06 giugno, 2008

Pizze al neon, talk show e la ricerca del senno

Non scrivo da oltre dieci giorni. Non giova certo il senso di stallo depressivo che s’incontra in città, in quest’atmosfera bassolin-berlusconiana. Pare di stare in una cattiva pizzeria: Tv color a palla, luci al neon intermittenti in modo fastidioso, decor volgare, cameriere particolarmente sgarbato, pizza cruda.

Sono stato la mattina in classe. Non è male tornare a scuola. Ho ripreso a girare per il mio quartiere, ad ascoltare le storie di qualche ragazzo perso di vista. Non ho guardato i talk show tv. E ho evitato pure di pensare più di tanto al dibattito sulla borghesia napoletana, trito e ritrito almeno dai tempi di don Giustino Fortunato. E’ come ricordarsi di avere per sbaglio ascoltato gli Intillimani una domenica mattina del 2001.

Comunque è davvero un brutto paesaggio - senza rappresentanza e men che mai partecipazione, come argomenta assai bene oggi Luciano Brancaccio.
La politica senza politica. Mala bestia. Per colpire chi l’ha così ridotta davvero ci vorrebbe il Dio degli eserciti.

Ma tant’è. E allora è forse una calma indignazione quella che serve. Essere testardamente ragionevoli. Trovarsi con chiunque pensi che altro è l’emergenza e altro e mettere a repentaglio i principi costituzionali sulla distinzione tra i poteri nello stato di diritto. Non fare di tutte le erbe un fascio e dunque saper distinguere – nelle grida di Chiaiano - i faticosi vagiti di preoccupata cittadinanza dal solito confuso urlare ideologico.

Ho sperato che almeno il dio delle piogge, ben meno potente di quello degli eserciti, ci lasciasse il sole di sabato e domenica per un po’ di mare ma che, negli altri giorni, spengesse, a furor di brevi scrosci, i fuochi alla diossina. Sono stato esaudito solo in parte. Va bene lo stesso.

Una calma indignazione ha bisogno di tempo, ancora una volta. E converrà attrezzarsi.
E anche di pragmatismo, quella speciale virtù filosofica anglosassone che non spinge verso “la Soluzione”, “la Lotta”, “la Grande scadenza” ma piuttosto preme, volta dopo volta, a cercare qualche idea sensata e possibile. Così mi sono banalmente concentrato su cosa fare ora – di sensato e di possibile – sul tema dei sacchetti che abbiamo in casa ogni giorno. E ho trovato soccorso in un amico che di queste cose si occupa, Antonio Risi. Ci siamo confrontati. Ecco l’articolo, uscito oggi, scritto insieme. Sulla difesa della legge e la possibilità di una differenziata di emergenza, che dia spinta civile.
N’copp o’ comun e’ Napule daranno un po’ di retta a una proposta fatta con sensata ragionevolezza?
Dubito. Ma è bene non demordere, stanare, provare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"N’copp o’ comun e’ Napule daranno un po’ di retta a una proposta fatta con sensata ragionevolezza?"
Ma davvero la città è amministrata da gente che per mettere in atto una proposta così semplice ha bisogno che qualcuno la faccia dall'esterno? Davvero gli amministratori napoletani sarebbero capaci di intervenire, se la casa si allaga, raccogliendo l'acqua con gli stracci invece che bloccando la perdita d'acqua?
Questa è l'ennesima pugnalata che si aggiunge alle parole del vicino leghista quando l'amministratore del condominio ha annunciato che aveva dovuto pagare 82 euro di multa perchè qualcuno aveva buttato nel bidone del non recuperabile materiale da differenziare ("Siamo diventati Napoli!") e a quella del rappresentante dei genitori che dopo essersi presentato alla festa di fine anno con i sacchetti pieni di spazzatura appena comprata al supermercato (bevande di acqua, zucchero e coloranti in bottiglie di plastica, dolci industriali con più imballaggi e conservanti che farina, bicchieri di plastica, tovaglie e tovaglioli usa e getta...) ha poi raccolto tutti insieme i rifiuti e ha detto sorridendo: "Oggi facciamo come a Napoli". E noi maestre che ci becchiamo delle integraliste perchè ci ostiniamo a imporre che nella nostra classe a merenda si consumi solo frutta fresca imballata nelle bucce! Stiamo svuotando il mare con il secchiello?

Pietro Spina ha detto...

"Davvero gli amministratori napoletani sarebbero capaci di intervenire, se la casa si allaga, raccogliendo l'acqua con gli stracci invece che bloccando la perdita d'acqua?"

il fatto è che gli amministratori di Napoli non intervengono neanche con gli stracci, non intervengono affatto. e se i cittadni fanno una proposta semplice e sensata come quella di rossi doria e risi, se ne fregano oppure cercano di utilizzarla propagandisticamente e poi.. la lasciano cadere.
e i napoletani,poi, in gran parte, si meritano ampiamente gli amministratori che hanno (e che hanno votato e rivotato a tutta forza fino a ieri). se provi a dire a un napoletano che il condominio deve pagare una multa perchè qualcuno ha buttato della roba indifferenziata (ipotesi che qui suono assurda e incredibile) sai che ti risponde "e che te ne fotte, nun stamm mica a Milano".
i luoghi comuni fanno male ma i "luoghi reali" sono anche peggio.

cmq ho letto sulla repubblica l'articolo di Marco ROssi Doria e Antonio Risi e volevo fare i complimenti a entrambi, per la pensata, per il coraggio, per l'ostinazione e per il linguaggio moderato. grazie e bravi.
bravo marco, anche per quello che hai scritto sulla "Lotta".
mario mastrocecco

Anonimo ha detto...

"il fatto è che gli amministratori di Napoli non intervengono neanche con gli stracci, non intervengono affatto"
E allora è mister B, o i commissari all'emergenza, che vogliono intervenire raccogliendo l'acqua senza chiudere i rubinetti? Forse perchè l'acqua la paghiamo a qualche loro amico? Perchè non dirigono i manganelli verso i cattivi amministratori, invece che contro la gente, per imporre l'avvio della differenziata? Le donne campane accetterebbero facilmente uno scambio ragionevole: una discarica di rifiuti secchi inerti in cambio di una differenziata semplice, ma seria. Qui a Novara è stata dura far digerire alla gente la necessità di differenziare: differenziare i rifiuti è una seccatura che si aggiunge alle incombenze domestiche e qui tante famiglie hanno la cucina come nuova perchè la usano poco e piuttosto che pulire o aggiustare comprano l'usa e getta. Ma le mamme campane che sono cresciute negli anni 70 tra manifestazioni femministe e case barocche da tirare a lucido, sono più avvezze a certi lavori di precisione (mi ricordo le chiacchierate sui metodi più efficaci per pulire i fiori in ceramica di Capodimonte, o far splendere i pavimenti di marmo e i lampadari a gocce).
Venerdì un'associazione ambientalista ha proiettato Biutiful cauntri in un cinema della città. Mentre io trattenevo le lacrime a vedere come era ridotta la via del mare della mia infanzia, l'assessore all'Istruzione della provincia seduta accanto a me, chiamata a intervenire, prima di alzarsi fa: "E adesso che dico dopo un tale pugno nello stomaco?" Che doveva dire? Insieme al dirigente dell'azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti ha raccontato come sono bravi e come stanno affrontando il problema delle discariche che spariranno dalla provincia, via via che diventano inutili.
Il leghista del primo piano i libri li butta nella carta nuovissimi, ancora nell'involucro di plastica. Li ho presi, ho buttato l'involucro nel bidone della plastica e i libri me li sono portati a casa: "Il canto della missione" di John Le Carré e "Indelebile" di Karin Slaughter. Torneranno comodi quest'estate, e comunque mi hanno insegnato che buttare è peccato. Una discarica di rifiuti secchi inerti sarebbe un tesoro per i creativi, per i rigattieri, per i ceerca cose...
Scusa, Marco se chiacchiero tanto, ma la scuola è finita e non mi piace andare per centri commerciale: guardo gli scaffali e vedo la monnezza.