Siamo in un paesaggio politico altro. Come quando si attraversa una frontiera. Immersi in un clima di destra, profondamente fondato - come ho scritto su Repubblica Napoli.
Non fa piacere doverlo pensare ma è un’atmosfera che non è più legata solo a Berlusconi ma all’idea del capo. E che non durerà poco.
Non è il conservatorismo britannico, ora all’assalto, né quello francese. Non ne condivide i liberalismi; anzi è statalista e protezionista. E non ha affezione per il rigore dei conti pubblici: “se ne frega”, come la maggioranza del popolo italiano, del rientro nei parametri di bilancio. E denigra il senso dello stato. Perché ripete la tradizione della destra italiana che è, invece, quella del “sovversivismo delle classi medie”. Con il linguaggio che parla di fucili, discese a Roma e saluti romani. Con il fastidio per le procedure, i ruoli, le regole. E con la predilezione per l’urlo risentito.
Tolta la sinistra che deve affrontare un lutto epocale e tolto il grillismo che è vitale e, infatti, condivide con la destra sia l’urlo risentito che la predilezione del rapporto diretto tra folla e capo, molto del PD, unica opposizione di massa alla destra, appare un arnese preistorico. Quasi inutilizzabile così com’è. Eppure è, appunto, l’unica risorsa collettiva disponibile. Un bel paradosso.
Quando è serio - come nel caso di Prodi che rivendica con puntiglio i risultati buoni e veri – è perché è morto, privo di ogni elemento vitale. Ci si inchina al funerale. Quando è “vorrei ma è andata male” – come nel caso di Veltroni – è fragile. Perché esprime il desiderio di quel che sarebbe potuto forse essere, che non basta mai e che verrà attaccato ferocemente dai vecchi modi delle stantie certezze, come già sta accadendo e dalle nomenclature che questo sanno fare, e bene; e perché è davvero “andata male”. Quando è come è stato in Campania – l’arroganza e l’immobilismo di un potere fallimentare per tutte le istanze di speranza - è un vero peso morto. Che tira verso il fondo chiunque si avvicini, come l’uomo che non sa nuotare e verso il quale c’è una sola opzione: o dargli un cazzotto in testa, farlo svenire e trascinarlo a riva (ma bisogna essere certi di saperlo fare) o lasciarlo al suo destino. Perché, altrimenti, ti tira giù con sé.
Faticano quelli che hanno vissuto dentro le logiche di partito a scrutare questo paesaggio. Anche i migliori. Perché lo vedono di destra. Ma non vedono quanto è nutrito di istanze profonde, deflagranti perché disattese da decenni. Si soffermano, infatti, sugli errori di conduzione della campagna elettorale o di comunicazione o di tecnica della politica, che pure ci sono stati. O quasi solo sulla questione sicurezza. O sul radicamento territoriale, ma come questione organizzativa.
Non colgono i dinamismi e le vitalità che hanno dato corpo alla vittoria di destra: le aspirazioni e le pretese di milioni di persone, l’elemento di individualismo, di ricerca disinibita delle proprie libertà e opportunità, la voglia di farcela da soli, di provare a fare comunque e di gettare alle ortiche le regole e le complessità pubbliche e civili.
E non colgono la prepotente voglia di sentire parlare di soluzioni concrete. Né la questione dei tempi, delle relazioni autentiche tra persone, della domanda di identità, degli stili, del metodo politico, tutte questioni ricche, che questo paesaggio di destra pone. Anche a chi – di sinistra e centro-sinistra - vuole rilanciare un modello solidale e condiviso.
E diciamolo: tutto questo si vedeva venire avanti. Tra molti amici ci ponevamo le domande di merito. Abbiamo pure provato a fare altrimenti, nel nostro piccolo.
Eravamo più avvertiti o intuitivi o semplicemente meno disposti a bearsi in illusioni? Ci piaceva fare le Cassandre? Eravamo più solerti a vedere le cose in arrivo per abitudine ai viaggi della mente o per le letture o per lo sguardo su luoghi nello spazio e nel tempo altri da questo o per una po’ di libertà interiore in più, che ci tratteneva dal recintarci nello schema amico/nemico o dal accontentarci di analisi fondate sulla mera tecnicalità o miope “cazzimma” politica che dir si voglia? O forse non avevamo territori, carriere, convenienze e abitudini da difendere più di tanto?
Mah? Tanto, dirsi che, almeno un po’, avevamo capito prima, pur con le ingenuità e gli errori, non è di consolazione.
Ora viviamo in questo paesaggio. Che ci è dato esplorare con umiltà. E a cui risponderemo nel tempo. Ognuno per quel che sa e può.
Eppure c’è – è nelle cose stesse – una fatica ulteriore. Bisognerà, infatti, domandarsi, seriamente, se e come confrontarsi e scontrarsi con chi – PD da smontare e rimontare?, sinistra da ricostruire? - ha fatto politica così come l’ha fatta o se rischiare di restare fuori, ancora una volta più coscienti ma comunque disarmati.
Questa opzione, faticosa davvero, può essere ignorata sul piano personale, individuale. Ci si occupa d’altro nella vita. Va bene.
Sul piano politico, in senso proprio, pretende, invece, una risposta.
E non nascondo che sia sul piano personale che su quello politico vivo un momento di esitazione.
Una cosa è certa: è finalmente chiusa l’epoca del ricatto delle emergenze e del ricompattarsi subito contro il nemico. La chiamata repentina alle armi dietro a personaggi e schieramenti, senza affrontare cose di merito e capire per quale campagna armarsi non ha ragion d’essere.
Almeno questo vantaggio prendiamocelo: regaliamoci temi di merito e gesti, ritmi, luoghi, discussioni, dove è possibile fare domande, capire, inventare, esplorare e proporre nel merito. Tra persone diverse.
7 commenti:
Caro Marco,
complimenti per l'articolo, lo condivido completamente, e credo di capire i suoi dubbi. A mio avviso il paesaggio è ancora più grigio, perché la destra cui regaliamo il governo del paese non solo è inadatta a risolvere i problemi del paese e palesemente rivolta alle esigenze del nord, ma anche qualitativamente infima.
Dice bene, il PD è uno strumento, forse l'unico (vedremo cosa verrà fuori da Chianciano) per contrastare questa deriva. Personalemte ho deciso di aderire al progetto del partito democratico -dico al progetto e non ancora al partito- e sto lavorando assieme ad altri per costruire dall'interno, per così dire, un elemento di spinta all'innovazione ed al ricambio della classe dirigente.
Mi sono pre iscritto ad un circolo on line, PDObama, che considero, assieme al gruppo de iMille, tra le voci più innovatrici a margine del PD (non a caso ancora non riconosciute). Adesso stiamo compilando un elenco di siti e blog democratici, per costruire un aggregatore (mappademocratica.net) e per cercare di mettere in condivisione le iniziative di ciascuno. La prima, di cui stiamo discutendo: un documento per chiedere di avere sempre, d'ora in poi, primarie per la selezione di tutti i candidati a tutte le cariche.
Esiste anche un gruppo territoriale campano (di cui sono provvisoriamente coordinatore) che si sta organizzando per compilare una forma di strategia. L'obiettivo è ambizioso: spingere per un ricambio della classe dirigente di sinistra conivolgendo il maggior numero possibile di persone in progetti pratici, anche di piccolissima entità. Per farlo abbiamo cominciato a cercare figure di innovazione che si trovino già (forse per caso) tra i dirigenti del partito.
Scrivo tutto questo per chiederle il permesso di aggiungere questo sito all'aggregatore e, principalmente, per invitarla a discutere con noi di prassi, strategie e persone. Le lascio il mio contatto mail, non prima di essermi scusato per l'occupazione così estesa del suo blog (non sapevo come contattarla).
Davide di Martino
d1v0@gmail.com
www.pdobama.net
http://pdobama.ning.com/group/campania
errore di battitura dell'indirizzo email (incredibile)- ho scritto un po' di fretta.
d1v0dm@gmail.com
Caro amico,
Ho letto con molto interesse le tue riflessioni. Ne condivido molte. Quello che fa rabbia è che si è trattato di uno tsunami tanto annunciato quanto negato all'evidenza. Sarebbe facile scaricare la rabbia con lunghe liste di errori e di responsabilità ma la questione è troppo seria per essere affrontata con la rabbia. Ora con calma (purtroppo di tempo ne avremo molto)avanti tutta, fuori dal porto, in mare aperto. Il PD è l'unica alternativa ... almeno che non si scelga ostinatamente il suicidio politico.
P.s.
Vengo da lontano e sono del tutto intenzionato a vendere cara la pelle!
Marzio - Viareggio (LU)
condivido in pieno il post,
ma il mio pensiero e che ormai esiste un pensiero unico pdl-pd che si può sintetizzare: "i ricchi più ricchi i poveri più poveri".
E io sul piano personale non vivo nessuna esitazione perchè come tante persone sono una persona onesta.
Maestro del lavoro S.Morra
caro Marco
permettici di segnalarti un post/appello della nostra associazione
"A bocce ferme"
su
http://pangeablu.blogspot.com
ps,
ci interessa molto la tua opinione in proposito
A Ponticelli periferia degradata di Napoli la
popolazione si scaglia contro i ROM .A far esplodere la rabbia un non
ancora accertato tentativo di rapimento di una bimba napoletana da
parte di una giovane ROM. Sprangate e coltellate contro giovani ROM, le
loro misere baracche incendiate e distrutte, la polizia è intervenuta
per fare un cordone intorno al campo. All’interno, tra le fiamme povera
gente che urlava terrorizzata, donne e bambini malvestiti, con sui
volti i segni del terrore e della miseria nera. Bravi questi
napoletani, veramente bravi!!! Civili veramente civili, non c’è che
dire!!!Grandi, grandi grandi!!!.Si sa, per i napoletani “e figli so’
piezze e core” e allora perciò, loro tutti insieme per questo motivo
sono diventati tutti pezzi di ……. I ROM. Il nemico fuori di noi. A
Napoli come a Milano.I ROM ladri, sporchi, fastidiosi quasi come
pidocchi e mosche. Le loro baracche sono lerce e vivono tra cumuli di
rifiuti. Massacriamoli questi sudici bastardi. Massacriamoli tutti. Noi
napoletani invece siamo puliti, civili . Le nostre case e le nostre
strade sono silenziose e linde, i nostri quartieri come quartieri
svizzeri, noi non siamo ladri e non siamo delinquenti, a Ponticelli
poi!!!Ma sì,c’è qualche collina di immodizia che brucia, ci sono
cassonetti sfondati e incendiati, qua e là qualche morto ammazzato, ma
che fa:noi siamo civili, noi non siamo ROM, noi siamo Napoletani.
RAZZISMO! Razzismo bipolare. A vedere quei facinorosi distruggere le
baracche di quella povera gente, urlargli contro le peggio cose mi è
salita dentro una rabbia incontenibile. Morti di fame brutti sporchi e
cattivi contro altri poveri morti di fame a Napoli come a Milano:
cialtroni poveri e ignoranti, contro altri poveri e l’informazione, al
soldo dei politici che alimenta la violenza. I ROM:il male d’Italia.
Ronde pecorecce e zotiche a Nord. Guappi e camorristi con spranghe e
coltelli a Sud . Sono loro i migliori, sono loro che ci difendono dalla
peste ROM sono loro che difendono la democrazia e la civiltà. Mia madre
83 enne, mentre scorrevano le riprese televisive commentava così:”
napulitani scassa campane se vendono e figli e s’accattono o pane”.
Lei, napoletana, ricordava questo detto, che gli recitava suo padre e
che era stato affibbiato ai napoletani chissà da chi. Come a dire che i
napoletani sono facinorosi e violenti e per far soldi sono capaci di
vendersi i figli, altro che piezze e' core. Il caso Ponticelli è un
incredibile caso di razzismo puro e si sa:razzismo alimenta razzismo e
così pure io ho provato una ripulsa violenta contro quei napoletani
rancorosi e quelle donne urlanti. Mi sono vergognato di questa Napoli e
di questa Italia, che non ha più solidarietà, umanità, eleganza, stile,
umiltà: dov’era la Werthmuller della bellezza contro la munnezza? Via
cacciamoli tutti via questi bastardi. Chiudiamoli nelle riserve e
sterilizziamoli tutti , ma nel fare questo dovremmo fare lo stesso
anche per tutta la gente di Scampia, Secondigliano, Qualiano, Giugliano
e pure Ponticelli, ma forse non ce ne bisogno:loro già vivono nelle
riserve e non se ne sono accorti.
Franco Cuomo
http://interface
world. splinder.com
Sfogo sacrosanto quello di Cuomo.
Aberrante ed ennesima, se ancora ce ne fosse bisogno, prova del degrado culturale, morale, civile di tutta l'Italia e in particolare di Napoli. Non tanto per i fatti, ma per il silenzio assordante che vi ha fatto eco.
Non capisco come si possano riporre speranze nel PD, un contenitore che è l'emblema dell'impoverimento e della deriva culturale della sinistra. Hanno marciato e marciano anche loro sul fomentare l'insicurezza, sacrificando le ultime tracce di sensibilità civile sull'altare della necessità elettorale. Certo, di qualcuno si percepisce chiaramente il disagio...timidi tentativi di distinguo in una forza politica votata a prendere ovunque si possa prendere. E che proprio per questo non prende un c...
Non so a livello nazionale, non vedo al momento strade percorribili. Nella realtà napoletana mi affidai all'esperienza di decidiamo insieme, e ancora oggi Marco Rossi Doria mi appare come una delle poche oasi di pensiero coerente e civile.
Ma caro Marco, mi permetto di usare il "TU", io ti vedo stretto in una pericolosa forbice: farsi assimilare dall'informe matassa del PD, o predicare nel deserto.
Davvero non esiste una terza via?
Dario Scognamiglio
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