08 giugno, 2012

Un merito per conquista. Non per destino.


Va dato atto al Ministro Profumo di aver aperto un dibattito importante: come valorizzare il merito- l’impegno e le capacità- degli studenti; e insieme a questo, cosa significa promuovere equità ed inclusione attraverso la scuola.
Io penso che valorizzare il merito significhi dare fiducia ai ragazzi portandoli prima di tutto ad accettare la sfida e la competizione con se stessi. Per rafforzare le loro parti deboli e sviluppare quelle forti, per scoprire le loro parti nascoste, interessandoli a quello che studiano. E che sia necessario riconoscere il merito di quei docenti che si impegnano in zone difficili, con buoni risultati.
Dobbiamo tutti chiederci, però, se oggi uno studente che si è impegnato ed è riuscito bene a scuola viene considerato meritevole dalla società che lo attende fuori. Se riesce nella vita grazie al suo impegno oppure più di frequente grazie a conoscenze, rendite e privilegi.
E’ un tema importante, per questo stiamo seguendo la discussione in corso con grande attenzione.
Come ho dichiarato a La Repubblica, il nostro faro non può che essere l’articolo 34 della Costituzione. Che va letto nella sua interezza: in principio afferma che la scuola è aperta a tutti, poi si concentra sui meritevoli privi di mezzi, che lo Stato deve sostenere.
Come sappiamo la scuola italiana è aperta a tutti, ma perde il 20% dei ragazzi prima del diploma. Per questo il Governo ha fatto tanto: 102 milioni per la lotta alla dispersione scolastica in oltre 100 micro-aree,  400 milioni per 18.000 posti in più nei nidi in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia.
C’è da fare ancora molto. Ho indicato alcune priorità nel corso della trasmissione di Rai Tre Agorà: corsi di recupero dei debiti formativi, lotta alla dispersione anche nel Centro-Nord, borse di studio per gli studenti universitari. Negli ultimi cinque anni sono 175mila gli studenti con redditi bassi che non hanno ricevuto la borsa pur essendo meritevoli. Dobbiamo lavorare su questo nonostante la difficile situazione economica, cercare delle strade per trovare un po’ di risorse in più.

11 commenti:

eva maio ha detto...

Un merito per conquista. Non per destino.

Ed io aggiungo: E neppure per elemosina.

Le borse di studio sono l'ultimo tassello, e neppure quello più importante.
Puntare su questa piccolissima leva, dopo che sono state tagliate le risorse ad ogni ordine di scuola per farla funzionare davvero tenendo conto delle classi meno privilegiate, è una bella ipocrisia.

Se ci rimane quella da usare anzichè le analisi e le proposte
serie, allora c'è profumo di elemosina.

V.P. ha detto...

M.R.D.: "Va dato atto al Ministro Profumo di aver aperto un dibattito importante:...." ?! Forse è più corretto dire che è stato costretto, suo malgrado.

Cito: “Per fortuna, questa volta, la reazione al pacchetto di proposte sul Merito del ministro Profumo è stata tempestiva e molto ben articolata nelle argomentazioni e, soprattutto, è parsa provenire da molteplici e diverse direzioni: dal mondo della pedagogia e della didattica, dal mondo della politica, dalle Organizzazioni sindacali.” (Simonetta Salacone);

tanto che: “E in 24 ore il ministro Profumo corregge la riforma della scuola” (Marco Sarti)

Auspico veramente che il Miur (non solo il ministro p.t.) non faccia orecchie da mercante ma tragga profitto e faccia tesoro dei numerosi interventi scatenati dal “pacchetto merito”.

Anonimo ha detto...

Ho letto questo post su un altro blog e l'ho trovato utile per rispondere al Suo, gentilissimo Rossi Doria. Arrivederci.
http://lascuolariguardatutti.blogspot.it/2012/06/il-premio-al-merito-aiuta-davvero-i.html

V.P. ha detto...

un commento più articolato sta su: http://www.retescuole.net/contenuto?id=20120610203052

letture sparse ha detto...

Quello che dice può essere in parte condivisibile, ma nulla ha a che fare con il "pacchetto merito" di Profumo.
Certo che bisogna sostenere negli studi chi è meritevole... ma anche con una scuola che nel suo complesso dia opportunità a tutti per come è pensata, organizzata, strutturata. Bisogna aver chiaro quale scuola si vuole costruire. Ma sono troppe le cose da dire e continueremo a parlarne nel nostro blog. Basta con gli slogan.
Un'altra cosa: non è tanto importante nella scuola raccogliere il consenso, ma se mai costruirlo con una politica che sappia guardare anche chi non ha voce nel pensiero comune, come lei dovrebbe ben sapere. O come soluzione non transitoria ma definitiva continueremo a costruire "scuole di seconda opportunità"? dopo che la scuola "del merito" li ha "fatti togliere il disturbo".
La ringrazio per la sua attenzione

giuseppe veronica ha detto...

diamo pure il premio al merito, ma non dimentichiamoci che in Italia il merito è in gran parte ereditario.
Lo diceva don Milani nel 1967, lo conferma oggi l'OCSE OCSE Indicateurs de l'éducation à la loupe 4. aprile 2012

Anonimo ha detto...

Nel vostro pacchetto perchè non inserite una grande rivoluzione? Scuola dell'infanzia obbligatoria!

V.P. ha detto...

Rossi-Doria e la discussione sul “pacchetto merito” del ministro Profumo

alessandrolanteri ha detto...

apprezzo molto il suo lavoro e il suo blog e pertanto le segnalo che esiste una riforma a costo zero che potrebbe fare molto per diminuire la dispersione scolastica in zone difficili del Nord Italia (quali ad esempio la frontiera con la Francia): concedere il nulla osta ministeriale all'applicazione dell'accordo ESA-BAC italo francese (sostanzialmente un diploma a doppia valenza), nel rispetto dell'autonomia scolastica. Oggi, anche se una scuola trovasse autonomamente le risorse, non potrebbe utilizzare questa possibilità.
Cordialmente, Alessandro Lanteri

Mariarosaria Marino ha detto...

SUL PRINCIPIO DELLA PREMIALITA':
in relazione agli alunni:
se si tratta di dare premi, è qualcosa di socialmente irrilevante, una soddisfazione per chi lo vince e basta.
se si tratta di incentivi a migliorare, credo sinceramente che non possa funzionare: per uno che tenta di fare del suo meglio per vincere il premio , ce ne sono mille che se non fanno del loro meglio hanno i loro motivi (buoni o cattivi)o le loro difficoltà

in relazione agli insegnanti: vale quanto sopra e inoltre:
se mio figlio ha un cattivo insegnante, quale vantaggio gliene viene se l' ottimo insegnate del cugino vince il premio?
e ancora: il sistema premiale sul lavoro(che, ripeto, non credo funzioni come incentivo) mi sembra tanto una furbata per risparmiare scatenando una lotta tra i poveri invece di riconoscere e sostenere la professionalità di tutti (intendo tutti quelli che la professionalità ce l' hanno, e sono tanti!)
aggiungo dal Dizionario Etimologico di Ottorino Pianigiani:
PREMIO - "da pre = innanzi, e mere = prendere, togliere; quindi cosa prelevata, probabilmente da preda di guerra, e data ai valorosi"

V.P. ha detto...

forse conviene considerare anche altri punti di vista:

- in relazione a chi lo promette (profumo, miur, governo)

- i relazione a chi lo gestisce (organizzazione, burocrazia)

- in relazione a chi guarda la scenetta senza essere coinvolto (pubblico)