12 maggio, 2010

Meridionalismo. O dell’assumersi responsabilità


Mentre i leghisti vomitano ideologia, il signor Letta, quello junior, ci dice che siamo una zavorra e il presidente di Sudd, il signor Bassolino, si offende per tali affermazioni, si fa davvero grande fatica a partire dai dati di realtà – così come dovrebbe, invece, fare ogni politica degna di questo nome.
La responsabilità politica nasce dall’analisi fattuale. Per poi ricercare, sobriamente, le soluzioni possibili. Questo è stato il metodo del Meridionalismo. Assumersi responsabilità di analisi e di proposta realistica. Senza paroloni, polemiche strumentali di un tipo o dell’altro e infingimenti. Questa fu il modo e l’ispirazione che unì persone diverse: Fortunato, Sturzo, Salvemini, Nitti…Che si misero al crocevia dell’unità d’Italia dicendo la verità sul Mezzogiorno e proponendo soluzioni.Si stanno, in questi giorni, festeggiando i 150 anni dell’unità d’Italia. Per parteciparvi sarebbe bello attingere alle parole dure e savie di questi nostri grandi meridionalisti, per i quali, oggi più che mai, si sente un debito di riconoscimento e una grande nostalgia.
Domenica scorsa, per festeggiare in forma privata l’Unità, sono andato a Bezzecca e ho riportato queste foto.
E, per provare a iniziare a dire le cose vive su ciò che divide l’Italia unita, riporto qui di seguito solo alcuni passaggi dell’audizione che la Commissione indagine sull’esclusione sociale detta Commissione povertà ha fatto, il 22 aprile scorso, con Giancamillo Trani della Caritas Diocesana di Napoli.Perché non riprendere la via della responsabilità e dunque aprire un dibattito finalmente serio a partire da queste cose?

“Il 2008 è stato l’ennesimo “annus horribilis” per l’economia campana. Secondo l’annuale relazione della Banca d’Italia, nel corso dell’ anno il Pil è sceso, ulteriormente, del 2,8% per la Svimez e dell’1,6% per Prometeia.Il 22% dei nuclei familiari (quindi, quasi uno ogni quattro) vive al di sotto della soglia di povertà, il doppio della media nazionale. Sale vertiginosamente il debito delle amministrazioni locali della Campania, arrivando a toccare quota 12 miliardi di euro; fino al mese di marzo 2009, le ore di cassa integrazione sono state cinque volte superiori che nel 2008. Nei soli primi tre mesi del 2009, secondo il Rapporto Svimez, la Campania ha perso 32.000 occupati.
Nella regione risiedono 5 milioni ed 812 mila persone, con una maggiore concentrazione tra Napoli città e la sua provincia. Il numero di famiglie supera i 2 milioni di unità. Nonostante sia la regione più giovane d’Italia (è quella che annovera il maggior numero di ragazzi di età compresa tra 0 e 14 anni) si registra un aumento della disoccupazione del 13,4% (era il 10,9% nel 2007);
la Campania è anche la regione che registra il tasso migratorio più alto verso altre regioni italiane. Napoli e provincia segnano il record della crescita del debito delle famiglie, con un incremento del 116, 36% negli ultimi cinque anni.La crisi economica e sociale che sta investendo il territorio campano sta penalizzando, in particolar modo, le fasce più deboli della popolazione, che stanno vedendo progressivamente diminuire non solo le possibilità occupazionali, i redditi e la capacità di acquisto, ma anche i servizi sociali e tutte quelle misure di sostegno di cui le famiglie più disagiate hanno maggiormente bisogno.E non sarà poi un caso se, anche il “Rapporto sull’Economia” curato dalla Camera di Commercio di Napoli, segnali la Campania come la più povera tra le regioni d’Italia, con oltre 140mila social cards rilasciate nel 2008 (dati Inps), pari al 23% del totale nazionale.
Collegandosi alla più o meno recente ipotesi di alcune forze politiche circa l’introduzione delle cd. “gabbie salariali”, è utile precisare che i redditi del Sud saranno anche alti, se rapportati al costo della vita, ma di sicuro vanno divisi tra più persone rispetto a quanto accade al Nord. Il record spetta alla Campania, dove ogni euro da lavoro o da pensione deve soddisfare 2,3 persone (percettore compreso), mentre all’estremo opposto della classifica c’è l’Emilia Romagna con 1,5 persone. Scorrendo i dati Istat, come già richiamato in precedenza, la Campania è la regione italiana con il maggior numero di giovani (16,7% contro il 14% della media nazionale) e quella con il più basso tasso di occupati per la popolazione attiva (appena 40,7% delle persone in età da lavoro contro il 57,4% della media nazionale).
Questi fattori hanno, come conseguenza immediata, un bassissimo numero di percettori di reddito, appena 43,3 ogni cento persone. Meno della Calabria e della Sicilia, che raggiungono almeno quota 47% (le regioni del nord sono attestate su una media del 64-65%). E’ anche per questo che Campania, Calabria, Puglia e Sicilia sono le regioni che l’Unione Europea considera in grave ritardo di sviluppo, al punto da meritare i fondi dell’asse 2007-2013, a conferma che il dato sui percettori di reddito è un indicatore sintetico della situazione economica complessiva e dei differenziali tra le regioni…”

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