11 dicembre, 2009

Monica Tavernini


Monica Tavernini è vissuta ed è morta come una Socrate dei nostri tempi. Una, al femminile. Perché, con pacata caparbietà, Monica ha sostenuto e sorvegliato - nella dimensione politica come nella vita di ogni giorno - la cura autentica e curiosa per le relazioni umane, l’acuta sensibilità verso le emozioni, i piccoli gesti e i silenzi di ciascuno, l’ascolto di se stessa e il rispetto per la finitezza di tutte le cose, compresa la sua stessa vita. Solo una grande sapienza al femminile può trattare le vicende pubbliche e private come Monica le ha sapute trattare. Fino all’ultimo, con quotidiana semplicità, temperanza, ironia. Staremo in tanti e per lunghi anni a pensare a quante cose ci ha insegnato e a chiederci se sapremo condurci così fino alla fine.
Monica amava la politica in senso proprio. L’appassionava lo spirito migliore delle città, il senso della cosa pubblica, il rispetto dell’interesse generale. Per questo, quando vi era una qualsiasi questione politica, lo sguardo interiore di Monica non andava solo a vagliare i rapporti di forza o le occasioni o gli spazi che l’agone politico sempre offre e non si fermava solo sulle possibilità di un’opzione o dell’altra – tutte cose che pur sapeva che contavano e che sapeva fare. Il suo sguardo andava a scrutare i fondamenti delle leggi che consentono la vita civile, quelli che salvaguardano le comuni ragionevolezze dalle tentazioni del potere e dai demoni che distruggono anziché costruire. “La mia misura di fronte alla ragion di stato e alla politica - che si fa ora - resta Antigone”. Lo diceva e ripeteva Monica, scherzando con benevolenza arguta sulle cose serie, come sapeva fare.
E’ anche per questa fedeltà alla politica in senso alto, contraria al “saper fare politica” odierno, che Monica ha voluto e saputo “lasciare un brillante avvenire politico dietro le spalle” – come lei stessa usava dire. Si era iscritta ventenne al PCI ma “non ero comunista, mi piaceva il socialismo, che, però, non c’entrava nulla con quella roba lì”. Quando parlava del secolo scorso, Monica pareva sospendere i pensieri, poi li diceva con convinzione: “Ma il muro di Berlino a me non è crollato addosso; perché io davvero mi sono scansata per tempo; a quel mondo lì non c’ho creduto mai. Ma quanta brutta ruggine di quel mondo è restata addosso a tanti, che non sono proprio voluti cambiare davvero”.
E’ con uno straordinario spirito libero che Monica è stata sindacalista e giovanissima segretario del PCI dell’Alfa Sud. E oggi mi piacerebbe che le ragazze che entrano la mattina nella fabbrica di Pomigliano, operaie di molte nazionalità, si potessero fermare a pensare almeno per un minuto a cosa poteva essere la vita quotidiana di una giovane bella donna femminista che guida, negli anni settanta, centinaia e centinaia di operai maschi nel “prospettare un futuro migliore”. Da allora Monica ha sempre conservato il suo impegno nel sindacato – la CGIL – per la quale nutriva un legame irrinunciabile e avvertiva l’urgenza di un sommovimento culturale, fondato sulla crescita della responsabilità individuale.
Dai partiti, invece, si era allontanata radicalmente. Il loro esprimersi, qui più che altrove, come interessi separati, la follia che permea i costanti giochi di potere interno, il culto servile dei capi, le verità taciute e i compiti disattesi erano altrettante prove della inaccettabile miseria a cui si erano purtroppo ridotti, che lasciava spazio alle carriere, agli opportunismi, al nulla.
Monica ha fatto con grande serietà e competenza il consigliere comunale e regionale. “Studiavo la notte le cose che non sapevo e per la frustrazione a volte mi veniva da piangere”. Ha fatto la politica di mestiere ma sempre come rigoroso servizio alla cosa pubblica, con un rispetto estremo per le istituzioni “che vengono prima di ogni parte politica”. Quando le è risultato evidente che questa prospettiva si era drammaticamente indebolita ha lasciato questo campo. Con l’elegante sobrietà che l’ha accompagnata sempre: “Da venti anni non faccio più quella vita. Sono troppo incuriosita per tutto il resto che mi accade, troppo sincera o forse distratta a tal punto da non saper dire bugie o forse anche troppo pigra per restare viva in quell’ambiente”.
Così Monica ha dedicato da anni molto proficuo tempo ad altro: le letture, la famiglia, l’amicizia. E, oltre al sindacato, ha fatto parte delle battaglie civili a strenua difesa della laicità dello stato e dei diritti individuali e all’impari impegno per pensare a un sensato modo di fare ripartire la nostra città.
Monica ha amato immensamente la letteratura. Per lei è diventata sempre di più il grande, sapiente specchio della sua vita. Così pochi giorni fa, guardando con un coraggio disarmante e immenso alla sua stessa fine, ha ricordato un passaggio delle Memorie di Adriano: “…come il viaggiatore che naviga tra le isole dell’Arcipelago vede levarsi a sera i vapori luminosi, e scopre a poco a poco la linea della costa, così io comincio a scorgere il profilo della mia morte”.
Monica davvero lascia un grande vuoto. Tanto che oggi si stenta a parlare. Quando saremo pronti, dovremo dedicare un giorno su una spiaggia davanti al mare che adorava - un tempo di convivio giocoso e di parole - per onorare Monica, cittadina superba della nostra città e delle nostre vite. In quel momento qualcuno leggerà il verso di Ossi di seppia di Montale che Monica, pochi giorni prima di sapere della sua malattia, con una di quelle stranezze che a volte accadono nella vita, aveva eletto come suo epitaffio:
…. Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano…

Queste cose, che ho scritto con molta pena, usciranno domani su Repubblica-Napoli.

18 commenti:

Franco Tambaro ha detto...

Bellissimo articolo, scritto con il cuore,

stefano ha detto...

ciao monica. il tuo sorriso mi resterà sempre nel cuore, indelebile.

roberta germano ha detto...

ciao Monica!

Anonimo ha detto...

E' stato un onore per me conoscerti
Susanna Califano

enrica morlicchio ha detto...

Caro Marco, grazie per questo ricordo di Monica, veramente molto bello. Vorrei aggiungere un piccolo post peronale. Ho conosciuto Monica negli anni Settanta (credo) quando lei era consigliere regionale e io una figiciotta di provincia. E come le ho detto ,ricontrandola molti anni dopo in occasione della avventura di Decidiamo Insieme, per me era un mito. Perchè era bella, e hai fatto bene a ricordarlo: alta e fulva e fiera. E poi perchè dava l'idea di essere una persona perbene e lo ha ha dimostrato lasciandosi alle spalle un brillante avvenire politico, senza al contempo incattivirsi o rinnegare la sua militanza politica.

Anonimo ha detto...

a volte, certe letture, alleviano il dolore. grazie marco.
fraba

Nunzio Rovito ha detto...

Sei entrata in punta di piedi nella vita di tanti di noi, che abbiamo avuto il privilegio di averti come amica. Con discrezione ed affetto facevi sentire la tua presenza ogni volta che un ostacolo o una difficoltà si frapponeva sul nostro cammino, spesso facendotene carico.
Mi manchi... mi manchi tanto.

zetavu ha detto...

grazie marco, è un testo commovente e intenso
vittorio zambardino

Anonimo ha detto...

bene

BLOG - fotografico Napoletano ha detto...

Ciao Monica,

Grazie per avermi accolto a Napoli, sei stata la prima ed anche l'ultima persona che abbia salutato a Napoli, prima di partire, con un libro che mi hai regalato.
Di questa città che mi ha accolto dal principio, sei stata uno dei volti più dolci.

antonio zambardino

valter ha detto...

Ho avuto il privilegio di conoscere Monica al di fuori della politica in quanto cognato del padre sua figlia Giulia. Quello che mi piace ricordare, è la sua onesta politica e intelletuale visto le scelte che ha fatto rinunciando a facili canditature.
A livello umano mi è bastato assistere alla moltitudine di persone comuni e personalità politiche che le hanno reso omaggio. Ciao Valter

Anonimo ha detto...

Solo ora apprendo la sconcertante notizia della tua prematura scomparsa, non posso fare a meno di pensarci ho ancora le lacrime agli occhi, vorrei liberare il mio pianto cara COMPAGNA, lasci un enorme vuoto in tutti noi che ti abbiamo conosciuto .... GIULIA a te posso soltanto dire sii orgogliosa hai una grande MAMMA

Anonimo ha detto...

che grande donna che sei stata
tanti baci Monica

Anonimo ha detto...

OGNI GIORNO UN PENSIERO PER TE
TI VOGLIO BENE MONICA

Anonimo ha detto...

Ho saputo solo ora e dopo tanto tempo continuo ad avere uno splendido ricordo del suo imponente sorriso.
L'ho apprezzata perchè era capace di mediare le asprezze di ogni dibattito, sapeva guardare oltre la rabbia.
Mi dispiace di non aver continuato con lei quel dialogo che mi aveva gioiosamente arricchito. Ciao Monica !

costantino liquori ha detto...

Oddio, non sapevo niente, sono un amico d'infanzia e compagno di scuola, la fiorelli del fratello Davide. Monica, amica mia, ti saluto e ti abbraccio

luisa mancini ha detto...

dio mio ho saputo solo adesso della sua morte,fra le lacrime non riesco a crederci.Monica bella brava semplice,una donna che meritava di più.La politica ancora una volta non ha saputo dare riconoscimento ad una sua figlia;ma noi che l'abbiamo conosciuta le riconosciamo qui la sua forza politica

Egeo ha detto...

sono Egeo Mantovani, partigiano, vorrei sapere se Marco Rossi Doria è il figlio di Gastone che ho conosciuto durante la guerra.
grazie se vorrai rispondermi
Egeo Mantovani
monza@anpi.it