17 gennaio, 2010

Atto d’ufficio

Poiché Aurelio Musi qualche giorno fa, su Repubblica Napoli, aveva parlato del valore politico di una discesa nell’agone elettorale, con finalità civiche, in un contesto, quello campano, che egli definisce post-democratico, ho ritenuto un semplce atto d’ufficio ricordare oggi, sempre su Repubblica Napoli, alcune cose dell’esperienza fatta proprio in tale direzione quattro anni fa.

Ecco qui:
Tornando dall´estero leggo la bella riflessione di Aurelio Musi su Repubblica Napoli dell´8 gennaio. «Mettiamo che un volenteroso cittadino decidesse…». Che dire? Il sottoscritto la sua pazzia la fece. Insieme a molti altri amici. Un ottimo programma. Costruito in modo davvero partecipato. Invito a rileggerlo col senno di poi. Ottimo nel suo slancio di speranza e anche nel suo realismo. Candidature di persone competenti e oneste. Che però portavano solo voti liberi. Cosa successe? Mille errori miei e nostri, certo. Peraltro parte della partita che scegliemmo: fare, appunto, politica con senso davvero civico. E pubblicamente analizzati. Ma davvero veniali, oggi lo si può dire. Poi c´è da dire, oggi, con sobrietà… che tra le elezioni politiche che anticiparono di un mese quelle comunali e le comunali stesse la coalizione di centrosinistra aumentò di molto la sua percentuale. Effetto nazionale? Forse. Ma è anche vero che la lista Mastella, in soli 34 giorni, avendo promesso l´indulto, passò da meno del 4 al quasi il 10 per cento in città. E favorì la vittoria della Iervolino al primo turno.
Non ho rimpianti. Ho molti difetti ma sono persona alquanto temperata e restia ai risentimenti. Penso di avere dato un piccolo segnale, serio. Contro la post-democrazia, appunto. Presi ventimila voti. Bei voti. Tra cui anche 4000 disgiunti con voto a me e a lista di centrodestra. Voti di gente libera. In una città blindata in senso post-democratico. Cittadini che non si fecero terrorizzare dalla chiamata alle armi, che fece rientrare nei ranghi, con vari metodi, i 4/5 della “società civile”. Di tali “rientri” mi sono ripromesso di raccontare taluni gustosi episodi… ma dopo il mio ottantesimo compleanno, se campo. In quei giorni, centinaia di persone schierate a sostegno della post-democrazia, dalla compagine di Mastella a Rifondazione, venivano istruite per dire in giro che io favorivo la destra. Faceva parte del gioco. Lo faceva un po´ meno che si aggiungeva che ero pagato dai padroni. Mia moglie ne ride ancora: «Magari», dice scherzando. Ho estinto sei mesi fa il mio debito personale di 7 mila euro. Vivo dello stipendio di insegnante e gli sfizi si pagano. E, in tutto, abbiamo speso – come lista civica “Decidiamo insieme” – 105 mila euro, tutti raccolti da centinaia di piccoli contributi, tutti rendicontati puntualmente a norma di legge.
Voti cercati uno a uno, confrontandosi con tutti a viso aperto, con lealtà e sulle cose da fare. Un volume, una rassegna stampa e i filmati lo testimoniano. Voti che erano chiesti sulla base della logica democratica del doppio turno, che rifiutava l´inciucio a monte della prova elettorale e insisteva sulla proposta di confronto di merito. Ingenuo? Forse. Ma, lo assicuro, consapevolmente. L´educazione alla democrazia ha bisogno di slanci autentici. È stato un sano e consapevole rischio, appunto. E sono contento di averlo fatto. Perché ci siamo divertiti. E perché abbiamo proposto un esercizio civile che è ancora all´ordine del giorno. E per questo ringrazio Aurelio Musi per la sua riflessione. E le persone, anche chi non mi ha votato, sanno, in fondo, il perché di quella lucida follia. Mi fermano per strada. Mi sorridono. E almeno cento cittadini mi hanno fermato solo per dirmi che avevano sospettato che ne avrei tratto qualche vantaggio e che riconoscevano che così non è stato. Possiamo finalmente dirlo? L´abbiamo fatto proprio «un po´ fuori moda, con l´idea di impegno etico-civile, liberato da qualsiasi condizionamento di interesse o di carriera personale…».
E dopo? Al netto di un certo numero, fastidioso, di prevedibili cattive azioni subite da me e altri della lista solo per avere osato la lesa maestà, abbiamo fatto, con soddisfazione, quel che fanno i cittadini onesti che si presentano e perdono le elezioni. Nessuna cooptazione offerta è stata accettata e siamo ritornati al nostro lavoro, continuando a commentare le vicende della città, da cittadini.

1 commento:

Pietro Spina ha detto...

"E almeno cento cittadini mi hanno fermato solo per dirmi che avevano sospettato che ne avrei tratto qualche vantaggio e che riconoscevano che così non è stato."

ce ne sono almeno altri mille che lo pensano ma non lo riconosceranno mai e non vedono l'ora che qualcuno li aiuti a pensare che invece Marco l'ha avuto e come il suo tornaconto, che era tutto un calcolo, tutta una manovra. Ne conosco tanti, da rifondazione a mastella ma più tra i primi che tra i secondi, che vorrebbero tanto scoprire dov'è il trucco, che si inventano qualunque fesseria e sono disponibilissimi a credere che magari sei andato a Trento in cambio di qualcosa, o come premio (sic! c'è chi lo afferma, anche se poi vorrei vedere se ci mandassero lui a Trento...).
Chissà cosa darebbero per lavarsi la coscienza, o meglio, per poter credere che anche tu ce l'hai sporca quanto loro. invece quella era un'esperienza pulita, lo posso testimoniare con la mano nel fuoco ed è forse l'unica della mia vita di cui posso dire questo. hai fatto bene a dirlo, e, ammetto, che ancora invidio il tuo sangue freddo di fronte alla bassezza e alla provocazione che tante volte ci è venuta specialmente da ambienti politici (e non parlo di vertici, parlo di base) che credevamo a noi vicini.
e per che cosa? hanno parlato di tradimento, di grandi ideali, di strategie, di difendere la democrazia: hanno votato Iervolino e non se ne vergogneranno mai abbastanza!
scusa per l'ennesimo sfogo, forse non dovevo, ma sono passati quattro anni e ancora mi sembra ieri.