02 novembre, 2006

Sono giorni difficili, una sola risposta non basta

Sono giorni difficili. I media sovraespongono quel che noi napoletani viviamo. Sono preoccupato per le semplificazioni banalizzanti: c’è chi invoca insensatamente l'esercito come la soluzione delle soluzioni e chi dice che basta la scuola per tutti che da sola salva ogni cosa.
Invece la situazione richiede varie risposte, una sola non basta. Ne scrivono molti, per esempio Enrico Pugliese, e ne ho scritto anche io ieri sulla Repubblica Napoli.
Sappiamo che presto spariranno i titoloni e dovremo riprendere il cammino paziente e duro che, però, come ha scritto Macry sul Corriere del Mezzogiorno, non può avere i co-responsabili del disastro che si fanno anche salvatori della patria. E tendo a dare ragione a "rif. ex" e ad altri commenti sul fatto che i cocci sono anche nostri.
Infatti noi dobbiamo costruire reazione, bisogna suscitare ovunque dibattito e aprire spazi. Alcuni di noi (io non so se potro’) saranno alla iniziativa di laboratoriopolitico per vedere di cosa si parla e dove si va. Ho anche incontrato i grillini per strada e ci siamo detti che comunque ci vuole un parlare fitto, diffuso che crei spazio per reagire.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao volevo segnalarti questo community blog sul citizen journalism (si possono pubblicare articoli senza alcuna registrazione):

www.Lamianotizia.com

Dai un’occhiata se ti va e magari pubblica pure qualche tuo post e/o commento agli altri post (LMN vuole essere anche un luogo di civile confronto e discussione), puoi anche linkare il tuo blog.

A presto!
oxygenetic@tin.it

Anonimo ha detto...

i leghisti sono leghisti si sa.
ma gli amministratori di napoli cosa sono? cosa fanno oltre che curare i propri interessi? curano quelli della propria clientela, d'accordo; ma poi? lavoro niente?
è uno skifo. proposta: prendiamo gli amministratori di Amsterdam (o quelli di Copenagheno Stoccolma) e mettiamoli a gestire Napoli... in un anno risolviamo numerosi problemi, scommettiamo? Non censuratemi, grazie.

Anonimo ha detto...

ha ragione paolopantani,non dobbiamo andare da nessuna parte, dobbiamo restare da soli,senza fare nessuna alleanza.Solo cosi' potremo cambiare la città,senza confonderci con nessuno che ha partecipato all'amministrazione finora.Dobbiamo essere noi l'alternativa.Noi siamo i puri.Il dissenso che esprime Laboratorio politico è un dissenso all'interno del sistema e noi dobbiamo restarne fuori per raccogliere i risultati del loro fallimento!In questo vanno benissimo,non bene,gli insulti di Bocca e della Lega.Ci fanno gioco!

Anonimo ha detto...

Chi sarebbero i grillini di cui parli?

Anonimo ha detto...

da Aprileonline.info

Napoli, Il Paradiso abitato dai diavoli
di Marina Montacutelli

Finalmente. Finalmente se ne sono accorti, che a Napoli si è passato il limite; e non (solo) per la mattanza, che tracima ogni anno di più, ogni mese di più, ogni settimana di più.
Finalmente. Finalmente il Governo ha sussurrato qualcosa che – se non è dettato dalle compatibilità di bilancio - vagamente comincia ad approssimarsi alle speranze, alle “fondamenta” - culturali prima che politiche - di centro-sinistra: perché il limite che si è passato, che ha prodotto e continua a produrre una città sotto assedio e una cittadinanza spaventata, non è un problema di ordine pubblico, non è un problema straordinario. E non può essere risolto, dunque, con l’alternativa tra l’esercito piuttosto che la polizia nei vicoli: cioè con la forza.
Da almeno un secolo, e anche un po’ più, Napoli è stata trattata – dunque, considerata – come una “faccenda speciale”, nell’emergenza della (perenne) questione meridionale. Come se il Sud fosse solo uno, e tutto indistintamente sottosviluppato e criminale; come se l’emergenza potesse essere endemica, congenita, inesauribile. E’ tempo che a tutto ciò si ponga, sul piano del vivere civile e della sovranità impersonale della legge prima che dell’ordine pubblico, un argine. E’ tempo che si volti, ordinariamente, pagina.

Ciò detto, tutti i problemi restano là: e ci sono tre milioni di cittadini che vivono un po’ troppo in ostaggio di una paura che straordinaria dobbiamo proprio considerarla; ciò detto, questa straordinarietà – vera o presunta che sia - ha rispolverato i luoghi comuni mai sopiti dell’antimeridionalismo, e non solo la dignitosa – ma anche rassegnata - risposta dei diavoli che sporcano il paradiso. Nel Paese che non sa vedere o fare i conti con la “questione settentrionale”, rifugiarsi negli stilemi di quella meridionale è rassicurante; il diavolo è altrove, il diavolo è laggiù: che peccato, per una terra così bella. Si assiste così al riproporsi di immagini linde di luoghi funzionali e funzionanti contrapposti al sudicio, storicamente “incivile” Mezzogiorno, certamente esprimenti la mai sopita accumulazione di costruzioni intellettuali che hanno fatto la storia e la politica italiane. Si rispolvera la “plebe”, si scoperchiano presunte fognature: strano che non si sia ancora parlato di refrattarietà al moderno, di “lazzari”, di porosità criminale; strano non si sia ancora scomodato, o non sia spuntato, (qualche) Masaniello. Tutti dimentichi che, piaccia o no, l’Italia è il paese della pizza, degli spaghetti e del mandolino; che Napoli è proprio il nostro biglietto da visita e la nostra raffigurazione più forte e più densa; che, smarrendo Napoli, perdiamo un po’ tutti: perché Napoli è la metafora del nostro Paese, ormai malinconicamente – come Napoli? - avviato al declino. Un’Italia che, incapace di guardarsi allo specchio e di fare i conti con i limiti ma anche con le risorse, sposta vieppiù i propri confini: proprio come quei paesi campani che bussano alla porta di una Lucania che pare migliore.

Eppure Napoli aveva sperato: quando l’acqua delle condutture comunali era diventata gialla e nera, quando il latte che si dava ai bambini era risultato infetto, tutti - quasi increduli - avevano assistito al miracolo: anche se San Gennaro era stato degradato alla serie B, la sua città aveva ricominciato a sperare, a disconoscere un apparentemente congenito “nonsipuotismo”, a fare, a cambiare. La “primavera di Napoli” aveva commosso tutti; di più: aveva dato speranza al Paese. A chi chiediamo, noi tutti e non solo i napoletani, che ne avete fatto di quella speranza, di quella fiducia, di quel concretissimo impulso al cambiamento? A chi chiediamo, ora che assistiamo – noi, impotenti come loro - a una città in ostaggio? A chi chiediamo, ora che i napoletani ci dicono che hanno bisogno di rifiatare, pur consapevoli - come mi dice Giovanni, fine, disincantato, amareggiato intellettuale partenopeo – “Vi prego, non parlate di sicurezza: ogni volta che lo fate, vi pigliate un altro pezzo della mia libertà personale”?

“Il fatto è che - come diceva Franchetti, ma nel 1911 – tutti i governi d’ogni partito hanno visto nel Mezzogiorno d’Italia non un paese da governare, ma un gruppo di deputati da conciliarsi”. Sorge il dubbio si stiano smarrendo, si siano smarrite le distinzioni: non solo temporali, ma di appartenenza. Che la “repubblica della città”, invocata dall’allora sindaco Bassolino - intaccata nei suoi valori primari, e disillusa una volta di più -, scivoli rapidamente verso un bisogno di protezione (e forse un ceto politico) di sapore “feudale”, che si riproduce in modo clientelare e familistico.

Non servono solo i maestri a Napoli, come non serve solo la polizia: serve che ci crediamo noi per dare a loro la forza di restarci. E di resistere, resistere, resistere. Perché siamo tutti, proprio tutti, napoletani.
E serve, anche, che si diano risposte politiche; che si assumano le proprie responsabilità; che, se non si è capaci di essere classe di governo, non si diventi saprofiti di un’emergenza (questa sì) nazionale e si abbia - almeno - la dignità di confessarlo.

Anonimo ha detto...

Scrivo col rombo di un elicottero che gira da mezz'ora sulle case del centro storico.
Evoca inquietanti scenari di guerra.
La guerra è a casa nostra.
E un senso di cupa sconfitta prende il posto dell'idignazione per i fatti accaduti, drammatici, e per le offese che ci sono piovute addosso per mezzo stampa, insulti che hanno colpito noi e anche i nostri figli.
Ma ancora di più della stampa e della criminalità ci insulta questa gente che ha avuto ancora la fiducia di tanti cittadini onesti che si sono inventati la fiaba del lupo che perde il pelo ed anche il vizio.
Passi la cattiva amministrazione,passino tutte le ruberie,gli sprechi, la strafottenza e l'arroganza del potere che non teme rivali, passi tutto, ma esporci al pubblico disprezzo, noi, e tutta la razza nostra, quelli che sono venuti prima e che verranno dopo, è troppo.
Esposti al pubblico disprezzo perchè l'emergenza criminalità copre tutto e tutti possono restare ai loro posti: ci hanno immolati sull'altare degli affari loro.
Questo silenzio dei napoletani adesso mi è più chiaro, è un silenzio di lutto.
E il dolore dei napoletani è questo silenzio sovrastato dal rombo di un elicottero della polizia.
ADESSO POSSONO DIMETTERSI O RESTARE AI LORO POSTI, E' UGUALE; SONO MORTI.

Anonimo ha detto...

hai proprio ragione... duri e puri.
In fondo poi cosa ci importa di cambiare le cose solo un po'. O tutto o niente! Giusto?

Anonimo ha detto...

Ha ragione Pantani. Marco non puoi svendere il patrimonio che comunque hai a Porta e Oddati che sono corresponsabili dello scempio.

Anonimo ha detto...

ma davvero vogliamo metterci contro tutto e contro tutti?caro marco, fammi sapere, questo pantani esprime il tuo pensiero?

Anonimo ha detto...

ma questo blog è di rossi doria o di paolopantani?
o rossi doria e paolopantani sono la stessa persona?
o, appunto, ci sono due bambinielli sullo stesso presepe?
e quanti avvoltoi, sentita la puzza di cadavere, si stanno alzando in volo per completare lo scempio di questa povera città?
fateci capire che cosa ci prepara il futuro, che iniziamo a preparare i bagagli.

Anonimo ha detto...

non ho capito: è Rossi Doria o Pantani che sta facendo la lista del Partito Democratico a Pozzuoli?

Anonimo ha detto...

Cammarota chi? L'AD della Città del Fare?

Anonimo ha detto...

Siete confusi. O perlomeno è confuso Pantani. Niet a Laboratorio Politico e poi volete fare il PD e parlate di liste...
Perchè non vi chiarite prima bene le idee?

Anonimo ha detto...

SI POTREBBE PENSARE AD UNA GUERRA DI SECESSIONE...
...non erano elicotteri della polizia, erano avvoltoi sulla città, mi sbagliavo!
O forse no?!?

Anonimo ha detto...

... e pippe furono.

E' questo che frega la nostra fogna; che i gatti, invece di dar la caccia ai topi, si ammazzano di pippe.

Svegliatevi. Siamo più giù, moooolto più giù; ci vedete, dall'alto delle vostre elucubrazioni da salotto?

Siamo qua, nella fogna: non perdete tempo a decidere se chiamarla chiavica, lagno o indignarvi perché poi alla fine non puzza molto.
Tiriamoci fuori, per favore. Poi dopo ci facciamo tutte le pippe che vogliamo: ok?

Anonimo ha detto...

Marco, se mi costringi a scegliere tra pantani/cammarota o con oddati/porta, non ho il minimo dubbio di allearmi con questi ultimi, perchè anch'io penso che se vogliamo crescere abbiamo bisogno di altri, da soli ci andiamo via via spegnendo

Anonimo ha detto...

se conta il parere di chi non ha votato per rossi doria...
decidiamoinsieme ancora deve darsi una forma convincente.
ha fatto molti errori durante le scorse elezioni che devono essere ancora riguardati bene.
finirebbe per perdersi nel tempio dove ora i mercanti si danno da fare, finendo nel nulla.
in questo momento deve guardarsi intorno con attenzione e contemporaneamente strutturarsi bene riproponendosi come la parte sana dei napoletani, ma deve essere molto più credibile in questo senso.
O VOLETE buttarvi nella mischia E RASCHIARE IL FONDO?

Anonimo ha detto...

La sovraesposizione dei media ha fatto sì che molti Napoletani si svegliassero dal sonno a cui si sono abbandonati grazie, anche, all'ipnosi dei quotidiani.
Siamo in guerra ma non ce ne eravamo accorti, anche perché qualcuno non voleva che ce ne accorgessimo. Non mi sono piaciute alcune cose dette da Giorgio Bocca così come non mi piacquero le critiche mosse da intellettuali e politici al suo libro di un anno fa. Troppi interessi degli uni e degli altri consigliavano di innalzare una cortina protettiva dietro la quale si sono perpetuati i fenomeni di degrado sociale e culturale di questa città. Il degrado non è solo quello che produce la microcriminalità e che, probabilmente, è anche da essa prodotto. Il degrado è dentro di noi, di chi si piega, di chi appoggia la classe dirigente, di chi si erge paladino dell'etica sociale e dell'onestà additando come un novello Savonarola i comportamenti degli altri per poi macchiarsi egli stesso di quel malcostume frequente che si manifesta nell'assegnare incarichi agli "amici", nel raccomandare quel tale familiare, e via discorrendo. I militari probabilmente non servirebbero a molto, ma la scuola da sola non basta. Se siamo in guerra dobbiamo ragionare come si ragiona in guerra: per prima cosa, difendere la comunità, quel milione di persone ostaggio dei delinquenti; poi cercare di cambiare certi modelli culturali. Invertire l'ordine degli interventi modifica i risultati. I delinquenti conoscono solo il linguaggio della violenza e della sopraffazione perchè hanno capito che anche per l'homo sapiens vale la legge del più forte. Quindi lo Stato deve dimostrare di essere più forte, nelle grandi come nelle piccole cose. Chissà quanti ex scippatori, ex borseggiatori, ex ladri d'auto sfuggiti al rigore della legge grazie a qualche giudice clemente, per il quale, "... in fondo, si tratta di reati minori, mica è come fare il camorrista?!" sono diventati camorristi, hanno minacciato, ucciso. Chissà quanti intellettuali si sono macchiati, nella gestione di questo o quell'ente, o nell'ambito universitario o della ricerca, di comportamenti "camorristici". Perciò dico: i cambiamenti culturali riserviamoli a noi stessi, educhiamo quei giovani che a scuola ci vanno, ma i delinquenti fermiamoli, arrestiamoli, condanniamoli e facciamo sì che scontino la loro pena fino in fondo, senza sconti, indulti o amnistie.

Anonimo ha detto...

pallaaaaa

(da La Messa è finita, di Nanni Moretti)

Anonimo ha detto...

gentile rossi doria
TUTTI I SALMI FINISCONO IN GLORIA!!!
ho letto ieri l'articolo su repubblica che riguardava la scuola superiore: gli istituti professionali, per capirci.
e' inutile ribadire che ci lavoro come docente e quindi ne conosco quasi tutti i limiti e non voglio nasconderli a tutti i costi e in tutti i casi: compresa quest'assenza di interventi sulle questioni che tutti conosciamo.
non siamo una categoria molto attiva, decisamente.
tuttavia è anche vero che questa assenza è anche sintomo di stanchezza e sfiducia di chi,pur svolgendo un compito di altissima professionalità e specializzazione,è di fatto considerato manovalanza a basso costo e, come tale, mai coinvolta nei dibattiti sui temi che riguardano direttamente la scuola,mai chiamata ad esprimere una opinione.
Prodi è andato dal cardinale sepe a parlare di scuola, non ho capito, se viene a scuola parla di religione?
Strattonato da riforme e controriforme( e non voglio fare sconti alla "autonomia"di berlinguer)il docente,come una plastichina,dovrebbe essere schizofrenicamente pronto ad assumere la forma richiesta dai governi che si alternano.
Siamo carne da macello in una cultura dove i valori consolidati, che la scuola era chiamata a trasmettere, sono stati stravolti; scherniti e sviliti sono stati sostituiti dal mito dei soldi , tantissimi maledetti e subito. Come può, un docente, calamitare attenzione e veicolare valori?
non voglio continuare con la lagna,ma potrei e su vari fronti.
Voglio solo dire a lei, prof rossi doria, che non ho dubbi sulla sua onestà intellettuale e che quindi riuscirà, col suo nuovo incarico, ad individuare i veri problemi della scuola e le vere responsabilità.
Perchè non è vero che siamo tutti responsabili allo stesso modo.
Sono sicura che non sceglierà strada comode...
ho saputo che chance è stato riconfermato,la mia speranza è che, dopo anni di studio e specializzazione supportata da luminari di psicologia e pedagogia,vogliate finalmente buttare uno sguardo giù, verso di noi, comuni docenti, presi dai piccoli, quotidiani problemi di una scuola obsoleta e sclerotica ed aprire ad un confronto sano, che arricchirebbe anche a voi.
Sarebbe già questo un buon segnale di volontà reale e concreta di cambiamento, qui a napoli.

clark kent ha detto...

permettetemi intanto di segnalare una notiziola dal mio blog:

"Bassolino (nell') ARENA"
il nuovo post di clark kent su
www.smclarkkent.blogspot.com
cordialmente
clark