12 luglio, 2011

Cose della città a luglio

Un proponimento: farò il punto con i miei amici - che se ne occupano tra mille
vere fatiche - sulla situazione reale dei rifiuti. E proverò a scriverne nei
prossimi giorni.
Intanto, tre altri pensieri sulla città a luglio.
1 – Chiunque si alza la mattina e va a occuparsi di qualcosa di vero
(costruire case, gestire scuole, fare imprese, operare in un ospedale, ecc.) può, sensatamente, pensare che per tre giorni si fa una polemica intorno alla giunta nella forma con cui la si fa in questa situazione a Napoli? Il navigato Ranieri pensa davvero che serva a fare riflettere il Pd? E poi: serve a parlare ai cittadini? No.

2 - Fa bene il sindaco della terza città d'Italia a voler parlare seriamente col presidente del consiglio?
Non c'è dubbio: la risposta è sì. Poi c'è la questione della crisi
finanziaria grave e delle priorità. E della terribile debolezza di mister B.,
sempre meno adeguato, oltre che delle sue colpe abissali. Ma l'Italia deve
riprendere un rapporto con Napoli su di un piano largo, nuovo. E prima lo si
inizia a fare e meglio è. E fa bene il sindaco a cercare la via, pur nelle
condizioni date.
3 – E' cosa vera e nota che tanta gente – non solo De Simone  – ha avuto idee costruite con passione e con sapere, ha nutrito sogni, ha costruito progetti. Che sono andati al macero nei lunghi tristi anni del
bassolinismo. Dove le piccole e becere fedeltà valevano mille volte più delle
competenze e diecimila volte di più delle lealtà fondate sul confronto di
merito. Nel mio piccolo ne so qualcosa. Ora de Magistris vedrà tornare dai
binari morti i mille volti del sapere e del saper fare di Napoli che avrebbero
potuto ma a cui è stato detto no. Sono volti affaticati, logorati. Che hanno
anche imparato dai tanti modi dell'esilio. Come possono riprendere vita le
cose? Intanto possono riprendersi se vengono avanti in modo nuovo, altro, non
come erano. Vanno ridefinite, discusse daccapo, ritrovate nel senso di oggi. Ci
vuole una fatica ulteriore. Creativa. Viva. Poi devono distinguersi ed essere
distinte dai tanti fedeli dell'ancien regime che ora millantano finte
disavventure. Infine devono evitare di proporsi a sostegno di forme nuove della
sudditanza. E non devono ricevere una nuova richiesta di fedeltà. Se,
gradualmente, tutto ciò avvenisse, beh, può essere che pian piano, affrontate
le emergenze terribili, ci si immetta su una strada che sa recuperare risorse,
idee, sapienze, persone. Speriamo.

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