22 settembre, 2012

Una gioiosa macchina di pace

Scampia, istituto comprensivo Virgilio 4, proprio a un passo dalle famigerate vele. Il Ministro Barca ed io siamo qui per presentare il bando di concorso per il contrasto alla dispersione scolastica rivolto a Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, per un investimento complessivo di oltre 100 milioni di euro.  23 milioni di fondi europei del Ministero per la Coesione, 77 milioni di PON per il programma “giovani, sicurezza e legalità” del Ministero dell’interno.

Ci accoglie un clima sereno. I ragazzi e le ragazze dell’istituto alberghiero sostenuti da prof e dirigente, fanno accoglienza e gestiscono il buffet, tirati ed emozionati nelle loro uniformi. Il dirigente scolastico, che ha lavorato duro per preparare tutto, rifugge da ogni complimento:”Come dico sempre, siamo una gioiosa macchina di pace.” Quant’è vero. Non è un caso se siamo qui, se siamo a Scampia, dove è in atto una recrudescenza criminale.
Qualche mese fa accompagnai il Commissario europeo Hahn nella visita di una scuola in cui una volta c’era il padiglione di Chance, la scuola di seconda occasione messa in piedi dai maestri di strada. Quel padiglione era distrutto e vandalizzato e non fu facile per me andare oltre la commozione e presentare ad Hahn le idee del Governo per rilanciare il contrasto alla dispersione scolastica.
Diversi mesi dopo ce l’abbiamo fatta ad avviare una vera inversione di tendenza: il bando, già pubblico, permetterà ad oltre 100 esperienze di rete di accedere a finanziamenti certi fino al 2014 e riprogrammabili fino al 2021. Questa azione ha le gambe per camminare, come ha detto giustamente  il Ministro Barca. Nel Mezzogiorno si prova a costruire una politica pubblica duratura a supporto dei bambini e ragazzi che ne hanno piu' bisogno.
E questa politica conta su un esercito civile composto da due reparti: gli insegnanti e gli operatori del privato sociale.
Noi chiediamo a entrambi i reparti di lavorare in sinergia e vogliamo sostenere ciò che in questi anni ha funzionato. So bene quali eroici sforzi quotidiani tanti di loro compiono per portare avanti qualche esperienza che dà risultati giorno per giorno. E’ la magia di questo bellissimo e difficile lavoro: Pasquale che arriva alla licenza media. Antonietta che decide che un’idea per la sua vita ce l’ha. E qui imparare un mestiere e avere un pezzo di carta in tasca vale molto e non è scontato.  So bene come vanno le cose. Perché è quello che ho fatto fino a pochi anni fa. So bene che l’appoggio dello Stato non è tutto. So bene che è qualcosa, però. E soldi, regia, azione pubblica per fare le cose sono importanti!
Pensare a e occuparsi di questi ragazzi, in maniera sistematica e non randomica, come finora è avvenuto, significa molto, per la scuola e per l’intera società. Sono diventato maestro elementare nel 1975, ho avuto la fortuna di insegnare in contesti molto differenti l’uno dall’altro. Con Chance ho fatto l’insegnante di chi a scuola non ci va più, insegnando  le conoscenze di base a chi non le aveva apprese all’età giusta, ad adolescenti e non a bambini. Successivamente, ho progettato e coordinato progetti e azioni per costruire contesti di apprendimento “altri e diversi” rispetto a quelli della scuola ordinaria, a misura di chi non ci va.
Oltre - e proprio grazie a - ad avere insegnato ho imparato molto. Qualche anno fa ne ho scritto così:

"La cosa più importante che ho imparato è che – esattamente come i sintomi ci spingono a misurarci con le malattie - i ragazzi che a centinaia di migliaia non riescono a scuola, suggeriscono molte cose sul mancato funzionamento generale della scuola stessa. E proprio come i sintomi – che si rendono palesi attraverso il dolore e le sofferenze – invitano a trovare i lenimenti per i sintomi stessi ma, al contempo, a scoprire i perché di tale condizione, questi nostri ragazzi non chiedono solo sollievo momentaneo, che pure serve, ma esigono un’analisi più profonda, una ricerca delle cause della malattia e una cura capace di guarirla davvero. (…)
Nel misurarmi con le cause di tale malattia, ho dovuto ritornare inevitabilmente a considerare le funzioni generali della scuola, le sue prime ragioni d’essere. E sono ripartito, necessariamente, dal guardare alla scuola come “spazio sociale dedicato all’apprendimento”. In tale prospettiva funzionale – che risponde alla domanda basilare su cosa sia e a che serva la scuola – mi sono persuaso che, in qualche maniera, una richiesta di speciale attenzione e di aiuto da parte del gruppo più debole di ragazzi non va intesa solo per loro ma, invece, riguarda tutti. "


Un’ultima cosa: al cinema è uscito il film di un amico regista, Leonardo Di Costanzo. Si chiama “L’intervallo” e parla di ragazzi così e di ragazzi, di adolescenti in generali. E' bello da vedere.

 Qui le slide di presentazione dell'azione contro la dispersione scolastica.

2 commenti:

Speranza ha detto...

Ciao! Che bella cosa! Speriamo che con questa iniziativa sia l'inizio della riscossa del Mezzogiorno. C
Come mai non è stata inserita anche la Sardegna? Aveter qualcosa in serbo anche per noi? Anche i nostri dati sulla dispersione non sono esaltanti!

Maria salvia ha detto...

Concordo profondamente,ma oltre a rompere gli standard potremmo considerare una nuova pedagogia detta funzionale,non cura i sintomi,ma ricerca la causa e la rimuove con una terapia adeguata non solo decodificata,ma soprattutto relazionale,omeopatica..."