Questo è l’articolo, uscito su La Repubblica Napoli il giorno di Pasqua, con il quale ho argomentato la mia preferenza per Morcone.
Cinque anni fa mi sono presentato alle primarie, che furono annullate; e dunque a sindaco. In tanti costruimmo una lista civica. Con un programma realizzabile e ancora largamente attuale. In quella prova di democrazia – il doppio turno è questo – fummo accusati di favorire Berlusconi e di altre cose non vere. Fui e fummo sconfitti. Ma – come ebbe a dire la compianta Monica Tavernini – “abbiamo commesso errori, abbiamo detto molte verità, fatto proposte serie, perseguito un metodo di confronto tra appartenenze diverse sul da fare per la città e soprattutto ci siamo divertiti”. Siamo tornati ognuno a fare il proprio mestiere. Senza risentimenti, rivendicazioni o cooptazioni. In una città dove la politica è divenuta una pratica aggressiva e noiosa, che viene usata per molte rendite e con pochi risultati, quella dimensione civica, gaia e attenta all’ascolto dell’altro resta la promessa.
Oggi molte persone che hanno vissuto quella esperienza sostengono uno o l’altro degli attuali candidati. E spesso portano alla presente prova elettorale metodi, elementi di programma, speranze nati allora. C’è da esserne contenti. E per fortuna nessuno più si permette di dire che l’avere al primo turno tanti candidati favorisce chi sa quali terribili pericoli.
Ciò detto, il tempo non è passato bene. Né per la città né per la politica.
La povertà ha i tassi più alti del paese. Siamo ultimi per qualità di vita. Quasi centomila persone sono andate via. Sono le persone meglio preparate, più libere, giovani e fattive. Siamo tornati sotto il milione di abitanti, come sessanta anni fa. Non si è fatto mai il piano strategico promesso per uscire dalla crisi industriale che ebbe inizio quaranta anni fa e un idea di città produttiva non ha trovato la sua via. Il piano regolatore è rimasto un moloch disatteso. Ma mentre i suoi proponimenti hanno languito protetti da un delirio dirigista, è successo che, in mille rivoli incontrollati, piccoli e grandi potenti hanno fatto quel che volevano mentre, specularmente, le esperienze di “rispettoso e creativo uso della città” sono state derise e mortificate. Il decentramento amministrativo non ha avuto strumenti per diventare tale. Salvo creare un esercito di mediatori clientelari in ogni quartiere e di ogni colore. La manutenzione ordinaria semplicemente non esiste e strade, sottosuolo, fogne, spazi pubblici ne sono la prova. Non si è mai voluto credere alla raccolta differenziata. La più parte delle opere pubbliche ristagna da anni. La città dei bambini si è eclissata. Le politiche per il welfare e la scuola si sono trascinate nell’inerzia, fino a fare chiudere le tante buone iniziative. La macchina comunale è almeno venti anni indietro rispetto a una normale città europea. Le società partecipate sono state largamente improduttive mentre hanno foraggiato intere schiere di parassiti. Il budget è a un passo dal dissesto.
E la politica? Mancano venti giorni alle elezioni e ancora si spera – lo dico senza ironia - che il sindaco uscente consegni alla città l’elenco delle cose fatte e non fatte, il pubblico bilancio del proprio operato di dieci anni. Vedremo. Ma, intanto, a nessuno sfugge che viviamo in una città peggiorata come poche volte in tempo di pace. E poiché questo non era un risultato inevitabile, è largamente dovuto alla politica locale. In primis al centro-sinistra che ha governato male. E anche alla destra, che non ha proposto vera alternativa. In aggiunta, la gestione della crisi ha visto costanti trasferimenti di capitali da sud a nord colpendo la nostra economia mentre i forti tagli nei trasferimenti pubblici alle città penalizzano chi sta peggio, evidenziando la volontà di punire il Sud da parte di un governo molto amico della lega e poco di Napoli.
Così andiamo al voto. E sappiamo tutti che ci andiamo menomati nella nostra stessa libertà di scelta a causa di un sistema di consenso anomalo perché condizionato da “pacchi di voti” controllati su base di scambio o peggio. Il che, in una città povera, è parte integrante dell’esclusione sociale e civile, qualcosa di molto pervasivo, che attraversa ogni forza politica.
E’ in questa situazione che ho deciso di sostenere la candidatura a sindaco di Mario Morcone.
Infatti non posso votare Lettieri. Perché la sua candidatura è stata decisa su diretta indicazione di Silvio Berlusconi. Perché il centro-destra è condizionato in tutto dalle politiche del governo più anti-meridionalista della storia e perché - una volta conquistate provincia e regione - non ha mostrato alcun buon risultato né orizzonte di speranza. Inoltre egli è legato alla porzione più opaca del suo schieramento, con la forte influenza di Cosentino. Quando sul palco degli appelli finali saranno fianco a fianco il Berlusconi di questi mesi terribili, Cosentino e Lettieri, sarà difficile non vedere di che si tratta.
E rispetto agli altri candidati – intendo dirlo in positivo - preferisco Morcone perché egli rappresenta una chiara cesura: è un prefetto e ha un profilo tale da promettere una ormai indispensabile sospensione del fallimentare primato delle vicende di partiti e correnti di tanto centro-sinistra locale. Egli sta mostrando in queste settimane di volere stare ancorato alle cose da fare, di comprenderne la complessità, di avere più passione per la costruzione di soluzioni che per le denunce e le promesse. Ha un’evidente propensione – nel profilo umano come nel lessico - alla riparazione più che al grido. E Dio sa quanto ne abbiamo bisogno. Infatti Morcone non evoca il salvatore della patria che tanto danno ha fatto alla nostra città, così incline a farsi intrappolare tra mitizzazione del capo-salvatore e sua trasformazione in capro espiatorio. Se della lunga stagione passata dobbiamo imparare qualcosa, questa è che non abbiamo più bisogno di capi eroici a cui giurare fedeltà e di proclami altisonanti. Morcone ha scelto di mostrarsi per quello che è: un capo cantiere sofisticato, solido, pacato e costante. Con cui confrontarsi sulle cose possibili, con garbo e attenzione al come fare. Dicono questo di lui il suo profilo professionale, i suoi tanti estimatori, il suo stile. E poi i risultati del suo lavoro all’estero, sui rifugiati, sui beni sequestrati al malaffare. E lo dice il modo con il quale sono stati conseguiti: ascolto, gioco di squadra, decisione. E’ intorno a una persona così che, con fatica, si possono rimuovere le nostre macerie e far ripartire la città.
10 commenti:
Peccato che nella gestione dei centri identificazione ed espulsione per migranti la sua gestione non fosse così democratica e trasparente. Chiedi anche agli altri amici suoi: Gianni Letta, Comunione E liberazione...
Auguri
Antonio
mi informerò sul trasparente e democratico; grazie per la segnalazione
mrd
Ciao Marco sono un "napoletano all'estero", un "cervello in fuga" o piú semplicemente uno che dopo 7 anni di lontananza ama ancora la sua cittá "erita a morte".
Leggo spesso il tuo blog e condivido tanti punti ció che scrivi.
La domanda che ho per te é la seguente: hai motivato il perché voterai Morcone alle prossime comunali a Napoli ma mi piacerebbe capire perché NON voteresti De Magistris esponente di una lista civica, sostenuto da tanti elementi della societá civile.
Grazie e continua cosí,
Luca
Io davvero non riesco a capire.
Comincio seriamente a pensare che sia colpa mia, e della mia visione della politica forse ancora troppo immatura ed infantile.
Anche io ho partecipato all'avventura di "Decidiamo Insieme", nel 2006. Ma evidentemente senza averci capito granché, poiché arrivo a conclusioni del tutto diverse.
Ovviamente prendo spunto dal post di Marco, ma faccio riferimento a posizioni espresse da tanti compagni di avventura cui da sempre offro la mia stima.
Capisco la diffidenza per scelte giunte dall'alto, ma allora cosa dire di Morcone, piazzato come candidato senza neanche aver partecipato alle primarie. Primarie scandalose, che hanno dimostrato il grado di marciume che corrode il PD in Campania. E con chi sono, adesso, i protagonisti di questa ennesima boutade partenopea? Con chi è Cozzolino? E Bassolino? E tutto l'apparato che in questi anni abbiamo giurato di voler mandare a casa...dove e con chi sono adesso? Sono ragionamenti troppo elementari? Può darsi.
E allora proseguo in questa mia patetica disamina. Perché Morcone appare al mio sguardo puerile come una confezione diversa, più appetibile, per il solito "pacco". Lo spettacolo indecoroso delle primarie ha dimostrato che da soli neanche la confezione sapevano migliorare, qui a Napoli.
E poi, a parte Morcone...dove sono, nello schieramento che lo sostiene, gli altri elementi di novità, discontinuità, rinnovamento, o qualunque sia il termine che maggiormente solletica le nostre eccitabili sensibilità da intellettuali di sinistra?
Votando Morcone, a mio avviso, stiamo spezzando le gambe ad ogni speranza di cambiamento, almeno nel breve periodo. E chissà perché, io ho invece la netta sensazione che il cambiamento da queste parti sia urgente.
La questione nazionale, forse, impone un rilancio del PD. Ma mi rifiuto di sacrificare la questione napoletana a quella nazionale (come ha fatto invece SeL, a mio avviso...)
A Napoli, al contrario, penso sia urgente scompaginare, se non affossare questo PD.
Non credo alla favola del Giudice Sterminatore che viene a portate giustizia e ordine nel caos partenopeo.
Non sono mai stato un sostenitore di De Magistris, e a livello nazionale mai darei il mio voto all'Italia dei Valori.
Eppure mi sembra, al momento, l'alternativa più convincente.
Perché De Magistris ha rifiutato ogni apparentamento con le "vecchie glorie".
Perché molte delle persone migliori che conosco hanno scelto di stare con lui.
Per tante ragioni che altri sapranno senz'altro illustrare meglio di me.
In questo momento, parlo come un elettore di sinistra di cultura politica medio-bassa, che ha creduto, in questi anni, nella necessità di impedire l'avanzata delle destre, e allo stesso tempo, rifiutare il degrado del centro-sinistra napoletano. E che ora è disorientato di fronte ai tanti distinguo rispetto alla candidatura di De Magistris.
Perché il giudice non è Rossi Doria, questo lo so benissimo. Se Marco si fosse candidato sarei di nuovo con lui.
Ma De Magistris potrebbe farcela. E non posso fare a meno di pensare che se ci troveremo un Lettieri con il popò adagiato a Palazzo San Giacomo, o il solito pacco diversamente confezionato, sarà anche a causa di questi - per me (e tanti altri) - incomprensibili distinguo.
L'ho premesso, forse sono io che penso la politica in modo infantile. Ma, non essendo neanche un totale idiota, sospetto che forse siano anche gli altri a non sapersi spiegare.
E quando a non sapersi spiegare sono persone più capaci di me, non posso fare a meno di insinuare che forse non hanno argomenti così convincenti...
Nazarin
E poi...quello per Morcone non sarà certo un voto di opinione. A chi apparterranno realmente i voti di Morcone?
MRD lo scrive da subito...a Napoli abbiamo prepotente il problema del voto organizzato (come hanno dimostrato le primarie).
Ora, ripeto...a chi appartengono, realmente, i voti che andranno a Morcone?
Caro Marco, anch'io ho partecipato con gioia all'esperienza di Decidiamo Insieme e continuo a pensare che le Tue premesse siano sempre giuste ed una spanna sopra agli altri, il dramma sono invece le Tue conclusioni, sempre appiattite su una visione orizzontale dello scenario politico.
Forse non hai ancora capito che, se fosse continuato concretamente il lavoro di Decidiamo Insieme in tutti questi anni, seppur con pochissima rappresentanza, forse Tu oggi saresti ancora il leader di un vero movimento di rinnovamento, ancora una speranza per noi e per la nostra città.
Ti sei eclissato e hai dato in mano l'associazione a chi non ha mai voluto realmente tollerare e condividere una vera e costruttiva dialettica politica.
Insomma, con tutto il rispetto e la stima che comunque meriti, penso che Tu non abbia capito allora e non abbia capito neppure adesso cosa poteva significare per noi tutti realmente quell'impegno.
Avrei voluto scrivere un commento qualche giorno fa, ma il server era bloccato. Lo faccio ora, a urne
quasi ormai chiuse, quindi solo come ragionamento politico. In questa campagna elettorale, per la prima
volta da quando sono a Napoli, non ho partecipato e non mi sono unito a nessuno degli schieramenti in
campo e questo per me è un dolore, perchè credo nella partecipazione e perchè mi piace partecipare, mi fa
sentire cittadino.
Non ho trovato motivi sufficienti, per quanto capisco le ragione Marco e in parte le condivido. Alle
scorse elezioni sono stato con lui e con gli altri che hanno dato vita all'esperienza di Decidiamo Insieme
e ho fatto la mia campagna contro la Iervolino. ORa molti reduci di quell'esperienza sono con De MAgistris
e altri con Morcone. NOn ho avuto abbastanza motivazioni (o abbastanza coraggio) per schierarmi dalla
parte di Morcone insieme a molti, troppi, di coloro contro cui abbiamo gridato per tanti anni perchè erano
(e sono) i principali colpevoli del deplorevole stato di cose presenti. Però da allora ho continuato una
riflessione politica che mi fa dire che, ora come allora, una soluzione plausibile e vera alla crisi in
cui versa questa città, può venire solo da progetti a lungo termine, che insegnino un modo diverso di fare
politica, un linguaggio nuovo, maturo, concreto, perfino rispettoso dell'avversario. Linguaggi e progetti
che rompano con le logiche del voto "contro", delle battaglie del bene contro il male, dei puri contro i
corrotti, senza mai parlare dei problemi. La logica, ahimè ancora saldamente egemone nel panorama politico
italiano, per cui l'avversario non potrà mai governare bene perchè è corrotto e/o incapace, perchè, come
dice Berlusconi, "non si lava", "odia", "ruba", "vuole il male altrui". In questo modo di concepire la
politica lo scontro elettorale non è mai tra interessi diversi espressi in programmi diversi e idee
politiche diverse, ma sempre tra chi si proclama Vera e pura espressione del Vero interesse comune e chi
invece è accusato di essere un imbroglione e un impostore. Dando per scontato che vi è un unico interesse
Vero della "gente", un unico "Bene comune" (e supremo) di cui ognuno si proclama portatore. Questa,
secondo me (e non lo dico da ora), è la vera radice ideologica dell'antipolitica, che ha caratterizzato
gli anni del Berlusconismo ma non appartiene solo a Berlusconi. Questa ideologia si esprime, da queste
parti, anche con i termini del "masaniellismo", mentre al nord trova altre forme di retorica, ma il
problema rimane: l'esclusione della complessità del reale, che falsifica ogni discorso politico.
QUeste sono le ragioni di fondo per cui io non ho votato De Magistris (pur avendo dato la mia preferenza a
una candidata che lo sostiene). NOn è solo un fatto di antipatia e di incompatibilità con un modo di
esprimersi (che pure esistono).
(...continua) E' un fatto di progetto politico, anzi di più, di modo di concepire la
politica. So che in questa campagna egli ha modificato un po' i suoi toni soliti, mettendo da parte (un
pochino e con evidente sforzo) la polemica giustizialista e introducendo degli elementi programmatici. Ma
egli è oggi un politico noto in italia, e dunque candidabile a Napoli, unicamente per le sua posizioni
giustizialiste e populiste che infatti lo rendono un alter ego e sostituto in pectore di Di Pietro. E
questo non si può negare, al limite si puo dire, come fa nazarin, che sono ragionamenti validi sul piano
nazionale e non a Napoli. Ma io credo che sia veramente un problema che Napoli continui sempre a
considerarsi "un caso a parte", un'enclave nella democrazia italiana, una cosa per cui non valgono i
ragionamenti politici generali (che invece valgono più che mai per Milano). E credo invece che proprio un
ragionamento politico generale mi fa sperare che qualcosa si muova nel PD napoletano, che qualcosa si
rompa e quel partito diventi finalmetne un luogo agibile per portare avanti politiche come quelle di cui
parla spesso Marco. IO credo che quella sia l'unica vera speranza di cambiamento. NOn credo affatto,
invece, che dall'antipolitica possa venire la cura (omeopatica) per la crisi della politica. SO che a
molti questi discorsi sembrano "la solita filosofia delle belle menti", che non guardano alla situazione
di emergenza in cui versa la politica in questa città, ma molti anni di vita (e politica) a Napoli mi
hanno insegnato che la soluzione delle crisi non si trova MAI nelle politiche di emergenza, ma in
comportamenti seri che vanno alle cause profonde del male e puntano a evitare che il male si produca.
Questo male, secondo me, si chiama plebiscitarismo, populismo, retorica, semplificazione. Si chiama "dammi
il voto perchè io sono migliore", perchè "io ti prometto che risolverò tutto, eliminerò il nemico che
provoca i problemi e tu potrai continuare a vivere in pace". Una politica così io la chiamo antipolitica
perchè non crea cittadini maturi ma masse, adulanti o arrabbiate a seconda del caso.
Se De Magistris arriverà al secondo turno lo voterò, naturalmente e mi auguro che in qualche modo possa
portare un miglioramento delle condizioni di vita in questa città, almeno un po' di migliore
amministrazione. SO che ha delle persone in gamba, attorno a lui. Tuttavia sono convinto (e spero di
sbagliarmi) che vi sarebbe un arretramento della prospettiva di un cambiamento vero e radicale del modo di
fare politica e che, paradossalmente, le "consorterie" del potere bassoliniano ne uscirebbero in posizione
di maggior forza.
La società napoletana, per quello che ne ho capito, non è una massa omogenea con un unico modo di vedere
(ammantato sotto il mito della "napoletanità") che deve essere guidato dall'uomo forte e giusto. COme
tutte le società, è un insieme di interessi diversi, anche confliggenti, che nella politica devono essere
esplicitati, anche come scontro, per poter trovare una sintesi. I napoletani sono tante persone diverse, e
hanno bisogno, secondo me, più che mai, di politica.
(...continua) E' un fatto di progetto politico, anzi di più, di modo di concepire la politica. So che in questa campagna egli ha modificato un po' i suoi toni soliti, mettendo da parte (un
pochino e con evidente sforzo) la polemica giustizialista e introducendo degli elementi programmatici. Ma
egli è oggi un politico noto in italia, e dunque candidabile a Napoli, unicamente per le sua posizioni giustizialiste e populiste che infatti lo rendono un alter ego e sostituto in pectore di Di Pietro. E
questo non si può negare, al limite si puo dire, come fa nazarin, che sono ragionamenti validi sul piano nazionale e non a Napoli. Ma io credo che sia veramente un problema che Napoli continui sempre a considerarsi "un caso a parte", un'enclave nella democrazia italiana, una cosa per cui non valgono i ragionamenti politici generali (che invece valgono più che mai per Milano). E credo invece che proprio un
ragionamento politico generale mi fa sperare che qualcosa si muova nel PD napoletano, che qualcosa si
rompa e quel partito diventi finalmetne un luogo agibile per portare avanti politiche come quelle di cui parla spesso Marco. IO credo che quella sia l'unica vera speranza di cambiamento. NOn credo affatto, invece, che dall'antipolitica possa venire la cura (omeopatica) per la crisi della politica. SO che a
molti questi discorsi sembrano "la solita filosofia delle belle menti", che non guardano alla situazione di emergenza in cui versa la politica in questa città, ma molti anni di vita (e politica) a Napoli mi
hanno insegnato che la soluzione delle crisi non si trova MAI nelle politiche di emergenza, ma in
comportamenti seri che vanno alle cause profonde del male e puntano a evitare che il male si produca.
Questo male, secondo me, si chiama plebiscitarismo, populismo, retorica, semplificazione. Si chiama "dammi il voto perchè io sono migliore", perchè "io ti prometto che risolverò tutto, eliminerò il nemico che provoca i problemi e tu potrai continuare a vivere in pace". Una politica così io la chiamo antipolitica
perchè non crea cittadini maturi ma masse, adulanti o arrabbiate a seconda del caso.
Se De Magistris arriverà al secondo turno lo voterò, naturalmente e mi auguro che in qualche modo possa
portare un miglioramento delle condizioni di vita in questa città, almeno un po' di migliore
amministrazione. SO che ha delle persone in gamba, attorno a lui. Tuttavia sono convinto (e spero di
sbagliarmi) che vi sarebbe un arretramento della prospettiva di un cambiamento vero e radicale del modo di fare politica e che, paradossalmente, le "consorterie" del potere bassoliniano ne uscirebbero in posizione
di maggior forza.
La società napoletana, per quello che ne ho capito, non è una massa omogenea con un unico modo di vedere (ammantato sotto il mito della "napoletanità") che deve essere guidato dall'uomo forte e giusto. COme tutte le società, è un insieme di interessi diversi, anche confliggenti, che nella politica devono essere esplicitati, anche come scontro, per poter trovare una sintesi. I napoletani sono tante persone diverse, e hanno bisogno, secondo me, più che mai, di politica.
Grazie a tutti per i commenti; ad alcuni ottimi rilievi ho brevemente risposto nel mio nuovo post;
siamo a urne chiuse; se si va al ballottaggio ovviamente lavoreremo tutti per battere la destra e proverò a fare il pontiere, nel mio piccolo, per fare l'en plain di voti; speriamo bene; restano le grandi questioni di medio periodo; su come fare bene le cose per i cittadini, in una condizione di evidente povertà di cultura partecipativa; è e sarà una lunga battaglia..
marco r-d
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