20 settembre, 2010

Differenziata: parlarne ancora e ancora, capire, fare


In questi giorni si riparla di differenziata a Napoli. E’ tema che fa ribollire il sangue…
E’ noto ma va ribadito: vi è uno strettissimo legame tra la crescita umana e di cittadinanza e la raccolta differenziata. Perché è un atto che si ripete, costante nel tempo. E’ una cosa pratica e quotidiana che lega l’etica all’operatività: ogni giorno ognuno tratta quel che butta via. O non lo tratta. La libertà individuale è ri-collegata alla responsabilità del fare individuale. Differenziare significa mettere le mani nella propria mondezza secondo criteri condivisi, costringe a parlare e decidere, da individui, appunto, ma come comunità e nell’interesse generale e non egoico. Inoltre sposta in avanti, nel futuro, i risultati dei propri personali comportamenti. Dunque è tema sommamente educativo. Come è per ogni tema che sia davvero politico. Ed è in questa chiave che è stato trattato in tante scuole, fin dal 1996 a Napoli – sì, a Napoli le scuole quindici anni fa avevano avviato una differenziazione partecipata, che coinvolse le famiglie, anche nei quartieri difficili! – per poi, però, essere violentemente disatteso, creando disillusioni tremende in generazioni di bambini che ora sono ragazzi e spesso cittadini maggiorenni. Una realtà diseducativa. Di cui risponde una intera stagione politica. Senza appello. Perché è stata una violenza che pesa, che fa ancora male. Perché è intervenuta sul principio di speranza nel tempo stesso della sua prima formazione, mortificandola nei giovani, togliendone orizzonti.

Ma proprio per questo, bisogna riprendere le cose in mano. E parlarne ancora. A partire dal mondo reale. Ed è a tal fine utile confrontare quel che accade per assenza di condizioni minime di effettiva raccolta a Napoli e quel che avviene per esempio a Vico Equense, a pochi chilometri dove si raccoglie il 62% in modo differenziato e si raggiungono i primi dieci comuni più virtuosi.

Per chi, come me, vive tra queste due città è impressionante la differenza nello stile e nella filosofia di vita ogni volta che si passa dalla responsabilità che nutre orgoglio e soddisfazione e la sciatta irresponsabilità che mortifica il senso civico interno e deprime l’anima!

1 commento:

Pietro Spina ha detto...

Bravo Marco. Avevo già insistito su questo tema, non perchè pensi che venga prima o dopo di altri, ma perchè è una ferita aperta e il modo in cui viene ignorata mi "deprime l'anima" come dici tu e mi fa pure incazzare. Chiunque si candidi a governare la città ha il dovere di dire cosa intende fare sul punto e cosa è stato fatto fino ad ora e perchè, specialmetne se quel qualcuno, che chiede anche i nostri voti, governa già la città da molti anni.

Ora sono buoni tutti a dire che si dovrebbe "ripartire dal basso", cercare partecipazione, coinvolgere le energie vive della città ecc. ec. Ma coinvolgerle in che, se hanno vergogna anche di spiegare perchè non fanno la raccolta differenziata e se non hanno idee concrete su nulla, fanno analisi intellettualistiche (che regolarmente accusano di intellettualismo) e analisi grossolane (che regolarmente accusano di superficialità e populismo) e mai nessuno che discuta una proposta pratica, che dica "finora il problema non si è risolto per questo e quest'altro motivo, se vinciamo noi proveremo a risolvere il problema così". Quello che ci vorrebbe, secondo il mio punto di vista, è certamente una mobilitazione di base, di cittadini, ma condotta su proposte concrete, anche alternative, di cui si discute e su cui si crea il consenso. Insomma, non è per fare il nostalgico, ma credo che era questo lo spirito con cui si fece "decidiamo insieme" che resta, a mio avviso, ancora un caso unico nel panorama politico cittadino.