angustie della crisi e delle tante crisi di cui la scuola è protagonista consapevole e non.
Ho "rubato" un tuo post da Blog a Blog per far sentire la voce del governo sulla scuola mentre tutto il mondo dei media parla solo di spread e default...
Spero che tu possa dare al meglio possibile il tuo contributo al ministro pur in un momento di grandissima difficoltà (lo credo bene che non si sono fatti altri tagli, ormai non c'è più legna nei boschi!).
Ti ricordo la promessa che mi hai fatto a telefono di venirci a trovare. Sarebbe bello per me e per tutti noi rivederti e parlare del nostro meraviglioso quantunque vilipeso mestiere.
Grazie ancora, da Sarno con affetto
Giancarlo Palumbo

Blog Importanti ha detto...

Ciao, "Marco Rossi-Doria" è su "Blog Importanti". Spero di averle fatto cosa gradita. Saluti Gennaro Garofalo.

Anonimo ha detto...

Oltre a terminare a 17 anni il percorso scolastico si potrebbe considerare nella scuola anche i bambini di 2-3 anni, iniziando il percorso "scolastico" un anno prima. Non nell'ottica dell'anticipo morattiano (ORRORE!!), quindi non facendo entrare prima i piccoli nella scuola dei grandi, ma facendo scivolare l'intervento statale fino all'accoglienza dei bimbi più piccoli, in servizi adatti a loro come i nidi d'infanzia, in qualche modo "statali". In quella fascia di età la domanda è forte ma l'offerta debole, senza il sostegno statale, sopratutto in termini di risorse per la gestione di servizi di qualità. L'accoglienza precoce nei servizi per la prima infanzia è uno degli strumenti più forti ed efficaci per prevenire l'esclusione sociale.
Roberta