Nell’Ungheria questa tradizione apertamente fascista è forte. L’ammiraglio Horthy negli anni trenta condusse il paese all’alleanza con l’Asse. E durante la II guerra mondiale furono deportati oltre 600 mila ebrei e molte migliaia di rom e sinti che vivevano da secoli in Ungheria. A farlo, insieme ai nazisti, furono le croci frecciate magiare, unità paramilitari di ispirazione cristiana fanatica, spesso fatte da giovanissimi provenienti dalle classi popolari. E’ a questi criminali che si oppose, tra gli altri, Giorgio Perlasca.
Il movimento Jobbik, fortemente revisionista, si ispira anche alle croci frecciate. Le retoriche sono antiche, in modo impressionante. Ma le azioni sono nuove. Parlano di internet. Di identità di gruppo tra i giovani. Di attività radicate nelle periferie. Di rituali con un dna antico ma forme innovative. Nato nel 2002 come Associazione dei Giovani di Estrema Destra per iniziativa di alcuni studenti universitari cattolici e protestanti, lo Jobbik è diventato un partito nell’ottobre del 2003. Grazie ad un programma elettorale farcito di slogan che enfatizzano le radici cristiane del paese e demonizzano tutti coloro che “appartengono a razze inferiori o sono fuori dalla tradizione cristiana”, è riuscito in breve tempo a catalizzare un numero crescente di consensi. Merito anche del forte radicamento ancora una volta di una struttura paramilitare (la Magyar Garda) più volte sotto i riflettori per episodi di violenza e che esercita una fascinazione soprattutto nei giovanissimi e nelle aree dell’esclusione sociale. Così Gabon Vona, il capo di Jobbik, al termine degli scrutini ha annunciato con voce trionfante: "Entrerò in Parlamento con l'uniforme della Garda".
Un elemento che distingue ulteriormente lo Jobbik dagli altri movimenti politici ungheresi è lo stile comunicativo volgare e violentissimo. In testa alla classifica dei politici più volgari del nostro continente spicca la bionda avvocatessa Krisztina Morvai, deputata al Parlamento Europeo ed elemento di punta del partito. Subito dopo essere stata eletta confidò ai giornalisti quale fosse il suo grande sogno: "Sarei contenta se coloro che si definiscono fieri ebrei ungheresi se ne andassero a giocherellare con i loro piccoli peni circoncisi… la gente come loro è abituata a vedere la gente come noi mettersi sull’attenti ogni volta che loro danno sfogo alle loro flatulenze. Dovranno rendersi conto che tutto questo è finito. Abbiamo rialzato la testa e ci riprenderemo il nostro paese".
Frasi simili sono uscite in passato dalle voci di estremisti in questo nostro continente. E si disse che erano una minoranza. E’ stato così negli anni trenta e quaranta dello scorso secolo. E’ stato così anche dopo il disfacimento della Jugoslavia. E ogni volta le parole sono diventate fatti.
E’ ora di riprendere la via per arginare i mostri in agguato. ma per farlo non bastano davvero le retoriche antifasciste ormai stantie. E’ urgente un dibattito pubblico serio sul come rilanciare politiche di inclusione efficaci, lavoro educativo vero nei territori svantaggiati, promozione di inclusione culturale e sociale che siano libere dagli stereotipi inconcludenti che non convincono più soprattutto i giovani. Perché le questioni vere sono, ad un tempo, la legittima ricerca di appartenenze che diano senso alla quotidianità e che perciò siano identitarie-valoriali ma anche capaci di fare cose, trasformare i propri luoghi, richiedere risultati nella vita quotidiana e ottenerli, a partire da lavoro, reddito, riconoscimento e allargamento di saperi, abitazioni a prezzo possibile per chi è giovane, crediti veri per aprire imprese, ecc. Le diatribe dei notabilati delle compagini di centro-sinistra e di sinistra italiane sono distanti anni luce da tutto questo. E infatti hanno già regalato intere popolazioni alla lega. Ma può succedere anche di peggio. La vecchia politica è davvero diventata una pericolosa zavorra. Bisogna andare oltre. Ed è urgente farlo.
Nella foto: i corpi di pazienti e medici dell’ospedale ebraico di via Maros, trucidati dalle croci frecciate ungheresi, guidate dal monaco cattolico nazista Andreas Kun, Budapest 11/01/1945.
1 commento:
Ciao Marco,
Un commento sul risultato delle elezioni ungheresi:
http://www.presseurop.eu/it/content/article/230881-la-rivoluzione-nazionalista-puo-attendere
Non si tratterà di catastrofe ma è necessario tenere la guardia ben alta.
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