27 luglio, 2006

Voce da Haifa, speranza e difficoltà a Napoli, referendum cittadini e democrazia deliberativa

Scusatemi ma questa volta sarò davvero lungo perché non sono riuscito a scrivere ogni giorno e non so quanto ci riuscirò durante le prossime settimane.

E' estate, fa caldo, siamo stanchi da un anno impegnativo per tanti tra noi che si sono esposti perché il governo e il clima politico e programmatico nella nostra città si avvicinasse ai cittadini e al come concretamente risolvere i problemi. Oggi verifichiamo che molte nostre proposte erano ben articolate e avevano colto il centro delle questioni che aggravano la vita cittadina. Lo sguardo su Napoli oggi conferma la bontà della scelta di essere autonomamente presenti alle elezioni e oltre e la necessità di fare questo cammino.

E, sì, siamo in tanti a essere colpiti anche emotivamente e preoccupati per la piega che prendono le cose in Medio Oriente. Mi piacerebbe che se ne parlasse in pubblico, ascoltandosi anche tra posizioni diverse e non urlandosi addosso le certezze. Oltre due anni fa, in tempi non sospetti, ho promosso, insieme con l'Associazione 27 gennaio e con Lello Porta, un simile momento con una giornata di studio sui protocolli di Ginevra. C'erano pacifisti israeliani e amici palestinesi. Si parlò di merito e di possibilità. Frontiere, condizioni di sicurezza, trattati di pace e risoluzione delle questioni di territorio, sviluppo economico locale e fatica del riconoscimento pieno e reciproco.
Ieri nell'articolo di fondo di Gianni Riotta sul Corriere della Sera ho letto le dichiarazioni, riportate, di Yona Yahaf, sindaco di Haifa e politico pacifista israeliano di rilievo, che seguo da tempo: cercare testardamente la pace ovunque e con chiunque, Hamas compresa, anche con immediate e risolutive cessione dei territori occupati e, al contempo, applicare la risoluzione 1559 e comunque agire a difesa della sicurezza di Israele. Sono la cosa più simile a ciò che penso.

E torniamo a Napoli. Mi dispiace davvero che Francesco de Goyzueta si dispiaccia. Penso che sia un dispiacere diffuso. E che sia utile però il suo intervento perché si è ripetuto, ha qualcosa di paradigmatico ed è importante ragionarci su per davvero. Ribadisco che non vi sono soluzioni trovate in quattro mesi a cose, appunto, complesse… come è anche il confronto con le forze politiche a partire da quello che noi siamo stati come movimento. Forse mi piacerebbe vedere un po' più di tolleranza per i tempi e per le normali difficoltà di una impresa che tutti sapevamo difficile, lunga e le parole "peccato davvero" vorrei tanto che non prendessero quella aria definitiva. Ma devo constatare che si produce in molti una sorta di dispiacere per la supposta "promessa mancata" che la mia candidatura avrebbe costituito e che non si concilia facilmente con la pazienza necessaria a azioni di lunga lena che, invece, sono la sola strada possibile che abbiamo.
La sindrome da promessa mancata mi riporta al mio mestiere e mi suggerisce, per analogia, il tante volte incontrato pensiero magico presso i bambini. Per magia avviene che le cose funzionano e risolvono e c'è qualcuno che incarna questa possibilità. Nel nostro caso andrebbe che si produce proficua azione con tanta parte della sinistra per il bene pubblico e che le forze politiche vengono a mite consiglio rispetto a strutture consolidate di potere e pratiche spartitorie, noi da movimento neonato e acerbo ci strutturiamo bene senza troppa fatica, si forma un solido gruppo dirigente locale, ci sono i soldi per mantenere organizzazione e dare tempo per fare politica locale al signor caio e al signor sempronio, qualcuno è capace di continua iniziativa politica da leader carismatico e sta sempre sui giornali, l'opinione pubblica e i singoli annuiscono felici. Ma più prosaicamente mi piacerebbe capire cosa, in concreto, secondo Francesco come secondo altri che incontro, si debba o possa fare per aprire un dibattito politico in modo nuovo oggi, a luglio, in una città che sta come sta e la cui giunta esprime ben oltre il 50% dei consensi. Lo dico sul serio.
Personalmente sono d'accordo con i tanti, che pure incontro, che vivadio chiedono di non demordere, che ricordano che vi è una struttura di potere che fa della nostra città una zona anomala, che sarà duro scalfirla e che bisogna fare le cose, scegliere alcune campagne su cose concrete, non molte, che si devono preparare pazientemente e bene, che c'è anche necessità di sacrosanto riposo, sia pur breve e poi di un tempo di strutturazione interna, come ogni forza che parla di politica, in senso stretto, della polis. Bisogna, con artigiana e cerosina fatica, aprire certamente varchi nella informazione per farsi sentire, cosa non facile e che sto e stiamo anche iniziando a fare.
Poi sono d'accordo che bisogna sapere dire i limiti che abbiamo e che abbiamo avuto. Siamo senza partito, senza stampa, con una organizzazione costruita per una campagna elettorale e che deve radicalmente cambiare, con la urgenza di dare a noi stessi una identità mentre cerchiamo spazi in città e di formare un gruppo dirigente con procedure condivise. L'11 di luglio abbiamo deciso di fare questo e di interrogarci intorno a questo.
Francesco richiama i nomi a me cari di Saraceno e Nitti: era gente che ha lavorato su tempi lunghi, realizzando faticosamente cose in modo parziale, per approssimazioni successive, guardando a risultati imperfetti, vedendo e corregendo errori e difetti, con un rigore di metodo "riformista", spesso poco seguito da altri intorno. Mica sono stati dei "magici".
Ma davvero dobbiamo sempre immancabilmente cadere nell'altalena partenopea impazienza/delusione? Possiamo onestamente trattare anche questo tema che è politico, etico e psicologico insieme? L'ho scritto qui altre volte: credo che ce ne sia un grande bisogno.
Intanto va anche detto che ci stiamo "banalmente" occupando di seguire le cose decise tutti insieme e che restano da fare in pochi - come è anche normale, in queste situazioni: chiudere bene i conti economici della campagna elettorale per renderli pubblici come promesso, sgombrare le sedi occupate, trovare una o più nuove sedi, sostenere discussioni, azioni e iniziative dei comitati territoriali, darsi un calendario condiviso. Cose semplici forse per chi fa politica e solo politica e guadagna da vivere grazie alla politica e con sovvenzioni pubbliche per le spese correnti, cose un po' più impegnative per chi si alza la mattina e va a lavorare e deve fare collette per qualsiasi cosa si intenda fare. Un po' di temperanza prima di arrivare a conclusioni negative è proprio impossibile? Mi piacerebbe, Francesco, parlare davvero di questo: illusione, speranza, possibilità, concreta costruzione sociale e politica.


Poi, tante piccole cose si fanno intanto. Non sono sui giornali ma si fanno. Si sono riuniti, varie volte, i comitati di S. Carlo Arena, Sanità, Centro storico, Vomero, che ha anche creato un suo sito, Scampia, Ponticelli e altri. Nell'ultima settimana abbiamo contattato Porta and company per impostare un confronto sulla città, nel rispetto delle diversità reciproche; stiamo seguendo meticolosamente, insieme ai nostri bravi legali, il famoso ricorso per l'esclusione dalle elezioni nella municipalità di Chiaia, ricorso "deciso insieme", nessuno escluso, lo stiamo facendo d'accordo anche con Rifondazione comunista; a giorni sentirò anche Renato Rotondo; stiamo cercando di rispettare un appuntamento con i disobbedienti, di vedere le organizzazioni ambientaliste sulla faccenda dei rifiuti; a breve, insieme anche a Norberto, unico nostro eletto, stiamo cercando di capire come creare le condizioni per promuovere finalmente l'uso dei referendum nella nostra città: sui rifiuti, appunto, sul traffico e l'estensione delle zone pedonali, su Bagnoli, ecc…. Nella consapevolezza, tuttavia, che il referendum è utile e importante ma è anche un semplificatore di tematiche che vanno, invece, trattate nella loro complessità con procedure deliberative che coinvolgano propositivamente i cittadini e non esclusivamente su scelta secca si/no. Dovremmo in autunno interrogarci bene su questo nodo: come proporre referendum e, al contempo, fare crescere la consapevolezza della complessità nelle scelte concrete di una comunità-città? Un tipico esempio è proprio il termovalorizzatore evocato in questi giorni: il referendum potrebbe chiuderci ulteriormente entro una trappola, che già si profila fin dalla campagna elettorale, fondata su "o sì o no". La democrazia deliberativa spinge piuttosto a dire a quali condizioni si può dire sì: per esempio dopo che vi sia stata raccolta differenziata, dopo che la parte organica sia stata trattata facendone biogas e compost, dopo che si siano verificati i molti modelli di termovalorizzazione in uso oggi e la pericolosità o meno delle emissioni, dopo una discussione sui siti, ecc. E' di questo tipo il terreno "deliberativo" sul quale si muovono le città europee e anche americane del nord e del sud più avanzate in termini di partecipazione. Chi nelle forze politiche napoletane oggi intende misurarsi su questo metodo e su questi temi e inoltrarsi nella novità di questa fatica? Non sarà facile saperlo se non si promuovono campagne civili. Ma credo anche che alcuni settori di partiti e che altri movimenti si pongno simili questioni. Esploriamo, confrontiamo, verifichiamo. Ma ripartiamo dai cittadini, dai problemi, dalle istituzioni che vanno aiutate a funzionare meglio. Con calma, con realismo verso noi stessi e con apertura verso gli altri.

Per quanto riguarda, poi, questo mio blog, temo proprio che dovrò cassare qualcuno. Non per ciò che scrive ma per quanto scrive su ogni argomento immaginabile. E' dal 19 giugno che ho avvertito che il mio è e intende rimanere un blog molto liberale ma che vi sono delle regole di bon ton nel commentare un blog altrui. Oppure si può semplicemente creare un proprio spazio, un proprio blog.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere che Marco Rossi Doria abbia fatto riferimento alla questione mediorentale, data l'estrema gravità del momento e sarebbe importante poterne parlare più approfonditamente. Le affermazioni di Yona Yahaf riportate nell'articolo di Riotta rispecchiano la complessità della situazione mediorentale. Infatti, se anche un irriducibile pacifista come il sindaco di Haifa (e tanti altri Israeliani) sostengono la necessità degli attacchi ad Hezbollah in tutto il Libano, vuol dire che la situazione attuale è vissuta in Israele come una chiara minaccia alla sua sopravvivenza. Sta alla comunità internazionale dimostrare il suo appoggio ed isolare tutti coloro che, apertamente o velatamente, vogliono negare il diritto all'esistenza dello Stato ebraico.
Per quanto attiene alle questioni "cittadine" credo sia importante analizzare i problemi prima di schierarsi e ciò non per un rifuggire la responsabilità delle scelte ma perché decisioni importanti, che presuppongono un minimo di competenza tecnico-scientifica delle questioni, non possono essere prese sull'onda dell'emotività secondo una visione più da tifo calcistico(termovalorizzatore SI', termovalorizzatore NO) che politica.

Anonimo ha detto...

Rispondo brevemente alla cortese attenzione prestata da Rossi Doria alle mie conclusioni contenute nel mio post precedente, sull'avventura che ci ha visto in molti accomunati.Anche se il Maestro è ancora animato da speranze ,utopie ed entusiasmi,per me si tratta di una vera conclusione di un'esperienza che era nata bene, sotto ottimi auspici e con molta determinazione e volontà collettiva e poi è abortita nonostante oggi stancamente si tenti di rianimarla.Il gentile rimbrotto alla mancanza di temperanza non mi è dovuto anche perchè non scorgo alcuna 'autocritica del responsabile del movimento sul piano di quello che era necessario fare e che non è stato: con un restare nel vago per tutta la campagna elettorale,e qualcuno ha affermato con due piedi in due staffe ,con il dichiarare che il nostro era un movimento trasversale che accoglieva tutte le persone di buona volontà senza distinzioni di credi politici,dando la impressione di qualunquismo.Mentre si doveva contemporaneamente seguire una strategia precisa con messaggi chiari e non solo ecumenici,delineando un'area di appartenenza e ed alleati ai quali fare confluire il nostro appoggio come era continuamente richiesto a mezzo di invitie sollecitazioni da più parti. L'avevo fatta presente in vari blog più volte questa necessità e preoccupazione,ma l'Associazione era influenzata dai talibani del momento che propugnavano la nostra purezza,sbraitavano con forza la nostra indipendenza e non contaminazione con nessuno Sindrome che ho definito, con l'aiuto di mia moglie psicologa, infantilismo narcisistico: dovevamo essere i rivoluzionari che si accingevano a conquistare il Palazzo d'Inverno per volontà del popolo senza trattare con nessuno.Allora quando si fanno tali errori di percezione e di sensibilità politica,quando non si capiscono e si perdono quegli attimi importanti e irripetibili che sono" magici" per una serie di circostanze tutte favorevoli da prendere a volo-alludo soprattutto alla chiara condizione psicologica di timore e di inferiorità della Iervolino preoccupatissima dal dissenso che montava - ebbene questi errori di valutazione si pagano persantemente oggi, con l'abbandono progressivo dei sostenitori più rappresentativi e quindi con l'isolamento per mancanza e impossibilità di azione politica visibile e seguita da ascolto significativo. L'associazione può diventare tutt'al più un laboratorio culturale di analisi politica e di studi sociali per addetti ai lavori sul piano scientifico o per coloro che si dilettano in queste materie.Perciò mi dispiace che non si sia colto il momento magico irripetibile che neanche Virgilio mago e i suoi incantesimi potrebbe riproporre: è come se si fosse riprodotta a Napoli quella grande occasione di cambiamento,sul piano nazionale. che ebbe Mario Segni ma che gli sfuggì di mano, non seppe gestire o ne ebbe paura: come colui che vince alla lotteria ma ha perso il biglietto!
Saluti.Francesco de Goyzueta

Anonimo ha detto...

VI SEGNALO:

Verso il referendum di quartiere

Fuorigrotta






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Centomila abitanti vanno verso il referendum di quartiere. I residenti di Fuorigrotta e Bagnoli saranno chiamati a esprimere il loro parere sui progetti comunali per la rimozione della colmata e la nascita del porto canale, due nodi tuttora controversi all´interno del piano generale già approvato per la riqualificazione dell´area dell´ex Italsider. «Ho annunciato il referendum in campagna elettorale, e vado avanti», conferma Giuseppe Balzamo, il presidente diessino della Municipalità che ieri ha convocato la seduta inaugurale del suo parlamentino, aprendone le porte ai cittadini. Non da ascoltatori, ma da protagonisti diretti del dibattito. I movimenti che aderiscono all´assise del quartiere hanno infatti discusso coi politici locali di bonifica del litorale, divisione della superficie delle spiagge tra private e pubbliche, difficoltà di accesso ai lidi liberi.
«La partecipazione attiva nel dibattito è un principio che attueremo spesso: non ci chiuderemo tra le nostra mura. È giusto che il parere dei residenti abbia un peso sulle scelte», spiega ancora Balzamo. La procedura: entro il 31 agosto andrà formulato il quesito e sottoposto al segretario generale del Comune, che con una commissione dovrà decidere se il referendum può essere accolto. In caso di parere positivo, il presidente della Municipalità dovrà rintracciare una data utile entro il 20 maggio 2007 e convocare i cittadini alle urne.

Anonimo ha detto...

ho letto l'editoriale di Rossi Doria che ho votato a suo tempo ma mi pare che sia fuori dalla realtà.parla di un qualcosa che non esiste,di un' associazione viva che ha la capacità di incidere e di farsi ascoltare:ma da chi? vedo che anche un suo fan fedelissimo,Balsamo, lo sta mollando perchè tutti stanno capendo che l'occasione è tramontata ed è irripetibile perchè non è stato costruito ed è stato respinto un ponte tra il riconoscimento esterno istuzionale ed un ambito ed un' azione politica utile a rinforzare e a legare con la coalizione che ha vinto.Sono perciò d'accordo con de goyzueta e ne ho apprezzato la lucida e severa analisi che non posso che condividere in pieno.
P.S.Da un'esaltazione spropositata si è passato di colpo ad una depressione ed una fuga da parte di coloro che si sono sentiti toccati e veramente abusavano del blog:non esiste come tra le persone normali una misura equlibrata?

Anonimo ha detto...

Caro Francesco purtroppo condividiamo.