Tutta la stampa nazionale sottolinea i molti punti oscuri della vittoria di misura alle primarie di Cozzolino. Oggi è uscito un mio pezzo in prima pagina su l'Unità con cui cerco di capire. Lo riporto qui.
Ieri alle primarie napoletane per il candidato sindaco del centro-sinistra hanno partecipato 44 mila persone. Una cosa immensa. Diecimila in più di quelle che votarono per le primarie di Prodi. Quasi il doppio di Milano.
Faceva freddo. La neve copriva il Vesuvio fin giù. Eppure c’erano file di cittadini pazienti, in ogni seggio e fino a tardi.
C’è – in questo afflusso inatteso – il segno di più cose. Alcune buone. Che dovremmo nutrire con grande cura e costanza. Altre cattive. Che dovremmo guardare in modo radicalmente impietoso. Per mettervi mano e subito.
C’è di buono che una parte dell’elettorato di centro-sinistra si è mobilitato. E lo ha fatto nonostante tutto. Nonostante vi sia una grande delusione per i risultati del governo cittadino. Nonostante il centro-sinistra si sia troppo occupato, negli anni, di contese tra posizioni di rendita non giustificate dal merito e di personalismi esasperati anziché di analisi e di proposte. E nonostante vi sia stato un solo confronto tra i candidati.
Così, una parte dell’elettorato di centro-sinistra è restata a casa, “percossa e inaridita”. Ma un’altra ha sentito che la situazione oggi chiama tutti a un sussulto di impegno. E si è mobilitata sospinta dall’indignazione verso Berlusconi ma anche intorno ai temi veri. Mancanza di lavoro. Nessun sostegno alle famiglie. Attacco al welfare e all’esercito civile che si occupa delle fragilità e delle ingiustizie sociali. Scuole senza mezzi. Cantieri e industrie fermi. Periferie abbandonate. Falso federalismo, che annulla ogni perequazione.
I cittadini di Napoli vivono ancora più degli altri queste cose sulla propria pelle. E la consapevolezza di una condizione che si va facendo intollerabile ha mobilitato le parti sane dei quartieri popolari. Che si erano attivate intorno alla vicenda dei rifiuti o dell’acqua pubblica o del movimento “il welfare non è un lusso”. E una parte di chi si è attivato è andata anche a votare. E, insieme, è andata a votare una parte della Napoli più protetta e impegnata civilmente. E lo ha fatto – lo si sente nel parlare diffuso di queste ore - anche per dare un ultimo segnale: “la pazienza non è infinita, siamo qui ma cambiate registro, cambiate facce, cambiate metodi!”
Ma, purtroppo, queste ore ci stanno rivelando che, nel voto di domenica, c’è stato anche altro: migliaia di persone sono state chiamate a votare perché inquadrate dai mediatori che manovrano i “pacchetti di voti”. I quali portano ai seggi persone che non votano da cittadini. C’è, infatti, nella pieghe dell’esclusione sociale di massa, un esercito potenziale che vota in cambio di promesse e favori o di piccoli tornaconti immediati. E’ triste, ma vale la pena nominarli. Brevi lavori e inserimento in liste di disoccupati ai quali verrà promesso lavoro o corsi di formazione. Piccoli favori e facilitazioni burocratiche. Contatti per il permesso di soggiorno. Giornate pagate per l’affissione di manifesti e il porta a porta. Ma anche la ricarica di un cellulare, il biglietto della partita, un pagamento enel, l’annullamento di una multa, qualche banconota. Chi ha vissuto e lavorato nei quartieri difficili conosce a memoria i gesti, i modi, le regole non scritte di tutto questo. E domenica, purtroppo, le ha riviste all’opera. Ha visto arrivare ai seggi gruppi accompagnati da un capo che chiede, indica, controlla, verifica. Non ovunque. In qualche luogo si è trattato di minoranze. In altri no. In taluni seggi sono stati riversati una quantità di voti alle primarie maggiore dell’insieme del voto al Pd delle ultime regionali.
Così – sullo sfondo di una città sospesa tra faticosa ripresa di impegno e nuova disillusione – questa seconda parte del voto pone una grande questione politica e di etica civile. Di fronte ai ricorsi motivati che sono subito giunti ai garanti, non può durare a lungo la polemica. Il merito del contendere va affrontato. In particolare chi ha vinto – che ricopre ovviamente una speciale responsabilità – non può minimizzare le accuse di irregolarità provenienti da più parti. E deve subito rispondere vicenda per vicenda, seggio per seggio. Lo richiede non solo la sua credibilità di candidato ma quella di tutto lo schieramento di centro-sinistra. Lo chiede l’urgenza dell’innovazione politica a Napoli. Lo chiede – ben più oltre - l’attesa più generale di chi intende battersi contro questa destra, anche fuori da Napoli. Perché ovunque in Italia sentiamo che ciò che rende meno credibile la battaglia alla quale ci stiamo preparando va rimosso. Altrimenti veniamo smentiti in quel che diciamo di essere e di voler fare. E non ce lo possiamo proprio più permettere.
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