I primi passi di De Gennaro confermano che è proprio finito il ciclo politico ed il tempo dei proclami propagandistici di fronte ai disastri che vengono avanti. E finalmente si riparte dalle cose da fare. Adesso. Ben sapendo che i piani operativi sono tali perché hanno capacità di adeguamento immediato, sulla base degli avvenimenti. E che perciò hanno bisogno – a differenza dei proclami - di essere accompagnati dalla riflessione sulle azioni intraprese.
E’ per questo che le cose in cantiere sui rifiuti implicano delle semplici domande. Non si tratta – sia ben chiaro – di domande strumentali o oppositive ai proponimenti di De Gennaro. Ma di ragionevoli quesiti di merito, propositivi, da parte di cittadini preoccupati. Che si interrogano su come le cose avvengono perché siano davvero portate a buon fine. Sono domande che stanno nei pensieri di tanti in questi giorni. E che meritano piena cittadinanza. Eccole.
Si aprono tutti insieme i siti individuati in modo da distribuire le pene tra le popolazioni?
Vi è corrispondenza tra capienza effettiva dei siti e divisione annunciata: per fare un solo esempio, Villaricca ha una capacità corrispondente ai metri cubi annunciati? E dunque bastano i luoghi scelti o ne servono altri? Ed è vero che si possono individuare nell’entroterra campano siti con terreni argillosi che aiuterebbero in queste condizioni di urgenza estrema?
E’ l’opzione puramente militare quella che si sceglie per affrontare le crescenti opposizioni intorno ai siti indicati o è prevista una qualche forma di “metodo del confronto” e di pattuizione civile con le popolazioni che, qualche volta, ha funzionato anche da noi in passato e che consente di aprire i siti ma a condizioni chiare? Per esempio sulle quantità, la qualità dei rifiuti e i tempi certi per le chiusure future si può negoziare seriamente? E’ pensabile provare ad essere ancora più convincenti e dunque fornire a breve una tempistica?
Vi saranno misure chiare e dunque specifiche e ben comunicate su quelle azioni di più lungo respiro che De Gennaro ha nominato: adeguamento dei Cdr, esclusione della Fibe, avvio della inertizzazione delle balle non eco? Ed è proprio vero che – come annunciato - si riuscirà a dividere qualcosa e a rendere un po’ più degradabile la monnezza che è per strada e a fare delle ecoballe almeno un poco più eco? E come?
Ed è possibile, intanto e in aggiunta, annunciare un sostegno a chi fa raccolta differenziata, nei comuni virtuosi della Campania e tra i cittadini ligi? E’ pensabile - per premiare i comportamenti adeguati alla magnitudo della crisi – predisporre e rendere mediaticamente visibili aree specifiche, intanto, dedicate alla raccolta di vetro, plastica, carta, metalli entro gli stessi siti individuati, favorendo la ripresa di un circuito differenziato? E si può togliere subito, a monte, dal resto dei rifiuti, il cartone e gli imballaggi con l’obiettivo immediato di ridurre i volumi del 20-30%, come segnale di effettiva innovazione?
Avremo davanti a noi mesi di dibattito sulle prospettive di come smaltire davvero la monnezza. Ma ora le strade vanno liberate perché la città deve uscire dall’emergenza acuta. E non si può che sostenere il commissario. Ma, al contempo, la città deve anche vedere l’inizio di una virata, nel metodo e nel merito della questione rifiuti. Che premi comportamenti ragionevoli. Perché deve poter credere che si vuole uscire anche dall’emergenza cronica.
Questo articolo l'ho scritto per la Repubblica Napoli del 24 gennaio.
1 commento:
Provate a sentire cosa significava “cambiamento” per un Antonio Bassolino del 1993.
http://www.napolionline.org/content/view/8998/113/
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