Oggi è uscito su L'Unità questo mio articolo su Napoli
“Uscire dal buio, fare la speranza: è questo il fatto di questi giorni”. La frase me la dice Gino, dal suo cel: “Non mi interessa la politica ma fuori dal buio sì”. Non è uno studente universitario. E’ un ragazzino del mio quartiere che lavora in un bar. Ma ha la stessa voce dei ragazzi che hanno gridato durante l’inverno sui tetti e nelle vie. E che ora vanno a votare.
Anche a Napoli c’è un vento nuovo. E se c’è una città che ne ha bisogno è Napoli. Il suo buio è stato ed è ancora fitto. La povertà e la disoccupazione hanno i tassi più alti del paese. Siamo ultimi per qualità di vita. Quasi centomila persone sono andate via.
Questo governo e la destra c’entrano. Eccome. Ma in quasi venti anni di amministrazioni di centro-sinistra non s’è costruita un’idea di città produttiva e inclusiva.
Il piano strategico non c’è stato. Il decentramento amministrativo non è mai diventato tale, salvo creare un esercito di mediatori clientelari. Il piano regolatore è stato usato per paralizzare le sue promesse senza riuscire a reprimere gli abusi. La manutenzione ordinaria non esiste più. Non si è mai voluto credere alla raccolta differenziata. La più parte delle opere pubbliche ristagna. Le politiche per l’infanzia, il welfare e la scuola si sono trascinate nell’inerzia, abbandonando esperienze d’eccellenza. La macchina comunale è almeno venti anni indietro. Le società partecipate sono largamente improduttive ma foraggiano intere schiere di parassiti. Il budget è a un passo dal dissesto.
Il voto di indignazione per De Magistris è stato l’urlo contro questi dati di fatto. E impone un’alternativa secca: o cambiare radicalmente o restare nel buio. La destra le tenterà tutte per fermare questo. Mentre il notabilato di centro-sinistra un po’ vuole salire sul nuovo carro, un po’ è alla sbando. E intorno al voto gli interessi della rendita legati alla spesa pubblica e quelli di ogni speculazione cercano le salvaguardie, avviando ogni trasformismo; e anche la camorra, che ha un esercito pervasivo e molteplice, cerca spazi ovunque.
L’impresa è titanica. Se De Magistis riesce a vincere, ci sono le condizioni per dare battaglia al malaffare e fare ripartire la città. Poi, ci vorranno tutte le energie, le intelligenze. Perché va aperto subito un grande cantiere ricostruttivo e partecipativo. Per farlo dobbiamo “fare la speranza” – come dice Gino. Con la differenziata che si fa davvero, le municipalità che riavviano la manutenzione ordinaria, le periferie che ritornano a poter pensare a sviluppo e vivibilità, la macchina comunale che va resa rapida, costante, trasparente, le politiche educative e sociali che inventano nuove vie contro l’esclusione di massa dei giovani… E, magari, con la piazza del Plebiscito - liberata oltre quindici anni fa dal traffico ma restata, poi, come uno spettro vuoto - che finalmente si guarnisce di caffè, ospita giochi e mercati e si mette in musica non solo nelle grandi occasioni.
1 commento:
Sì, ma mi spieghi in tutto questo Morcone ed i suoi accoliti della vecchia guardia cosa c'entravano ?
Cosa poteva mai fare con tutto il vecchio codazzo ?
E Tu che hai fondato un gruppo basato sulla partecipazione dal basso, che razza di partecipazione dal basso hai mai trovato nelle proposte del PD e di Morcone ?
Parliamo di decisioni razionali o stiamo discutendo a pelle, a istinti e a sensazioni ?
Non c'è più tempo per le filosofie...la città o cambia o muore, comprese tutte le clientele, i codazzi e le prebende.
Bisogna dire sì a De Magistris senza ma e senza se !!!
De Magistris a Napoli sarà il De Luca di Napoli... Se continuiamo a filosofare rischiamo che il PD si dividi tra chi non andrà a votare e chi facendo il salto della quaglia voterà Lettieri...in piena continuità con Bassolino, Iervolino e Cosentino....
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